Strano il mio destino - A Twilight Fan Fiction

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    si si mi ricordo ecco il perché delle faccine!
     
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    ah ok...pensavo non lo ricordassi...
     
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    ehi...sono una lettrice da prima fila io..che ti pare!!! :ehmehm:
     
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    che c'enra? è passato tanto tempo, potevi pure essertelo dimenticato...io stessa spesso mi scordo cosa ho scritto...
     
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    hahahahaah scherzavo XD
     
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    ahahhahahah..io no!!!mi scordo seriamente le cose che ho scritto, specie se tra un capitolo e l'altro passa tanto tempo...
     
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    sarà la vecchiaia XD XD XD
     
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    Penultimo capitolo




    Capitolo 25 – Primo giorno di scuola...di nuovo

    Passai tutta la notte seduta sotto l'albero. Ero angosciata al pensiero di fare del male a qualcuno. Più volte sentii dei passi dietro di me, ma nessuno mi disse una parola e io feci altrettanto. La mattina arrivò e io tornai a casa Cullen.
    “Buongiorno Bella.” mi salutò Esme appena varcai la soglia. Era solare, come sempre. Carlisle stava sistemando delle carte, ma si voltò verso di me con un sorriso.
    “Pronta per la tua prima prova importante? Stavolta non avrai un'intera casa piena di vampiri ad aiutarti, sarai sola.” mi chiese poggiandomi le mani sulle spalle e guardandomi negli occhi. Le sue parole mi resero ancora più ansiosa.
    “Non sarà sola.” disse Edward mentre scendeva le scale con Alice, Jazz, Emmett e Rosalie. Erano già tutti pronti per la scuola. “Ho modificato alcune mie lezioni, così potrò aiutarti in caso di difficoltà.” Pronunciò l'ultima frase guardandomi con un'espressione strana.
    “Grazie.” dissi distogliendo lo sguardo.
    Emmett e Rosalie mi superarono per uscire di casa. Emmett fece una smorfia squadrandomi. Edward e Alice scoppiarono a ridere, suscitando sguardi strani da parte di noi altri. Però non dissero nulla, così ci avviammo anche noi quattro fuori casa. Emmett e Rosalie andarono via con la Jeep mentre io seguii Edward, Alice e Jazz nella Volvo.
    “Cosa significava quello sguardo di Emmett?” chiesi appena mi sedetti sul sedile di fianco ad Edward.
    Dopo un breve istante, Edward rispose con un sorriso. “E' convinto che tu non sia poi così forte.”
    “Vuoi dire che pensa che non ce la farò a scuola?” chiesi abbattendomi. Se nemmeno loro mi credevano capace di farcela, forse avrei dovuto lasciare la scuola.
    Sia Edward che Alice risero. “No. Intendevo dire che non pensa che tu sia abbastanza forte da batterlo. Vedi, di solito Emmett e il membro più forte della nostra famiglia. Ma tu ora sei anche più forte di lui per via del tuo sangue umano che ancora scorre nelle tue vene. Solo che lui non ne è convinto.” rispose lui.
    Non risposi, ma cercai di rilassarmi per quanto possibile. Il viaggio fu abbastanza veloce e in breve ci trovammo nel parcheggio della scuola. Scendemmo dalla macchina e venimmo raggiunti da Emmett e Rosalie. Quest'ultima mi si avvicinò con un sorriso e mi posò una mano sulla spalla, stringendo leggermente la presa.
    “Ricordati: non respirare, ma muovi le spalle. Muoviti lentamente. Sta calma e tutto andrà bene e prima che tu te ne renda conto saremo fuori.” mi disse Edward affiancandomi. Io annuii, ma dentro di me la tensione mi avrebbe uccisa...se fossi stata ancora umana.
    Entrammo nell'edificio, poi rimanemmo solo io ed Edward. Ci guardammo per un istante, annuii e ci dirigemmo in classe. Ci sedemmo vicini, ma parlammo poco. Il fatto di non respirare sicuramente aiutava, ma non era affatto più rilassante. Ero in tensione continua e a malapena riuscivo a seguire la lezione. Edward mi guardava di tanto in tanto per vedere se era tutto sotto controllo, ma non fece nulla per conversare con me. Lo avrei ringraziato non appena finito questo supplizio. Era dura ricordarsi di non respirare, ma di fingere di farlo. Non era naturale. E spesso avevo il timore che i ragazzi alle mie spalle si accorgessero di qualcosa.
    La prima lezione fu un mezzo successo, anche se la mia tensione non diminuì affatto. La seconda passò quasi uguale, solo una volta tentai un respiro e per poco non attaccai una ragazza seduta davanti a me. Per fortuna il mio autocontrollo sembrava reggere ancora.
    Alla pausa pranzo, mi sedetti con i Cullen ed evitai di guardare il resto della sala. Edward descrisse agli altri come me l'ero cavata fino a quel momento, dicendo che il mio autocontrollo era una cosa spettacolare. Jasper non ne fu molto felice, ma non mi arrischiai a chiedere nulla. Avrei interrogato Edward più tardi.
    Non appena fummo soli, diretti verso l'ennesima tortura, chiesi ad Edward perché Jasper aveva fatto una smorfia quando lui stava raccontando di come stavo gestendo la mia nuova natura.
    Edward sosprirò e si morse un labbro. “Vedi, Jasper è...un vampiro diverso da noi. Non è stato creato perché era oramai arrivato alla fine della sua vita umana. Lui è stato creato da una vampira che viveva in Texas durante la guerra civile tanti anni fa. Venne addestrato per diventare un assassino ed ha vissuto così per tanti anni, prima di capire che quella vita non faceva più per lui. Ed ha ancora adesso qualche difficoltà a stare in mezzo agli umani senza alcun problema, come il resto di noi. E' solo un po' geloso della tua innata capacità.” rispose, evidentemente omettendo particolari che reputava troppo sanguinolenti per me.
    Nel frattempo eravamo arrivati in classe. Stavolta, sapendo che anche se avessi respirato probabilmente non sarebbe successo nulla, le cose andarono molto meglio e riuscii anche a rilassarmi un po'. Ma fu soltanto all'uscita da scuola, quando salii in macchina con Edward, Jazz e Alice che finalmente riuscii a sorridere, fiera di me stessa.
    “Sei stata grande Bella.” disse Alice dal sedile posteriore.
    “Si, non me lo aspettavo.” le fece eco Jasper, con voce un po' meno euforica.
    “Jasper...” iniziai, senza ben sapere cosa dirgli. Volevo alleviare il suo senso di vergogna per essere diverso dagli altri, ma non avevo idea di come. Sicuramente tutta la sua famiglia ci aveva già provato più volte. E poi, io per lui ero fondamentalmente un'estranea, che valore potevano avere le mie parole? “Tu non sei debole. Hai solo un passato diverso dagli altri. E non c'è alcuna vergogna in questo. E mi dispiace che il mio misterioso e strano autocontrollo ti metta a disagio.”
    Lo vidi fare un sorriso dallo specchietto retrovisore. Forse ero riuscita lì dove gli altri avevano fallito. Parcheggiammo le auto in garage e rientrammo in casa. Esme era in cucina e fremeva dalla voglia di sapere come era andata. Le raccontai delle difficoltà avute, e lei mi abbracciò. Era una sensazione strana ma piacevole. Poi mi lasciò andare perché stava dipingendo non so cosa.
    “Bella, posso parlarti un attimo?” chiese Edward facendomi cenno di seguirlo fuori. Annuii e ci recammo verso il limitare del bosco.



    Legenda
    abc = Ricordi del passato
    abc = Pensieri
     
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    bene dai è stata bravina...ma ora lui che vuole???
     
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    eh...chi lo sa?
     
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    tu di sicuro!!! XD
     
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    ovviamente si...e voi lo saprete lunedì...
     
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    Ultimo capitolo




    Capitolo 26 – La fine...?

    Arrivati nei pressi dell'albero sotto cui avevo passato la scorsa notte, Edward si fermò e mi fece cenno di sederci. Lo imitai e rimanemmo lì, in silenzio, per diversi minuti.
    “Sai, oggi sei stata davvero straordinaria...e se tra poco tornerai a caccia domani sarà molto più facile per te.” cominciò a dire lui, senza guardarmi.
    Non gli risposi. Era chiaro che non era quello il discorso che dovevamo fare. Così attesi che si decidesse ad arrivare al nocciolo della questione godendomi l'aria fresca sul viso.
    “Bella, so che ieri hai parlato con Alice.” disse dopo circa due minuti di silenzio. ”E so che lei ti ha chiesto cosa provi per me.”
    Mi voltai verso di lui, pronta a rispondere a qualunque domanda volesse farmi.
    “Mi ha detto che la tua risposta non era chiara, ma tu non la conosci.” continuò dopo qualche altro istante. “Vedi, quando ci siamo conosciuti lei ha visto una cosa...nel futuro.”
    Si bloccò di nuovo. Apparentemente Edward non era abituato a fare certi discorsi e io non avevo idea di dove volesse andare a parare.
    “Ecco, lei ha previsto...un matrimonio.”
    “Bello. Di chi era il matrimonio?” chiesi guardandolo curiosa.
    Edward mi guardò negli occhi, poi sorrise imbarazzato. “In realtà...il nostro.”
    “Io e te?” chiesi scioccata.
    La mia espressione non doveva essere di aiuto per il discorso di Edward, perché il suo sorriso si spense e guardò dritto davanti a sé. Dopo alcuni minuti continuò. “Si...ha previsto il nostro matrimonio e credo che sia ancora presente nelle sue visioni, o non ti avrebbe chiesto nulla ieri. Comunque, quello che volevo dirti è che non devi preoccuparti di questo. Spesso le visioni di Alice non si realizzano e questa potrebbe essere una di quelle volte.” Si interruppe di nuovo per alcuni istanti. “Volevo solo dirti questo. Ora sarà meglio che rientri.”
    Fece per alzarsi, ma mi sentii in colpa per come lo avevo trattato. “Aspetta.” dissi alzandomi a mia volta. “Scusa per prima, è solo che non penso al matrimonio...non ora almeno. E poi non so nemmeno io cosa provo adesso. E' tutto così nuovo e spaventoso ancora.”
    “Lo so.” disse lui guardandomi con un sorriso. “Infatti credo che andrò a strapazzare un po' Alice per avertene parlato ieri. Purtroppo a volte ha il tatto di un elefante. Però si è affezionata a te e ti vuole seriamente bene.”
    “Quando capirò cosa voglio, sarai il primo a saperlo.” dissi porgendogli una mano Lui la strinse e facemmo pace.
    “Andiamo a caccia?” chiese senza lasciarmi la mano.
    Annuii e sparimmo nella foresta. Rintracciammo un gruppo di quattro cervi, ci acquattammo dietro un albero e li spiammo per un breve istante, poi, quando ero sul punto di partire per attaccarli, un soffio di vento mi portò al naso un odore molto più dissetante e piacevole. Senza pensarci un istante, scattai in direzione opposta, più veloce che potevo. Sentivo di avvicinarmi alla mia preda, un uomo adulto, robusto. Quando lo vidi, era seduto a terra, in tenuta da trekking, con un ginocchio sbucciato. Stavo per attaccarlo, ma un rumore alle mie spalle mi fece voltare ringhiando. Era solo Edward che cercava di fermarmi. Con orrore realizzai quello che stavo per fare e corsi via veloce. Non volevo far del male ad un umano, non dovevo! Sentii Edward dietro di me e fui grata che ci fosse lui stavolta a caccia. Alice probabilmente non sarebbe stata altrettanto veloce. Quando l'odore del sangue del pover'uomo sparì dal mio naso, rallentai fino a fermarmi e lasciai che Edward mi raggiungesse. Aveva uno sguardo strano, probabilmente era nauseato dal mio comportamento.
    Mi si avvicinò e mi fissò negli occhi. ”Sai, sei la vampira più stupefacente che abbia mai visto. Nessuno, forse solo Carlisle che io sappia, sarebbe mai riuscito a scappar via da quel fortissimo e irresistibile odore di sangue umano. Nonostante i miei anni di allenamento, è stata dura per me lasciarlo lì e seguirti. Ma tu...come diavolo hai fatto? Nessun neonato riuscirebbe a controllarsi così.” Sorrise come se fosse davvero orgoglioso di me, ma il mio senso di vergogna non si attenuò molto. Avevo quasi ucciso un uomo e sapevo che avrebbe potuto succedere di nuovo.
    “Ti sbagli. Non succederà.” disse lui con un sorriso, come se fosse riuscito a leggermi la mente.
    “Cosa?” chiesi stupefatta.
    “So a cosa stai pensando anche senza leggere i tuoi pensieri. Anche io una volta mi sono sentito così, mi vergognavo di me e temevo di non riuscire più a tornare alla mia dieta di sangue animale. Ma non è così. La forza di volontà è l'unica cosa abbastanza potente da riuscire a farci seguire la strada giusta. E tu ne hai da vendere. Quindi, tranquilla: non attaccherai nessun umano. Fidati di me.”
    In quel mentre, un ruggito ci segnalò la presenza di un giaguaro nella piazzola accanto a noi. Non ci aveva notati. Edward mi fece un cenno affermativo e, silenziosa come la notte scura mi lanciai sulla mia preda, atterrandola. Cercò di divincolarsi, graffiandomi il vestito con i suoi artigli, ma non allentai la presa e con un solo morso la ridussi al silenzio. Quando finii il mio pasto, tornai da Edward.
    “Ti ho già detto che sei stupefacente?” disse guardandomi da capo a piedi. Feci la stessa cosa e, a parte un paio di graffi sulla maglia, la caccia non era andata poi così male. Finalmente tornai a sorridere, poi entrambi abbattemmo due cervi e tornammo a casa.
    Si, sarebbe andato tutto alla grande e non avrei messo in pericolo la mia famiglia. Ora lo sapevo.



    Legenda
    abc = Ricordi del passato
    abc = Pensieri

    Edited by Nike8437 - 24/5/2013, 13:06
     
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