kika & Friends

Posts written by Nike8437

  1. .

    Jasper-s-POV


    Le cose con Bella migliorarono… e peggiorarono.
    Migliorarono perché Bella era finalmente felice, avevamo risolto il nostro conflitto e tutto era tornato alla normalità. Inoltre, ormai non mi preoccupavo più di farle del male mentre facevamo l’amore. Avevo capito come incanalare la mia forza in eccesso verso le mani. Lo scotto da pagare era che il letto preferito di Esme era ridotto ad un colabrodo… ma lo avrei sostituito prima di ripartire.
    Peggiorarono perché Bella mangiava davvero parecchia roba, e quando dormiva sembrava quasi morta. Non si muoveva, nonostante spesso avesse degli incubi. Non era naturale tutta questa stanchezza. Anche se restavamo in casa a guardare la TV per tutto il giorno, lei crollava addormentata nel giro di pochi minuti. E questo mi faceva davvero preoccupare. Avrei tanto voluto che Carlisle la visitasse. Ma dovevo pazientare fino al ritorno a Forks. Magari era davvero solo una cosa passeggera.
    I nostri domestici portavano cibo di continuo, dalla terraferma. Una volta sorpresi Kaure, la donna, a guardare Bella come per avvisarla che era in pericolo con me. Sapevo che le leggende Ticuna – la tribù in cui era nata e cresciuta Kaure – parlavano di una creatura, Lobishomen, assetata di sangue che si nutre di belle donne. E lei sospettava che io fossi una creatura simile. Perciò, vedere Bella lì, da sola con me, per lei era una cosa inconcepibile. Ma poi ci ripensò e se ne andò via con l’altro domestico, Gustavo.
    Un movimento improvviso di Bella mi distrasse dal corso dei miei pensieri. Eravamo sull’isola ormai da due settimane. “Amore, che succede?” Stava dormendo così profondamente che non sapevo cosa l’aveva spaventata.
    “Jasper… era di nuovo quel sogno.” Mi guardava terrorizzata.
    Da parecchie notti, aveva preso a sognare un bambino. All’inizio mi disse che il bambino era un vampiro dagli occhi rossi, seduto su una pila di cadaveri – tutte persone a cui Bella voleva bene – e che i Volturi venivano a prenderlo e lei cercava di allontanarli, senza successo. Ma poi il bambino era diventato un mortale con guance rosse e occhi marroni. Sinceramente non riuscivo a capire il perché di questi sogni così spaventosi. L’unica cosa che potevo fare, era stringerla forte al mio petto.
    “Era solo un incubo, amore mio. Rilassati, non accadrà nulla. I Volturi sono soddisfatti per ora. E tra pochi giorni sarai una vampira, quindi non potranno toccarti.”
    Ma leggevo la sua angoscia, costantemente. E anche questo non faceva altro che aumentare la mia inquietudine.
    “Stavolta era diverso...”
    “Raccontami, amore mio. Cosa succedeva? Il bambino non c’era più?”
    “No… il bambino era ancora alle mie spalle, che piangeva per la paura. E i Volturi si avvicinavano come sempre. Ma… io volevo che attaccassero. Ero pronta ad attaccarli, a proteggere il bambino a tutti i costi.”
    La strinsi ancora più forte. “Ora è finito, amore. Tranquilla, non ti accadrà nulla. Io non lo permetterò mai.” Il suo stomaco scelse proprio quel momento per brontolare. “Hai fame?”
    Mi sembrò strano che avesse fame a quell’ora. Era l’una di notte, e aveva cenato appena cinque ore prima. Lei annuii e si alzò… ma precipitò sul letto. Fui abbastanza veloce da aiutarla a non cadere a terra.
    “Bella?”
    “Scusa. Devo essermi alzata troppo di scatto e ho avuto un capogiro.”
    “Bella, amore...”
    “Sto bene, Jasper. Te lo giuro. E poi è già passato.”
    La sorressi mentre finiva di alzarsi e la sostenni per tutto il tragitto fino in cucina. Poi la guardai mentre apriva il frigo e tirava fuori il pollo. Lo frisse in padella e iniziò ad assaggiarlo non appena cominciò a capire che era pronto. Ero davvero preoccupato per questo suo comportamento, ma la cosa che mi preoccupò ancora di più fu che dopo qualche morso Bella fece una smorfia, come se il pollo non avesse un buon sapore. Sputò il boccone che stava masticando nel lavandino, poi prese la padella e gettò l’olio prima di andare alla finestra per spalancarla.
    “Bella? Che succede?”
    “Il pollo… forse era avariato.”
    Mi sembrò strano che un pollo, acquistato solo il giorno prima, potesse già essersi rovinato. Ma assecondai questo suo pensiero. Di colpo, Bella si voltò verso di me. Aveva la faccia stanca e pallida, come se stesse male.
    “Vuoi tornare a letto?” le chiesi mentre mi avvicinavo per sorreggerla.
    “Sì… mi sento troppo stanca.”
    “Ok, tesoro. Ti porto io.”
    La presi in braccio e la adagiai con cautela sul letto. Crollò addormentata dopo pochi istanti, accoccolata sul mio petto.
    Rimasi ad accarezzarle i capelli per ore, terrorizzato a morte per quegli strani episodi. Non sapevo cosa le stava accadendo, e per una volta avrei davvero voluto essere a Forks. Almeno Carlisle avrebbe potuto curarla. Il viaggio di ritorno era previsto per il giorno successivo. Si trattava solo di sopportare ancora quarantotto ore di stranezze e poi avrei lasciato che Carlisle la visitasse.
    Era mezzogiorno passato quando finalmente riaprì gli occhi, ma quasi istantaneamente si alzò dal letto e corse in bagno a vomitare. Forse il pollo era davvero avariato. La seguii.
    “Amore, stai bene?”
    “Dev’essere quel maledetto pollo,” rispose non appena finì di vomitare anche l’anima.
    La aiutai a rialzarsi, per sciacquarsi la bocca e rinfrescarsi un po’. Poi la aiutai a tornare a letto, anche se il suo stomaco protestò rumorosamente. Aspettammo un paio di ore prima di farle mangiare qualcosa.
    Dopo pranzo, ci sdraiammo sul divano, a guardare un po’ di tv. Ovviamente Bella crollò dopo nemmeno cinque minuti. Dopo qualche minuto di immobilità, la sentii voltarsi e di scatto aprì gli occhi. Si alzò così velocemente che quasi mi sorprese e filò in cucina per vomitare nel lavandino. La raggiunsi e le tenni i capelli lontani dal viso, mettendole contemporaneamente una mano gelata dietro al collo per darle un po’ di sollievo.
    “Bella, hai bisogno di un medico.”
    “No, non è nulla. Sarà ancora il pollo che dà fastidio. Vado a lavarmi i denti.”
    La vidi sparire lungo il corridoio. La seguì e rimasi ad aspettarla fuori dalla porta. Ma dopo cinque minuti, mi preoccupai così tanto che entrai. La vidi seduta sul water con una scatolina blu in mano. Guardava il vuoto.
    “Bella? Amore, dimmi cos’hai. Ti prego, mi stai spaventando.”
    I suoi occhi incontrarono i miei. “Quanti giorni sono passati dal matrimonio, Jasper?”
    “Diciassette. Perché?”
    Rimase a fissare il vuoto mentre le dita si muovevano velocemente, contando qualcosa. “Jasper… non era il pollo. Non sto male per quello.”
    “E allora per cosa? Parla, ti prego.”
    “Il ciclo… è in ritardo di cinque giorni. Jasper...”
    Quando realizzai cosa stesse cercando di dirmi, rimasi di ghiaccio. Era impossibile. Erano solo stupide leggende… “Sei incinta?”
    “E’ l’unica spiegazione possibile, Jasper.” La vidi alzarsi e raggiungere lo specchio, mentre si sollevava la maglietta che indossava.
    E lì, ben visibile anche all’occhio umano, c’era una sporgenza sulla sua pancia. Rimanemmo per qualche minuto a fissare lo specchio, entrambi troppo scioccati per parlare. E poi, la sporgenza sulla pancia si mosse. Come se qualcuno – un bambino! - avesse tirato un calcetto. Fu allora che sentii lo squillo del cellulare che tenevo in tasca. Risposi immediatamente.
    “Carlisle!” La mia voce era un miscuglio di preoccupazione e terrore. Ma quando sentii la sua voce, dall’altra parte, pensai che fosse un miracolo. Mi chiese cosa stesse accadendo. “In che senso?” A quanto pareva, Alice non vedeva Bella. Nelle sue visioni, lei era sparita. Non riusciva più a vedere il suo futuro… come quando Bella stava dai Quileute. Era sicuramente colpa della gravidanza. “Carlisle, Bella… credo sia incinta. Prima ho visto qualcosa muoversi, come un… bambino… che tira un calcio. Ed è appena successo di nuovo!” Bella spostò la mano sulla pancia non appena il movimento la colse di sorpresa per la seconda volta. Carlisle disse che poteva essere vero. Che magari le leggende non erano poi tutte assurde. “Cosa facciamo?” Mi consigliò di tornare subito a Forks, così avremmo potuto eliminare il problema. “D’accordo, appena possibile saremo lì.” Riagganciai. Bella mi guardava con preoccupazione. “Amore, torniamo a casa. Carlisle vuole vederti e cercare di risolvere il problema.”
    “Quale problema?”
    Feci il numero dell’aeroporto per cercare due posti nel primo volo disponibile. “Quella… cosa… che hai nella pancia. Va tolta subito, prima che ti uccida.”
    “Cosa? Osi chiamare nostro figlio ‘cosa’?” Mi guardava furiosa.
    Parlai in portoghese con l’addetto al check-in e dopo diverse richieste, fui accontentato. Saremmo partiti nel giro di un paio di ore. “Bella, non è normale quello che sta accadendo. Te ne rendi conto?” Iniziai a lanciare vestiti e altra roba nelle valigie.
    “Non è normale nemmeno la nostra relazione, se è per questo. Eppure mi hai sposata. Non hai risolto un problema. Lo hai fatto per amore!”
    “Non vedo cosa c’entri questo…?”
    “Piantala, Jasper! Sapevi che poteva accadere. Me ne hai parlato tu stesso, ricordi? Stavamo andando a casa vostra per il mio diciottesimo compleanno, e tu mi dicesti che, secondo le leggende, i vampiri maschi possono procreare con donne umane. Ricordi quando ti dissi che poteva essere una bella cosa?”
    “Sì, beh… non è bella. Per nulla. Potrebbe ucciderti, e io non posso vivere senza di te!”
    “E io non voglio rinunciare a mio figlio, nostro figlio! Non puoi costringermi a sbarazzarmene!”
    “Bella, ti prego.”
    “No! Senti, Jasper. Forse non sono mai stata un’umana normale, che si preoccupa di vestiti, scarpe, figli e quant’altro. Ma ora che lo sento muoversi in me, ora che è reale… ora capisco anche quegli strani sogni. Stavo sognando nostro figlio. Un meraviglioso bambino, bello come il sole… come suo padre. E tu vuoi che lo uccida?” Lacrime calde presero a solcarle le guance.
    “Hai anche sognato i Volturi che venivano a prenderlo. É questo che vuoi?”
    “Ovviamente no. Ma avrà tutti noi a proteggerlo. Nel sogno ero da sola. Ma nella realtà ho te, Carlisle, Rose, Emmett...”
    Sentii bussare alla porta. Erano Kaure e Gustavo, venuti a portare la cena e altra roba. Sospirai. “Tu resta qua. Io me ne libero subito.”
    “Come vuoi fare con tuo figlio?” Il suo sguardo duro mi ferì molto più delle sue parole. Ma andai comunque ad aprire la porta. Kaure insisteva per vedere Bella. Temeva che l’avessi uccisa. Così, in portoghese, le chiesi se le sue leggende parlavano di gravidanze tra vampiri e umani. Mi rispose di sì, ma aggiunse anche che non erano mai giunte al termine in maniera positiva. La madre moriva, sempre. Anche lei mi guardava con odio, perché avevo permesso che accadesse tutto questo. Alla fine, le permisi di vedere Bella. Quando se ne andò, si fece il segno della croce.
    Sospirai prima di tornare da Bella. Stavamo perdendo minuti preziosi, e l’aereo sarebbe partito senza di noi. “Ascolta, amore. Ora dobbiamo davvero andare. Non c’è tempo per discutere.”
    “Certo. Quando tocca a me prendere una decisione, bisogna sempre discuterne per ore. Ma se devi prenderla tu, non se ne parla nemmeno.” Scosse la testa velocemente. “Mio figlio non si tocca! Lo difenderò a tutti i costi, fino alla morte. Chiaro?”
    Ero sfinito. Tra la preoccupazione, la fretta di tornare a casa, la voglia di risolvere il problema, l’odio per le nostre stupide liti. Chiusi l’ultima valigia senza dire una parola. Poi caricai tutto in barca, compresa Bella. Il viaggio di ritorno fu piuttosto silenzioso. Lei era ancora furiosa con me. Io… non lo sapevo più.

    *****


    Legenda:
    Abc Pensieri
    ABC Ricordi

    Edited by Nike8437 - 11/9/2019, 17:58
  2. .

    Bella-s-POV


    Passai due giorni d’inferno. Jasper non si fece più vedere dopo che aveva distrutto il tavolino, provocandomi quasi un infarto. Io passai le mie giornate e nottate a girovagare per casa, inquieta. Questo matrimonio avrebbe dovuto essere un modo per rendere entrambi felici, e invece eravamo più lontani che mai.
    Rosalie continuava a chiamare, e non potevo non sfogarmi con lei. Mi sembrava tutto così assurdo. Rose mi ripeteva di avere pazienza, di cercare un compromesso. Ma come potevamo giungere ad una soluzione se lui era sparito? Avrei voluto parlargli, provare a convincerlo. Doveva essere il nostro momento speciale prima di una vita fatta di incognite e paure, e invece mi ritrovavo sola in una casa enorme, su un’isola sperduta e deserta. Fantastico!
    Cenai da sola, con pollo e patate al forno. Divorai tre cosce e un’intera teglia di patate senza nemmeno aspettare che si raffreddassero un po’. Da quando eravamo sull’Isola avevo sempre una fame da lupi. Avevo già svuotato il frigo, ed erano passati solo tre giorni. Lasciai un appunto di riempire la dispensa, sapevo che i domestici lo avrebbero letto.
    Dopo aver lavato i piatti e sistemato la cucina, non avevo voglia di tornarmene a letto. Così mi avviai verso la spiaggia per fare due passi al fresco. Di giorno la temperatura era asfissiante, ma di sera si stava da Dio.
    Camminai per molto tempo, senza pensare alla stanchezza. Lo stare in casa a non fare nulla era noioso. Avrei voluto avere Jasper accanto, per scambiare almeno due chiacchiere. E invece mi dovevo accontentare di Rosalie e delle sue chiamate. Avevamo un maxi schermo in sala, con decine di DVD di tutti i generi, ma di solito mi addormentavo a metà film e mi risvegliavo dopo molte ore. Non capivo cosa mi stesse accadendo, di solito dormivo molto poco e anche male - a causa degli incubi che popolavano costantemente la mia mente. Da tre giorni, invece, sembrava che niente avesse più valore per me del dormire sul letto, sul divano, sulla sedia…
    Era ormai notte inoltrata… e mi ero persa. Non riuscivo ad orientarmi, senza luce, nel bosco. E stavo per crollare dal sonno, come al solito. Se Jasper fosse rimasto con me, non sarebbe accaduto nulla di tutto questo. Il pensiero di Jasper mi fece star male. Così mi accasciai a terra, con la schiena addossata al tronco di un albero, mentre calde lacrime mi rigavano le guance. Non sopportavo più quell’isola, quel paradiso che ci stava dividendo. Avrei dato qualsiasi cosa per poter tornare indietro, per scegliere un altro luogo dove andare. Se in futuro avessi rivisto quest’Isola, mi sarei solo ricordata di quest’angoscia continua, torturante, dolorosa.
    “Jasper… mi manchi. Dove sei?” Avevo la voce rotta dall’emozione, e a malapena riuscii a sentire le parole che uscivano dalle mie labbra.
    “Sono qui, amore mio.” Mi sentii stringere dalle sue braccia forti, ghiacciate. Le sue labbra mi baciavano i capelli. “Mi sei mancata da morire, Bella. Scusami. Sono stato un cretino. Questa doveva essere una vacanza bellissima e rilassante per te, prima che affrontassi le pene e il dolore della trasformazione. E invece ti ho lasciata sola, ferita e addolorata.” Continuai a piangere, stretta nel suo abbraccio, finché non mi addormentai.
    Mi risvegliai all’improvviso, vagamente confusa. Era giorno, vedevo la luce filtrare dalle finestre. Ed ero in camera. Ma non ricordavo come ci ero arrivata.
    “Bella, tutto ok?” La sua voce mi riportò alla mente cosa era accaduto la sera precedente. Sospirai, sollevata.
    Mi voltai a guardarlo, per accertarmi che non fosse un sogno. “Jasper…” Non sapevo cosa dire, ma non importava. Era di nuovo lì, accanto a me. E per il momento mi bastava.
    Jasper mi sorrise, accarezzandomi la guancia. “Dormi, amore mio. É appena l’alba.”
    Scossi la testa, mettendomi a sedere di fronte a lui. “Jasper, scusa. Sono stata testarda. Io… voglio ancora fare l’amore con te, ma non sopporto di starti lontana. Non ce la faccio. Ho passato gli ultimi due giorni a mangiare e dormire. Ho svuotato il frigo.”
    “Beh… i domestici saranno qui tra qualche ora. Chiederò loro di portare del cibo.”
    “Jasper… Non voglio continuare a stare su quest’isola se tu sei lontano da me. Torniamo a Forks, ti prego.”
    “No, amore. Ho promesso a me stesso che ti avrei fatto passare dei giorni sereni e magnifici prima di toglierti la tua mortalità. Ed è quello che intendo fare. E se il prezzo, per farti stare bene, è fare l’amore con te ancora una volta… così sia. Non mi piace starti lontano, lo sai. E negli ultimi due giorni, mi sei mancata in modi che non avevo mai sperimentato prima.” Sorrise. “Ora capisco cosa intendeva Carlisle, dicendomi che quest’esperienza mi avrebbe scombussolato la vita. Non posso fare a meno di te, Bella. Nemmeno per un solo istante.” Mi baciò. “Ma voglio che mi prometti una cosa.”
    “Tutto quello che vuoi,” mi affrettai a dire, senza conoscere le clausole.
    “Passeremo le giornate in giro per l’isola. Voglio che i tuoi occhi possano godere appieno di tutto ciò che c’è di bello qui. La notte cercherò di accontentare ogni tuo più piccolo desiderio. Ti va?”
    Gli gettai le braccia al collo, baciandolo con crescente desiderio. Pensavo che mi avrebbe respinta, per dirmi che dovevo aspettare quella sera o che so. E invece la sua risposta mi sorprese. Mi abbracciò e ci girammo nel letto, lui sopra di me, che mi baciava il collo, le labbra, il seno…
    “Jasper, ti amo.”
    “Bella...”

    ***


    Mi preparò uova strapazzate e succo d’arancia per colazione. Erano ottime, davvero. E le divorai in un solo boccone.
    “Tesoro, sicura di star bene? Non ti ho mai vista mangiare così in fretta e così tanto.” Jasper mi scrutava preoccupato.
    “Mi sento bene, ma forse l’inattività e la noia hanno sviluppato il mio appetito.”
    “Forse...” Continuava a guardarmi in modo strano, ma non aggiunse altro.
    Quando fui vestita, mi prese per mano e cominciammo le nostre esplorazioni. I boschi dietro casa erano un vero incanto, con fiori coloratissimi mai visti prima e uccelli di tutte le forme e colori. Nel pomeriggio ci immergemmo in mare, per guardare i fondali pieni di pesci minuscoli che ci giravano intorno in un arcobaleno di colori. Era davvero uno spettacolo incredibile. E finalmente questa luna di miele stava cominciando a piacermi. Girare per l’isola con Jasper era diverso. Mi spiegava tutto, dai nomi dei fiori e degli alberi al perché si chiamassero così e come mai non li avrei trovati in altre zone del pianeta. Era davvero meraviglioso guardare il mondo con i suoi occhi.
    “Stasera lo chef ha pensato di cucinare risotto ai frutti di mare. E’ di suo gradimento, signora Withlock-Hale?”
    Lo guardai sorridendo, mentre mi accomodavo sullo sgabello della cucina. Era tornato il solito Jasper, felice e straordinariamente amorevole. “Perfetto, Monsieur. Grazie.”
    Mi guardò mangiare quella bontà con un velo di preoccupazione. Aveva cotto un sacco di riso, ma lo mangiai tutto senza alcun problema. “Bella, sei sicura di stare davvero bene? Io non credo sia normale per un umano mangiare così tanto.”
    “Jasper, non è colpa mia. Ti giuro, a casa non ho mai mangiato così tanto. Forse è l’aria di mare. O magari le tue competenze culinarie. Ma non posso fare a meno di ingurgitare qualunque cosa.” Non si rilassò affatto. Così mi alzai dal tavolo e lo raggiunsi. “Amore, tranquillo. Sto bene. Vedrai che sarà solo una cosa passeggera. Non ti crucciare per questo mio strano appetito.” A quel punto sbadigliai.
    “Vuoi andare a dormire?”
    “No… volevamo guardare un film.”
    “Lo so, amore. Ma hai sonno, e devi riposarti.”
    “Guardiamo il film. E se mi addormento a metà, puoi sempre portarmi a letto.”
    Ci accomodammo sul divano, Jasper seduto e io sdraiata con la testa sulle sue gambe. Scegliemmo di guardare Il codice Da Vinci. Era un thriller, quindi forse sarei rimasta sveglia fino alla fine. Ma ovviamente mi sbagliavo. Riuscii a vedere appena dieci o quindici minuti di film, prima che il sonno mi rapisse.

    *****


    Legenda:
    Abc Pensieri
    ABC Ricordi

    Edited by Nike8437 - 11/9/2019, 17:58
  3. .

    Jasper-s-POV


    Rimasi imbambolato, in camera, a guardare la porta-finestra da cui Bella era uscita per un tempo indefinibile.
    “Non ti perdonerò mai per aver rovinato la notte più bella della mia vita da mortale con le tue stupide paure e ossessioni!”
    Ma era davvero così? Erano davvero solo stupide paure e ossessioni? Eppure, i lividi sulle sue braccia, sulle sue gambe, sul suo corpo erano reali… e glieli avevo procurati io. Come potevo non pensarci? Come poteva pretendere che continuassi a rischiare la sua vita solo per un divertimento fugace? Non si rendeva conto di quanto significava lei per me? Di quanto mi sentissi in colpa ogni volta che le facevo male senza volerlo?
    Lo squillo del cellulare mi riscosse. Risposi senza nemmeno guardare il display. “Pronto?” Era Rosalie. “Sì, Rose. Va tutto bene, l’isola è stupenda e Bella ne è affascinata.” Non mi andava di raccontarle il disastro che avevo appena combinato. Ma la sua domanda successiva mi costrinse a mentirle. “Stanotte è stato tutto perfetto. Bella è stata stupenda, e le cose sono andate meglio di quanto pensassi.” Mi chiese se ne fossi sicuro e le risposi sì, senza capire. E poi mi rivelò di aver parlato con Bella. Mi raccontò cosa le aveva raccontato, di quanto l’avessi ferita. “Rose, sai anche tu perché devo farlo. Se vedessi i lividi che le ho lasciato stanotte… Non potrò mai perdonarmelo. Sono stato un vero cretino. Non avrei mai dovuto prometterle una cosa simile.” A quel punto Rose iniziò a dirmi che forse non era proprio così. Che se Bella – che era il miglior giudice di cosa la facesse felice – diceva di stare bene, sicuramente era così. Che i lividi sarebbero spariti, ma non avrei dovuto arrendermi solo per questo. Mi chiese cosa avrei fatto se fossi stato ancora nell’Esercito Confederato e qualcuno mi avesse ferito ad un braccio o a una gamba. “Continuerei la mia missione, senza ma e senza se. Ma che c’entra?” Disse che per Bella era esattamente la stessa cosa. Ora che aveva provato quelle sensazioni, nonostante i lividi, per lei era difficile resistere ai suoi istinti. “Rose, stiamo parlando della possibilità che la prossima volta morda lei invece dei cuscini. Non posso permetterlo!” Rispose che se avessi potuto farle del male, sicuramente sarebbe accaduto la notte scorsa perché non sapevo a cosa andavo incontro. Mentre ora che lo sapevo… “Basta, Rose. Ho deciso che non faremo più l’amore. E questo è quanto!” La sua domanda seguente mi spiazzò. Mi chiese come mai allora mi ostinavo a restare sull’isola invece di tornare a Forks e soddisfare sia me che Bella. Ci pensai su un istante. “Voglio che Bella abbia la possibilità di visitare quest’isola, prima di tornare a Forks e mettere fine alla sua vita. É così che abbiamo pianificato questa luna di miele, e non ho intenzione di cambiare i piani solo per uno stupido capriccio.” Rose mi disse solo di stare attento a quello che facevo, perché stavo rischiando di perderla prima ancora di averla. Poi mi passò Emmett, che mi chiese subito come fosse andata la nostra prima notte di nozze. Ripetei anche a lui che era stata stupenda, ma che Bella ne era uscita piena di lividi e quindi non avrei ritentato l’esperimento. Emmett mi disse che ero un pazzo da manicomio, che se davvero era stata una nottata fantastica non aveva senso rimandare. “Emmett, ti prego. Non ti ci mettere anche tu. Non posso rischiare di ucciderla.” Anche Emmett, come Rosalie, mi disse che ormai il peggio era passato e che non avevo più nulla da temere. “Ok, Emmett. Grazie della telefonata. Ci vediamo tra due settimane!” Riagganciai prima che potesse aggiungere altro.
    Mi lasciai cadere sul letto, che scricchiolò debolmente sotto il mio peso. Non mi importava, e non mi importava nemmeno del casino con le piume. Se ne sarebbero occupati i domestici. Mi presi la testa tra le mani. Era assurdo. Eravamo stati insieme per quasi due anni e non avevamo litigato mai così. Era bastata una notte per trasformarci in due estranei. Ma come era possibile?
    Chiusi gli occhi, cercando di ricordare ogni istante della scorsa notte. Ogni carezza, ogni bacio, ogni gemito. Rivedevo il viso di Bella, felice e soddisfatta quando la baciai, prima che si addormentasse. Ricordai la mia angoscia dopo aver osservato ogni minimo livido sulla sua pelle chiara. Vedevo quelle macchie diventare sempre più evidenti con il passare dei minuti e la mia angoscia cresceva di pari passo. E poi, il risveglio di Bella, la lite…
    Dovevo schiarirmi le idee. Uscii di casa e puntai alla cima del monte più alto dell’isola. Non avevo bisogno di cacciare, mi ero nutrito a sufficienza la notte prima del matrimonio. Ma dovevo sfogarmi, in qualche modo. Così iniziai a tirare pugni contro la roccia alle mie spalle, facendo cadere ai miei piedi schegge di pietra. Andai avanti per ore, sfogando la rabbia. Non avrei mai immaginato, prima di sposarmi, che avrei passato la luna di miele da solo a tirar pugni alle montagne. Avevo immaginato passeggiate con Bella sulla spiaggia, tra i boschi, nuotate in mare, salti dalle cascate, partite a scacchi, chiacchiere sul divano… Chiusi gli occhi. Avrei dovuto sistemare le cose con Bella. Non potevo permettere che passassimo due settimane così orribili. Dovevo trovare il modo per far pace con lei e farle passare due settimane stupende.
    Mi precipitai a casa. Bella era sul divano, guardava fuori dalla finestra. “Sei sparito.”
    “Anche tu...” Mi avvicinai a lei, ma non mi sedetti.
    “Voglio tornare a casa.”
    Le sue parole mi ferirono. “Non ti piace l’isola?”
    “E’ stupenda. E sarebbe un sogno poter passare qui due o tre settimane. Nuotare in mare, passeggiare sulla spiaggia, fare escursioni...”
    “E allora perché vuoi tornare a Forks?”
    “Perché non ha senso una luna di miele se non possiamo stare insieme. Già immagino i prossimi giorni. Tu che pianifichi ogni istante di ogni giorno, fino a farmi crollare per il sonno non appena toccherò il cuscino. Io che cerco di farti cambiare idea, con la lingerie sexy che tua sorella ha deciso di regalarmi per qualche assurdo motivo, senza alcun successo. E passerò il tempo a chiedermi perché diavolo mio marito non vuole nemmeno fare l’amore con me. E torneremo a casa dopo tutto questo, probabilmente solo per scoprire che il nostro matrimonio è stato un fiasco totale. E che forse avevano ragione Edward e Alice a dirti di lasciarmi stare.” Continuava a guardare dritto fuori dalla finestra.
    “Bella… ascoltami, ti prego. Io vorrei davvero fare l’amore con te. Se potessi, passerei ogni minuto di ogni giorno appiccicato a te, per sentire il tuo profumo, assaporare la tua pelle, godere del tuo calore.”
    “Allora torniamo a Forks, così potrai trasformarmi e faremo quello che vogliamo entrambi. Se il tuo unico problema è che non vuoi rischiare di uccidermi, la soluzione è semplice.”
    “Bella, non voglio che tu rinunci alla nostra luna di miele per un capriccio.”
    “Capriccio?” Si voltò a guardarmi, gli occhi ridotti a due fessure. “Questo sarebbe un capriccio?”
    “Sì, Bella. Un capriccio. Così come era un capriccio il tuo voler diventare una vampira. Mi stai dando un altro ultimatum. Rischiare di ucciderti o trasformarti seduta stante. Ti ho già detto che odio gli ultimatum.”
    “E io odio avere un marito che prende decisioni senza parlarne prima. Non puoi decidere solo tu, ora. Siamo marito e moglie, e che ti piaccia o no da oggi in avanti le decisioni dobbiamo prenderle insieme.”
    “Non se riguardano qualcosa che ti mette in pericolo. Bella, non essere irragionevole, ti prego.”
    “Bene… quindi sono capricciosa e irragionevole. Fantastico. Ho un’idea: visto che tu non hai bisogno di dormire, perché non passi la notte in mezzo al mare mentre io occupo casa? E se ti azzardi a entrare in camera mentre dormo, giuro che ti prendo a pugni… anche a costo di rompermi entrambe le mani!” Poi si alzò dal divano, raggiunse la camera e sbatté la porta alle sue spalle.
    Chiusi gli occhi sospirando. Meno male che dovevo far pace con lei. Mi avvicinai alla porta della camera e bussai. “Bella, scusami. Non volevo dire che sei capricciosa e irragionevole. Volevo solo che capissi perché non possiamo...”
    “Non mi interessa, Jasper. Se è questo che vuoi, a me va benissimo. Posso tranquillamente restarmene in casa per due settimane o finché non terminerà questa farsa di luna di miele che hai pianificato. Tu puoi fare ciò che vuoi. Non mi interessa a questo punto. Hai deciso come vuoi che vada questa cosa, e lo accetto. Ma ora tocca a te accettare che, se non vuoi più toccare tua moglie, puoi anche fare a meno di starmi vicino finché restiamo. Tu hai preso la tua decisione, io la mia. Cerchiamo di rispettare i desideri dell’altro in maniera civile.”
    “Non vuoi stare con me? É questo che stai dicendo?” Non riuscivo a crederci. Ci eravamo sposati per stare insieme per l’eternità, e ora voleva stare separata da me per due settimane, solo perché non avrei mai cambiato idea?
    “Non voglio stare accanto a te finché restiamo qui.”
    Rimasi a fissare la porta chiusa, sentendomi un perfetto imbecille. Avevo lottato contro me stesso, contro la mia natura e contro i miei fratelli per poter stare con Bella. Le avevo concesso di toglierle la vita, per farla felice. Le avevo promesso di fare l’amore con lei una volta, e avevo mantenuto la parola, anche se mi era costato tantissimo non lasciarmi andare completamente per non farle più male di quanto non gliene avessi già fatto. E per che cosa? Per stare due lunghe settimane lontano da lei, dal suo odore, dai suoi occhi, dalla sua dolcezza, dalla sua umanità? Afferrai il tavolino e lo lanciai contro la porta chiusa, mandandolo in mille pezzi. La porta si aprì di scatto e Bella mi fissava, spaventata.
    “Scusa. Ho esagerato. Forse è meglio se torno dov’ero prima. Così ti lascio in pace, come desideri.”
    Senza darle tempo di rispondere, sparii fuori dalla porta e su per la montagna.

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  4. .

    Bella-s-POV


    Ci volle quasi un giorno intero di volo, ovviamente in prima classe, per raggiungere Rio De Janeiro. Pensai che fosse quella la nostra destinazione ultima, ma Jasper, sorridendo, chiese all’autista – in perfetto portoghese – di portarci al porto. Ci fermammo di fronte ad una barca più piccola degli yacht che vedevo lì intorno, ma sicuramente – essendo dei Cullen – era la più lussuosa. Con tutte le valigie in mano, Jasper salì sulla barca senza il minimo problema, poi mi prese in braccio per aiutarmi a salire in barca e finalmente potemmo ripartire. Dopo meno di un’ora, Jasper mi indicò un punto davanti a noi. Dopo qualche istante riuscii a scorgere una sagoma bassa e nera, che man mano diventava sempre più dettagliata. Quando finalmente riuscii a mettere a fuoco, vidi un magnifico isolotto coperto di palme ondeggianti, con una spiaggia scintillante sotto i raggi della luna.
    “E’ stupenda.”
    “Sapevo che ti sarebbe piaciuta. Carlisle l’ha comprata per Esme. E loro hanno deciso di prestarcela per la luna di miele.”
    Rimasi a guardare l’isola avvicinarsi sempre più, sbalordita dall’estrema generosità mostrata da tutti i Cullen… più o meno. Quando attraccammo sulla spiaggia, Jasper scaricò prima le valigie, poi mi riprese in braccio e attraversò il breve tratto che ci separava da una delle case più belle che avessi mai visto. Oltrepassai la soglia tra le sue braccia, e mi sentii quasi a casa.
    “Bella…” La voce di Jasper tremava impercettibilmente mentre mi metteva giù. I suoi occhi tradirono il suo disagio. Sapevo cosa stava per dire.
    “Jasper, è tutto ok.” gli accarezzai una guancia. “Lasciami solo alcuni momenti da umana, per darmi una rinfrescata.”
    Jasper annuì. “Ti mostro la casa, così saprai orientarti.” Prese le valigie e mi fece fare il giro completo. Era una casa assolutamente enorme e meravigliosa, in perfetto stile Cullen. L’ultima stanza in cui entrammo – la camera da letto, o meglio una delle camere da letto – aveva un magnifico enorme letto matrimoniale candido al centro della stanza, con una zanzariera tutt’intorno che si gonfiava come se fosse una nuvola leggerissima. Faceva parecchio caldo, ma pensai che fosse stata un’idea di Jasper, per aiutarmi a stare meglio.
    “Questa stanza è assolutamente favolosa.”
    “Ti va di fare un bagno in mare prima…? L’acqua è parecchio calda, dovrebbe essere perfetta per te.”
    “Ti raggiungo appena avrò finito in bagno.” Gli sorrisi, poi lo baciai delicatamente sulle labbra.
    “Non metterci troppo, signora Withlock-Hale.”
    “Sarò velocissima… più o meno.”
    Sorridemmo entrambi per la battuta, poi Jasper si voltò ed uscì dalla porta-finestra per raggiungere la spiaggia. Sospirai, voltandomi a mia volta. La mia valigia era poggiata su una panca ai piedi del letto. La aprì e rimasi scioccata: era piena di abitini mozzafiato, shorts e magliette che lasciavano poco all’immaginazione… e soprattutto lingerie. Baby-doll e slip in pizzo così trasparente che quasi mi venne da chiedere cosa avrei dovuto indossarli a fare.
    “Rose… tu sei completamente pazza!” Mi sentii avvampare le guance a guardare quella roba.
    Chiusi gli occhi, sospirando. Poi mi diressi con il beauty case in bagno – che era enorme e meraviglioso, con un’immensa vasca con doccia e piastrelle in puro marmo. Lavai con cura i denti, mi spazzolai i capelli, feci una rapida doccia per calmare i nervi e controllai che tutto fosse perfetto. Mi avvolsi in un asciugamano e tornai in camera, indecisa su cosa indossare. Respirai a fondo, per trovare in me il coraggio necessario ad affrontare questa nuova sfida. Per me era la prima volta… e non avevo assolutamente idea di cosa fare. Ma Jasper aveva già avuto una relazione. E fu proprio questa consapevolezza a darmi la carica necessaria per marciare con grazia fuori dalla camera e lungo la spiaggia, coperta solo dall’asciugamano. Lui sapeva cosa fare, dovevo solo affidarmi totalmente alla sua esperienza. Quando arrivai a pochi centimetri dall’acqua, vidi Jasper di spalle, immerso fino alla vita nell’acqua calma e perfetta. La luna indugiava sulla sua pelle candida, rendendolo ancora più affascinante. Feci scivolare l’asciugamano a terra e lo raggiunsi, con lentezza. Lui non si voltò, ma capii lo stesso che mi aveva sentita. Quando lo raggiunsi, voltò leggermente lo sguardo verso di me.
    “Sei bellissima, Bella.”
    “Tu sei stupendo.”
    “Bella… sei sicura di volerlo fare?”
    Sospirai, prima di gettargli le braccia intorno al collo. “Jasper, io voglio darti tutto di me. Tu hai già fatto esperienza con Alice, mentre io non ho avuto questa… fortuna. Ho aspettato te. E so che andrà tutto meravigliosamente. Ne sono più che certa.”
    “La tua fiducia mi fa impazzire, Bella.”
    Mi baciò, dapprima dolcemente, poi con passione, stringendomi forte a sé.
    Al mattino, mi risvegliai da sola nell’immenso letto bianco. La luce del sole era attenuata dalla zanzariera. Chiusi gli occhi, cercando di trattenere i ricordi di quella notte, le sensazioni piacevoli ricevute e i mille pensieri che mi affollavano la mente. Non mi ero mai sentita così felice, in vita mia. Nemmeno quando Jasper aveva pronunciato il suo ‘sì’ davanti al prete e a centinaia di invitati, o quando mi aveva salvato la vita più e più volte. Ero euforica, estasiata… immensamente felice. Riaprii gli occhi quando sentii qualcosa sul naso che mi infastidiva. Era una piuma candida.
    “E tu da dove arrivi?” Presi la piuma tra le dita. Era così morbida, delicata…
    Con delicatezza, la passai sul mio braccio e rabbrividii come avevo fatto sotto il tocco delicato di Jasper. Arrossii senza volerlo. Quando voltai lo sguardo sul letto, notai altre dieci, venti, cento, mille piume candide sparse sulle lenzuola. Mi misi a sedere, continuando a guardarmi intorno incuriosita. Fu solo allora che notai Jasper, in piedi, poggiato allo stipite della porta che conduceva verso l’ingresso. Mi guardava in maniera strana. Gli sorrisi, battendo sul letto, per farlo avvicinare. Lui mi raggiunse con lentezza esagerata. Poi si sedette ai piedi del letto, lontano da me.
    “Scusa, Bella. Scusami davvero. Io sono un vero mostro, ora lo so.”
    Lo guardai stupita. Ma di che diavolo parla? “A cosa ti riferisci?” Non ricevetti alcuna risposta. “Sei stato tu a riempire il letto di piume?” chiesi allora, cercando di trovare una logica a quello strano risveglio.
    “No… cioè, non di proposito. Ho morso un cuscino… o cinque. Ma non è di questo che sto parlando.”
    “Perché hai morso i cuscini di Esme? Ti stavano minacciando?” Gli sorrisi, cercando di riportare un po’ di leggerezza in quel clima teso.
    “Bella, lascia perdere i cuscini. Non è per quello che mi sto scusando!”
    “Per cosa, allora?”
    Con frustrazione, si avvicinò e mi afferrò un braccio. “Per questo!”
    Guardai in basso. Sulla mia pelle candida erano spuntate tante macchie viola. Le sfiorai con cautela, ma non sentivo alcun dolore. E poi vidi altre macchie sull’altro braccio… Sollevai lo sguardo su Jasper. “Wow… non me ne sono nemmeno accorta. Si vede che la mia mente era impegnata in qualcosa di più piacevole.” Sfiorai il suo braccio, ma lui si allontanò.
    “Scusami davvero, amore. Non si ripeterà mai più. Te lo giuro.”
    “Cosa?” Lo guardai confusa, mentre dentro sentivo montare la rabbia. “Stai dicendo che da oggi e per tutta la durata della nostra luna di miele starai a distanza da me? Che non faremo mai più l’amore?”
    “Non esagerare, adesso. Lo faremo una volta che sarai diventata meno fragile.”
    “Perfetto. E ovviamente non ho alcuna possibilità di ribattere, giusto? Hai preso la tua decisione e basta? Finisce così?” Ero furiosa. Avrei voluto spaccare tutta la casa.
    “Bella, è la scelta migliore. Stanotte è andata bene, tu sei sopravvissuta. Ma non ho intenzione di riprovarci e rischiare di nuovo. Tu sei troppo importante per me.”
    Fece per accarezzarmi una guancia, ma lo scansai. Scesi dal letto, ancora nuda, e mi chiusi in bagno. Avevo il respiro affannoso per la rabbia. Mi poggiai con entrambe le mani al lavabo, guardando in basso. Ero così furiosa che gli avrei volentieri rotto qualcosa in testa. Aveva deciso lui, per me. Gli stavo consegnando la mia mortalità, mi stavo immolando per stargli affianco per tutta l’eternità e lui aveva deciso una cosa così importante senza consultarmi.
    “Bella? Bella esci, per favore. Bella, ti prego!”
    “Va’ al diavolo! Non ti perdonerò mai per aver rovinato la notte più bella della mia vita da mortale con le tue stupide paure e ossessioni!”
    “Bella, ti prego. Fammi entrare. O esci tu, così stiamo più comodi.”
    “No!”
    “Vuoi restare lì dentro per tutta la luna di miele?”
    “Perché no? Tanto lì fuori non ho molto da fare, a quanto pare. Hai rovinato già tutto, e siamo sposati da meno di quarantotto ore. Complimenti! Dev’essere un vero record!”
    “Bella, ti prego. Non essere testarda. Lo sai che lo faccio per il tuo bene.”
    “E tu piantala di essere così… rompipalle! Era tutto perfettamente fantastico finché non hai aperto bocca. Stavo così bene che mi sembrava di sognare. Grazie per avermi riportato alla dura realtà, senza che te lo avessi chiesto!”
    “Bella, ma perché fai così? Io sto cercando di salvarti la vita!”
    “Nessuno te lo ha chiesto, Jasper! E non sei tu il pericolo maggiore per me. Beh, almeno non lo eri fino a dieci minuti fa. Ora vorrei tanto non averti mai incontrato. Hai rovinato la cosa migliore che avessi.”
    “Se pensi che questa notte non sia stata magnifica anche per me, ti sbagli. E’ stata la notte migliore di tutta la mia esistenza. Meglio anche di quando hai accettato la mia proposta di matrimonio o di quando hai detto ‘sì’ davanti al prete, diventando mia moglie. Non ricordo di aver mai provato nulla di simile con Alice, e questa è davvero una cosa fuori dal comune per me.” Fece una pausa. “Ma non per questo voglio ritentare l’esperimento. Non ne vale la pena. Non dopo aver visto come ti ho ridotta.”
    Quindi non valgo la pena… fantastico. Sentivo i miei occhi riempirsi di lacrime, per la frustrazione. Feci un respiro profondo, poi mi avvicinai alla porta, la aprii e guardai con odio mio marito. Gli girai intorno per trovare qualcosa da indossare nella valigia preparata da Rosalie. Una volta vestita, mi voltai a guardarlo. “Io vado a fare un giro. Tu fa’ quello che ti pare, ma non azzardarti a seguirmi.” Gli diedi le spalle e uscii dalla porta-finestra. Arrivata in spiaggia, decisi di svoltare a destra, per esplorare le zone interne. Non ero mai stata un’amante delle escursioni, ma avevo bisogno di uscire da quella casa e soprattutto dovevo allontanarmi da lui. Avrei voluto tanto poter entrare nella sua testa e fargli vedere quanto fosse stata bella quella notte per me, avrei voluto che capisse che ero stata davvero felice e che non aveva nulla da rimproverarsi. E invece, ora avremmo trascorso l’intero periodo su quell’isola a fare escursioni, a chiacchierare e a giocare a scacchi. E le notti le avrei passate esattamente come prima del matrimonio, a dormire tra le sue braccia mentre lui guardava il soffitto e pensava a chissà cosa. No, non era giusto! Ci doveva essere un modo per fargli cambiare idea. Per fargli capire…
    Lo squillo di un cellulare in mezzo al bosco mi sorprese. Mi guardai intorno, ben sapendo che nessuno abitava lì… a parte me e Jasper. Ma lui non avrebbe mai lasciato che il cellulare suonasse così a lungo. Misi una mano nella tasca degli shorts che avevo addosso. C’era un telefono molto piccolo, sembrava quasi un cercapersone. Cliccai sul tasto verde.
    “Pronto?” Era Rosalie. La sua voce mi sorprese. Non pensavo di sentirla prima di… beh, prima di tornare a Forks. E soprattutto, mi chiesi come mai avevo un cellulare. “Rose, mi hai comprato un cellulare?” Ovviamente la risposta fu affermativa. Lei ed Emmett avevano pensato che fosse un regalo perfetto per il matrimonio. Scossi la testa, sorridendo. “Sto bene, Rose. Davvero. L’isola è meravigliosa. Ringrazia Carlisle ed Esme da parte mia.” Ovviamente la domanda successiva riguardava ciò che era accaduto quella notte. Avrei voluto mentirle, avrei voluto dirle che andava tutto bene e che la vacanza sarebbe stata perfetta… ma non potevo cominciare un rapporto familiare con una bugia. “Rose, stanotte è stato incredibile. E’ stato tutto così perfetto, lui era dolcissimo, tenero, sicuro… e poi stamattina ha distrutto tutto solo perché mi ha lasciato dei lividi su braccia e corpo. Ha detto che non vuole più saperne finché non diventerò una vampira. Ma non capisco perché vuole continuare a mantenere questa farsa, allora. Se non vuole più fare l’amore con me, che senso ha continuare a stare qui, in luna di miele? Tanto varrebbe tornare a casa. Almeno potrei diventare una di voi.” Rosalie si disse dispiaciuta di quanto era accaduto, e mi chiese di avere pazienza, che Jasper era fatto così ma alla fine stava solo cercando di farmi stare bene. Chiacchierammo ancora per qualche minuto, poi riagganciai. Almeno avevo potuto sfogarmi.
    Continuai ad inoltrarmi nell’isola. Era davvero spettacolare. C’erano palme e alberi mai visti prima, uccelli coloratissimi, cascate da mozzare il fiato. E capii perché Carlisle l’aveva comprata. Era il regalo perfetto da fare ad una moglie che poteva avere qualunque cosa con facilità. Il pensiero mi rattristò. Cominciai a pensare a me e Jasper, e a dove ci avrebbe portato questa sorta di impasse in cui eravamo. Lo amavo, più di quanto potessi esprimere. Ma non potevo non infuriarmi con lui al pensiero che non avrebbe più voluto starmi vicino, come aveva fatto quella notte.

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    Jasper-s-POV


    Lo scontro con i neonati era ormai alle nostre spalle. Jacob Black era guarito, finalmente, ma non era stato semplice per Carlisle fasciargli il petto. Aveva dovuto rompergli le ossa più e più volte perché con la guarigione accelerata dei lupi si risaldavano sempre in posizione sbagliata prima che lui riuscisse a sistemarle. Era stato costretto ad imbottirlo di morfina, che spariva dal suo organismo nel giro di pochi istanti, bruciata dal calore innaturale che sprigionava. Per fortuna Sam e gli altri capirono che Carlisle agiva nel miglior interesse di Jacob. Quando i servizi di Carlisle cessarono di essere richiesti, tutto tornò alla normalità…
    “Jasper, come fai ad essere così rilassato?” Rose era su di giri fin da dopo il massacro di neonati. Aveva ricominciato fin dalla sera stessa ad occuparsi dei preparativi mancanti per le nozze. Ovviamente Esme le dava una mano, ma né io né Bella eravamo molto d’aiuto. Bella aveva passato giorni a preoccuparsi per Jacob, e dopo la sua completa guarigione andava spesso a La Push per stare con lui e Seth. Io volevo solo godermi questi attimi tranquilli, prima che qualcos’altro ci distraesse dalle nostre vite.
    “Rose, hai organizzato tutto alla perfezione. Devi solo finire di sistemare i vestiti di Bella, Renée e Charlie. E poi avrai finito.”
    “Jazz, il matrimonio è dopodomani! E la tua fidanzata non si degna di farsi vedere da ben tre giorni. Come faccio a finirle il vestito?”
    “Bella verrà tra poco, te lo prometto. E me ne andrò nel bosco, così avrai tutto il pomeriggio a disposizione. Ok? Domani poi ti lasceremo in pace così potrai sistemare anche Renée e Charlie.”
    “No!” Ora mia sorella era isterica. “Non puoi andartene a zonzo. Ho bisogno che tu dia una mano a Carlisle ed Emmett a finire di sistemare il giardino per la cerimonia. Ma perché nessuno mi dà mai una mano?”
    “Ok, rilassati. Darò una mano. Ma davvero, Rose. Stai esagerando. Ormai è tutto fatto, manca solo qualche misero dettaglio.”
    “Ehi, il matrimonio che vi sto organizzando non prevede miseri dettagli. Tutto deve essere perfettamente perfetto. Chiaro?” I suoi occhi mandavano lampi e fulmini. Sembrava indemoniata.
    “D’accordo. Vado da Emmett. Bella sarà qui a minuti, così non vi disturbo.” Mi precipitai fuori dal mio cottage, sospirando. L’agitazione di Rose mi infastidiva. E mi ricordava quanto fossi teso io per questa cosa.
    Raggiunsi Emmett e iniziammo a montare colonne, panche e chi più ne ha più ne metta. Il giardino era un caos, ma potevo immaginare la bellezza della ‘navata’ che avrebbe condotto Bella da me. Sarebbe stato un sogno. E poi, lavorare mi aiutava a non pensare.
    La sera seguente Emmett e Carlisle mi accompagnarono in una nostra personale caccia a puma, grizzly e cervi. La mia ultima notte da scapolo. Passata con due compagni, entrambi sposati, che amavano immensamente le proprie mogli. Avevo passato mezzo secolo a invidiare la loro felicità… e finalmente stavo per avere esattamente ciò che avevano loro. Sarei stato così felice che, forse, sarebbero stati loro ad invidiarmi.
    “Jasper, che piani avete per la luna di miele?” Io e Carlisle eravamo seduti su una roccia. Avevamo catturato un cervo ciascuno. Non eravamo ancora soddisfatti, ma volevamo prenderci del tempo libero. Emmett invece stava combattendo con un orso.
    “Non saprei. Sicuramente farò esplorare l’isola a Bella. Voglio che i suoi occhi si riempiano di quel magnifico paesaggio tropicale. Non vedrà mai nulla di così paradisiaco.”
    “Sono contento. Ma non intendevo esattamente questo. Volevo dire, hai intenzione di assecondare le richieste di Bella?”
    “Ah...” Distolsi lo sguardo da Emmett e sospirai. “Stai per dirmi che ho fatto una cazzata a prometterle di provarci? Perché lo so già. Ma ormai le ho dato la mia parola, non posso...”
    “Aspetta, Jasper.” Carlisle sorrideva. “So che ogni volta che cerco di parlarti pensi che voglia rimproverarti o dissuaderti dal fare qualcosa. Mi dispiace.” Fece una breve pausa, per riordinare le idee. “É vero, penso sia una cosa pericolosa voler fare l’amore con Bella mentre è ancora umana. E sicuramente il fatto che lei riesca a manipolarti così non deve essere facile da gestire. Ma non volevo scoraggiarti. Jasper, io ti conosco. Conosco la tua forza, la tua moralità, la tua pazienza e la tua gentilezza. So che potresti spingerti molto oltre il limite senza mai superare la sottile linea di confine tra giusto e sbagliato. E so che il solo pensiero di farle del male ti logora dentro.” Mi poggiò una mano sulla spalla. “Quello che volevo dirti è che, se hai davvero intenzione di spingerti così in là con la tua amata, devi cercare di rilassarti. Non pensare costantemente che la metti in pericolo. Per una volta, goditi ogni sensazione piacevole che lei emana per te e con te. Lascia che ti entri dentro. Può far paura sentirsi così scombussolati, ma è la cosa più bella che possa esserci a questo mondo.”
    “E se le cose dovessero andare male? Se dovessi...”
    “Hai sempre la possibilità di rimediare, figliolo. Se dovessi perdere il controllo e farle del male… ti basterà morderla assicurandoti che il suo cuore batta ancora. Passerete un paio di giorni di agonia, ma poi potrete godervi la solitudine e la pace di Isola Esme senza più alcun ostacolo.” Mi guardò serio. “Niente è insuperabile, a questo mondo. E tu, come vampiro, dovresti saperlo meglio di chiunque altro. Hai già dimostrato di essere incredibilmente controllato a contatto con il suo sangue. Nemmeno tu ci avresti scommesso, fino a prima di incontrarla. Ma ce l’hai fatta. Hai superato i tuoi limiti. Questa è solo un’altra piccola sfida, e sono sicuro che sarai abbastanza bravo da superarla senza sforzi eccessivi.”
    “Io non so come ringraziarti. Mi hai accolto in casa tua, mi hai aiutato a superare una rottura pesante, mi hai sempre sostenuto e supportato. E io non sono stato altrettanto bravo nel dimostrarti quanto la tua generosità sia stata davvero un dono immenso per me. E questo mi fa sentire tremendamente in colpa nei confronti tuoi e di Esme, che è sempre stata molto dolce e gentile con me.”
    “Forse non te ne rendi conto, Jasper. Ma l’averci dato la possibilità di vederti passare dalla depressione in cui eri piombato dopo l’abbandono di Alice alla felicità più assoluta mentre ti innamoravi di Bella, per noi è stato il regalo più grande che potessi farci. Ci hai permesso di vederti rinascere, di vederti di nuovo felice. E questo ci ripaga per tutto quello che abbiamo fatto per te. Tranquillo. Non sentirti mai in colpa, non ne hai alcun motivo. E ora che stai per far entrare una splendida creatura come Bella nella nostra famiglia, te ne siamo ancora più grati.”
    Quando Emmett ci richiamò all’ordine – dicendo che non ci stavamo affatto godendo il mio addio al celibato, tornammo a cacciare. Alle prime luci dell’alba rientrammo a Forks. Lasciai Emmett e Carlisle davanti casa e mi diressi verso il cottage. Sarebbe stata una lunga giornata, e senza Bella al mio fianco sarebbe stata anche noiosa. Man mano che le ore passavano, il nervosismo cresceva e nemmeno Emmett con la sua leggerezza poteva aiutarmi. Sapevo che Bella era in casa, con Rose. A breve sarebbero arrivati anche Renée e Charlie, e poi Tanya e gli altri di Denali. E tutti gli ospiti, compresi i Clearwater e i Black.
    Quando Rose arrivò a chiamarmi – magnifica nel suo lungo abito d’argento scintillante e i capelli biondi raccolti in uno chignon morbido – la tensione aumentò. Con un passo che mi sembrava abbastanza lento, raggiunsi la fine del vialetto dove Esme – incantevolmente fasciata in un graziosissimo abito color glicine e i capelli che le ricadevano morbidamente lungo la schiena – mi prese a braccetto, sorridendomi. Mi stringeva il braccio, probabilmente per tranquillizzarmi. Voltai lo sguardo su di lei, poi inspirai profondamente e ci incamminammo lungo il viale fino al giardino. Gli invitati erano tutti seduti: c’erano i Black e i Clearwater in fondo – Seth mi fece l’occhiolino; tutti i compagni di classe di Bella; Tanya, Kate, Irina, Eleazar e Carmen erano seduti davanti all’altare, nella fila immediatamente successiva a quella in cui sedevano Edward e Alice – gli unici miei ‘familiari’ a non avere un ruolo attivo nella cerimonia; Renée sedeva nella fila immediatamente dietro a dove sarebbe stata Bella. Ci guardavano tutti, mentre procedevamo con cautela e a velocità umana verso l’altare dove ci aspettavano Emmett e Carlisle – i miei testimoni, insieme al Reverendo Weber – il padre di Angela, la migliore amica di Bella. Esme si posizionò al mio fianco, mentre la marcia nuziale ci annunciava l’arrivo delle damigelle prima e della sposa poi. Rose e Angela erano entrambe molto belle – l’abito di Angela era di un delicato verde che la metteva in risalto. Poi finalmente la vidi, a braccetto con Charlie. Era immensamente stupenda, con il suo meraviglioso abito in organza con scollo a cuore, una delicata cinturina di perle e cristalli intorno alla vita e una gonna molto ampia ma leggera e delicata, come una nuvola, con uno strascico non esagerato. Rosalie le aveva raccolto i capelli in uno chignon laterale molto morbido, lasciando delle ciocche di capelli libere intorno al viso e le aveva fatto indossare una tiara molto delicata e regale. Se avessi potuto piangere, mi sarei commosso come mai nella mia vita.
    Quando Bella inchiodò i suoi occhi nei miei, potei leggere la sua impazienza nel percorrere la ‘navata’ e raggiungermi. La vidi avanzare sicura, senza alcuna incertezza, mentre i suoi occhi non mi lasciavano mai. Quando Charlie me la consegnò – un po’ riluttante, in realtà – strinsi la sua mano. Poi ci voltammo verso il Reverendo e la cerimonia fu praticamente perfetta. Era il crepuscolo quando finalmente udii le parole più belle che possano esistere.
    “Vi dichiaro marito e moglie. Ora può baciare la sposa.”
    Mi voltai a guardare Bella. Aveva gli occhi lucidi, e con la lieve luce del sole che spariva all’orizzonte aveva un aspetto angelico. Avvicinai il volto al suo, con lentezza, per assaporarmi il momento prima che le nostre labbra si toccassero. Intorno a noi esplosero applausi, risate e rumori assordanti. Quando ci separammo, ci ritrovammo di fronte una marea di gente pronta a salutarci e farci gli auguri. Finiti i convenevoli, Rosalie ed Esme condussero tutti verso il buffet. Fu una serata magnifica. Bella ed io aprimmo le danze in maniera impeccabile, poi lasciai a mia moglie il suo ballo con Charlie, mentre Esme mi accompagnò con eleganza e perfezione sulla pista. Ballai con Rose, mentre Bella ballava con Emmett – che la faceva girare come una trottola impazzita. Non appena mio fratello la lasciò andare, le fui subito accanto per evitare che cadesse a terra. La lasciai ballare anche con Seth e Jake, anche se Leah avrebbe voluto molto volentieri strangolarli entrambi. E alla fine, lasciai a Bella il tempo di cui aveva bisogno per salutare sua madre e suo padre, i suoi amici e tutti gli altri.
    “Jazz… sono così felice per te.” Rose mi poggiò la testa sulla spalla mentre guardavamo Bella da lontano. “Mi mancherete. Tanto.”
    “Torniamo presto, Rose. Te lo prometto. E poi, anche voi ci mancherete tantissimo.”
    “Bella rimarrà così sorpresa quando vedrà il posto magnifico in cui la stai portando.”
    “Lo spero. Vorrei che la nostra luna di miele fosse assolutamente perfetta.”
    “Lo sarà. Alice ed Edward restano qui a Forks. Di che ti preoccupi?”
    Guardai Rosalie. “Sai cosa vuole fare Bella. Te lo avrà sicuramente detto.”
    “Sì… ne parla parecchio, anche se è stranamente imbarazzata ogni volta.” Sorrise. “Mi mancherà questa sua mania di arrossire per tutto, quando diventerà una vampira.” Tornò seria. “Jazz… sai che non posso dirti se farlo oppure no. Posso solo dirti: segui l’istinto. E se dovesse andare male, vorrà dire che Bella diventerà come noi un po’ prima del previsto. Non sarà una tragedia. Anzi, per lei potrebbe essere una fortuna imparare a gestire la sua sete in un’isola sperduta e disabitata, invece che qui a Forks.”
    “Sai che vi adoro, Rose. Ma non posso non chiedermi perché avete questa cieca fiducia che tutto andrà per il meglio. Io ho una paura tremenda di farle del male non appena perderò il controllo di me stesso. E so che non me lo perdonerò mai, se dovesse accadere.”
    “Jazz… tu pensi troppo. Rilassati, fai un bel respiro profondo e asseconda i tuoi desideri. E se senti che stai per perdere il controllo, guardala negli occhi: ti ricorderai perché lo stai facendo. E fidati: sarà la cosa più meravigliosa che avrai fatto nella tua vita.” Mi diede un bacio sulla guancia, mi strinse a sé e poi mi lasciò da solo, mentre Bella finiva di salutare tutti. Sospirai prima di avvicinarmi a lei.
    “Signora Withlock-Hale,” le sussurrai in un orecchio, facendo scivolare un braccio lungo la sua schiena per stringerla a me. “Pronta per la nostra prima notte di nozze?”
    Bella annuì, guardandomi dritto negli occhi. “Sono tua, signor Withlock-Hale. Ti amo.”
    “Ti amo da morire.” La baciai a lungo, mentre Rosalie ed Emmett ci raggiungevano con la Mercedes di Carlisle. Ci avrebbero accompagnati all’aeroporto di Seattle e poi sarebbero tornati a casa.

    *****


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  6. .

    Bella-s-POV


    Quando mi svegliai, mi sembrava di essere in un sogno. Ero in una tenda, con Jasper seduto il più lontano possibile da me. Da fuori proveniva una strana luce, e il suo sguardo era concentrato su qualcosa. Cercai di muovermi, e mi resi conto che il sacco a pelo era chiuso. Così feci scorrere la zip e mi avvicinai a Jasper. Gli accarezzai la guancia e lui mi prese la mano, ma non si voltò a guardarmi. Sospirando, mi diedi un pizzicotto sul braccio.
    “Ahi,” dissi guardando il punto che si arrossiva sempre di più. Non era un sogno.
    “Cosa stai facendo?” Finalmente Jasper mi guardava.
    “Niente, volevo attirare la tua attenzione.”
    “Scusami, ero concentrato ad ascoltare le emozioni di Seth.”
    Mi guardai intorno, registrando solo allora che Seth era sparito. “É già iniziato?”
    Jasper scosse la testa. “Manca poco. Ma lui è già trasformato, per ascoltare Sam e gli altri.”
    Mi strinsi a Jasper, che mi lasciò accomodare sulle sue gambe e restammo in silenzio per un tempo lunghissimo. All’improvviso sentii Jasper irrigidirsi e non capii perché. “Cos’hai?”
    In un istante, Jasper fu in piedi, la tenda era divisa in due e si afflosciava sul terreno. Mi spinse dietro le sue spalle, per proteggermi, ma ancora non capivo cosa stesse accadendo. “Jasper?”
    “Seth, vattene!” Il mio miglior amico sparì veloce nel bosco.
    “Jasper!” urlai. Ero spaventata, confusa.
    “Victoria… è qui.” Jasper si mise in posizione di attacco. “E non è sola.”
    Ci volle qualche istante – che a me sembrò un’eternità – prima che Victoria e il suo cagnolino ci raggiungessero. Lui era appena un ragazzo, biondo e con due occhi rossi accesi. Era parecchio muscoloso, ma non era molto più grande di me. Lei era uguale a come la ricordavo dall’unica volta che l’avevo vista: capelli rosso arancio che somigliavano a vampe di fuoco, occhi neri per la sete e labbra chiuse in una linea perfettamente dritta. Era logico capire come avrebbe agito: il ragazzo avrebbe attaccato Jasper, lasciandomi scoperta. E lei ne avrebbe approfittato per uccidermi prima che Jasper potesse liberarsi. Semplice e geniale. Mi sentivo male, mi veniva da vomitare per la paura.
    “Riley, giusto?” Jasper cercò di attirare l’attenzione del vampiro giovane. “Non lasciare che Victoria ti faccia uccidere. Sai che è una gran bugiarda. Scommetto che i neonati nella radura si aspettano di vedervi tornare da loro, per aiutarli. Ma non lo farete. Una volta che Victoria avrà ottenuto ciò che vuole, ti abbandonerà qui, a morire. Mentre lei scapperà via, lontana.” Jasper si mosse di un passo verso sinistra. “Lei non ti ama. Ha amato solo una persona, nella sua vita. Ed era un certo James, che io e la mia famiglia abbiamo ucciso un anno fa. Ti sta solo usando, Riley. Devi capirlo, finché sei in tempo.”
    “Non è vero, Riley. Io amo te,” disse Victoria guardando da Jasper a Riley. “É lui il bugiardo. Ti ho parlato dei loro trucchetti mentali.”
    “Ti confondi con mio fratello Edward, mia cara.” La voce di Jasper era calma e risoluta. “Io non faccio giochetti mentali. Posso sentire le vostre emozioni. Riley, so che hai sempre dubitato di Victoria. Sai che sa mentire bene. Puoi ancora salvarti la vita. Vattene, ricomincia la tua esistenza da un’altra parte. Non ti cercherò per farti fuori. Non mi hai fatto nulla, per ora.” Si voltò verso Victoria. “Sento ancora il tuo odio nei confronti miei e della mia famiglia, per aver ucciso James. Non puoi negarlo. Al solo nominare James, si scatena l’inferno dentro di te.”
    “Riley, attaccalo. Lo sai che non ti ho mai mentito.”
    Riley si preparò, in posizione di attacco. Serrò la mascella e tese le spalle. Victoria era pronta ad agire, non appena Jasper si fosse allontanato abbastanza da me. Era la fine ormai.
    Un ringhio improvviso, mi costrinse a voltarmi. Seth era tornato da noi, e si avventò su Riley. Victoria guardò la scena solo per un attimo, prima di tornare a guardare me. Jasper la stuzzicava, facendole credere di potersi avvicinare per poi ricacciarla indietro in un istante.
    Seth continuava a strappare pezzi di Riley, lanciandoli lontani nella foresta mentre si allontanava quando il vampiro provava a colpirlo. Victoria era tormentata. Voleva fuggire, per non farsi uccidere. Ma non riusciva a staccare gli occhi da me. Jasper ne approfittò subito.
    “Se te ne vai, Victoria… non avrai mai più una possibilità come questa. Lo sai anche tu. Dopo stanotte, Bella non rimarrà sola neanche per un istante. E tu non riuscirai ai a vendicare James. É questo che vuoi?”
    Victoria si lanciò contro Jasper, che la schivò senza problemi. Intanto Riley colpì Seth ad un fianco con un pugno.
    “Seth!” Urlai disperata mentre il mio migliore amico guaiva per il dolore.
    Seth si rialzò, zoppicando. Si teneva lontano da Riley, ma lui continuava ad attaccarlo. Mentre indietreggiava, si avvicinò a Jasper. La coda del lupo sfiorava la sua schiena. Victoria riprese ad attaccare Jasper. Riley si distrasse per un istante, e Seth ne approfittò per strappargli un altro pezzo. Ma il vampiro reagì colpendolo al petto. Seth volò per tre metri, schiantandosi poi con una potenza incredibile contro il muro sopra la mia testa e crollava a terra a pochi centimetri da me. Dalla roccia caddero diversi frammenti. Istintivamente, mi accovacciai a raccogliere una scheggia tagliente. La strinsi nella mano incerottata, che faceva male. Ma non osai lasciare andare la pietra mentre osservavo i due vampiri adulti combattere furiosamente. Riley nel frattempo si avvicinò a Seth, pronto per affondare il colpo mortale. Senza pensarci due volte, affondai la pietra nell’avambraccio e feci scorrere la punta affilata sulla carne. Victoria si voltò immediatamente a guardarmi. Jasper sospirò. E poi, non so bene cosa accadde. Seth fu nuovamente in piedi, a schermarmi dal pericolo. Sentii l’urlo agghiacciante che riempì l’aria. Doveva essere Riley, perché non riconobbi la voce. Victoria cercò di attaccarmi credo, ma dopo un istante la vidi volare in aria e sbattere contro un albero. Solo allora Seth si allontanò da me per rivolgersi nuovamente contro Riley. Jasper era pronto ad intercettare Victoria che stava puntando su di me. Qualche istante dopo, da dove doveva trovarsi Seth non proveniva più alcuna voce. Solo un rumore metallico – probabilmente i denti del lupo che strappavano gli arti e il resto del corpo del povero vampiro. Victoria cominciò ad indietreggiare, ma Jasper la stuzzicò di nuovo. Lei però rinunciò ad attaccarmi e corse nella foresta. Jasper la raggiunse e con un breve morso le staccò la testa. Chiusi gli occhi. Non volevo più vedere nulla. Era stato troppo… non riuscivo a credere a quanta paura avessi provato in quei pochi minuti – o forse erano ore? - in cui Jasper e Seth avevano rischiato tutto per proteggermi. Fu solo quando sentii la mano fredda di Jasper sul mio braccio che li riaprii. Alle sue spalle, vidi Seth che controllava un fuoco. Stavano bruciando i resti dei due nemici.
    “Tesoro, ora puoi mollare la pietra.” La voce di Jasper era dolce, ma sentivo un lieve accenno di cautela. Abbassai lo sguardo sulla mia mano. Stringevo ancora la pietra, che si stava riempiendo di sangue che colava dalla ferita sulla mano che si era riaperta. La lasciai cadere stupita.
    “Scusa...” fu l’unica parola che riuscii a pronunciare.
    Jasper mi baciò, poi si voltò verso ciò che restava della tenda e in un attimo lo ritrovai a fasciarmi il braccio e la mano. “Non devi scusarti. Ma potresti evitare di rifare una cosa così stupida?” Non sembrava arrabbiato, ma mi sentii comunque in colpa.
    “Volevo aiutarvi. Seth era ferito e tu...”
    “Seth stava fingendo per sorprendere Riley, Bella. Stava benissimo.” Il suo sguardo era serio. “Ma ho rischiato l’infarto. Riley era così vicino a te… Promettimi che non ci proverai mai più. Non ne vale la pena.”
    “Lo prometto. E poi, tra un paio di mesi sarò una vampira. Quindi non potrò più farmi male.”
    Un ululato straziante sopraggiunse in quell’istante da Seth. Ci voltammo entrambi per vederlo rannicchiato a terra, ululante.
    “Seth! Che succede?”
    “Non può rispondere, Bella. Vedo solo che è parecchio agitato. Deve esserci stato un problema alla radura.” Jasper sembrava teso. “Dobbiamo andare dagli altri. C’è un problema di cui non ti ho parlato, prima.”
    “Quale?”
    “I Volturi… stanno per arrivare.” Improvvisamente mi mancò il respiro. “Non sono Aro e gli altri. Solo la squadra addetta alla pulizia. Ma dobbiamo tornare giù, per non dar loro motivi di cercare altro.” Si voltò verso Seth. “Va’ a casa. Sono sicuro che, qualunque cosa sia accaduta, la risolveremo insieme. Ma non dovete assolutamente farvi vedere dai Volturi. Corri, Seth!” Il lupo non se lo fece ripetere due volte.
    Intanto Jasper radunò le nostre cose, mi prese in braccio e schizzò a tutta velocità nel bosco. Raggiungemmo gli altri in men che non si dica. Il branco era sparito, ovviamente. Jasper mi mise giù.
    “Cos’è accaduto? Chi si è ferito?” chiesi a nessuno in particolare.
    Fu Carlisle a rispondere. “Bella, il tuo amico Jacob...”
    “Jake?” Mi sentii mancare il respiro. Gli occhi si riempirono di lacrime istantaneamente.
    “Aspetta, lasciami finire. Sta bene, è vivo. Ma un vampiro lo ha stretto tra le sue braccia e gli ha rotto quasi tutte le ossa del lato destro.”
    “Ma come…?”
    “Stava salvando un altro lupo. Nessuno aveva visto il vampiro. E’ spuntato all’improvviso. Sam e gli altri lo hanno riportato a casa, e appena finiamo qui andrò a visitarlo. Sta’ tranquilla, andrà tutto bene.”
    “Quanto manca?” La domanda di Jasper sarebbe suonata strana, se non avessi saputo che i Volturi erano in arrivo.
    “Se proprio ti interessa, mancano tre minuti.” Alice era scocciata, come al suo solito.
    In quel momento, mi sentii osservata. Ma non era uno dei Cullen. Nella radura c’era un altro vampiro: una ragazza, giovanissima. Avrà avuto forse quindici anni. Era magra, con capelli neri e occhi rosso brillante. Mi guardava con desiderio.
    “Carlisle, che sta succedendo?” Jasper mi spinse alle sue spalle.
    “Si è arresa. Non era in grado di combattere, Jasper. Era così spaventata che ha rischiato di farsi ammazzare. Così le ho promesso di tenerla con noi e insegnarle a cacciare animali.”
    “Non mi sembra il caso...”
    “Jasper, dobbiamo darle una seconda possibilità. Non sapeva cosa stava facendo. Non è colpa sua.”
    “Ci siamo,” si intromise subito Alice, guardandomi con astio.
    A quel punto sbottai. “Si può sapere cosa ti ho fatto stavolta?”
    “E me lo chiedi anche? Guardati intorno. Hai scatenato un inferno, che noi abbiamo dovuto sistemare. E hai quasi rischiato di uccidere Edward!”
    “Io non ho fatto nulla!”
    “Ma uno di loro sì! E loro cercavano te!”
    “Basta! Alice, falla finita! Edward ha solo un graffio, passerà nel giro di pochi minuti. E poi la colpa è solo sua. Se avesse fatto ciò che gli era stato chiesto, invece di credersi un supereroe, non si sarebbe fatto nulla. Nessuno gli ha chiesto di mettersi in mezzo ad ogni coppia di lottatori. Doveva solo occuparsi di un misero vampiro. Siamo capacissimi di combattere anche senza che lui si atteggi a salvatore della patria!” Rose era avvelenata. Probabilmente Edward le aveva impedito di uccidere qualcuno.
    “Basta, ragazze. Sono qui. Non serve a nulla litigare, ora.” Carlisle parlava a voce bassissima, ma riuscii a cogliere tutte le sue parole.
    Si riunirono tutti insieme, io al centro, protetta e al sicuro tra Jasper, Carlisle, Esme, Rose ed Emmett. Edward e Alice restarono ad un centimetro di distanza. All’improvviso li vidi, apparirono da un punto più a nord rispetto a dove eravamo noi. C’era Jane, con Felix e altri tre vampiri che non riuscii a riconoscere.
    “Jane, che sorpresa.” Carlisle salutò i nuovi arrivati con la sua solita voce tranquilla.
    Gli occhi di Jane saltavano dall’uno all’altro, per posarsi alla fine sulla neonata sconosciuta. “Voglio una spiegazione.”
    “Si è arresa… e le ho offerto una seconda possibilità,” rispose Carlisle senza scomporsi.
    “Non spetta a voi decidere. E i Volturi non danno mai seconde possibilità.” Jane guardava me. “Quanti erano, i vampiri che vi hanno attaccato?”
    “Diciotto neonati più due vampiri esperti.”
    “Venti vampiri… e ne siete usciti senza un graffio. Impressionante. E perché erano qui?”
    “La creatrice dei vampiri, Victoria, aveva un conto in sospeso con Bella.” Stavolta fu Jasper a rispondere.
    “Ah… beh, era prevedibile. Sono contenta che siate ancora vivi.” Fece un cenno a qualcuno alle sue spalle. “Felix, occupati di lei.”
    “Aspetta! Possiamo prenderla con noi, insegnarle come stare a contatto con gli altri senza rivelare il segreto.” Ora il tono di Carlisle era ansioso.
    “Te l’ho già detto. Nessuna seconda occasione. E poi ho voglia di tornare a casa. Felix!” Distolsi lo sguardo, ma non potei evitare di sentire le urla della povera ragazza. Quando tornai a guardare i Volturi, Jane mi scrutava. “Ricordatevi che anche voi potreste fare la sua stessa fine, se per settembre la vostra ‘amica’ non sarà trasformata in una di noi.”
    “Non preoccuparti, Jane. E’ già tutto organizzato.” Jasper mi strinse a sé.
    “Lo spero per voi,” rispose Jane con tono piatto. Poi si voltò e sparì nel bosco, con i tre bestioni alle sue spalle.

    *****


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    Edited by Nike8437 - 11/9/2019, 17:55
  7. .

    Jasper-s-POV


    Tornai a casa e ci preparammo alla battaglia. Seth avrebbe tenuto Bella al caldo e al sicuro. I lupi avrebbero intercettato un gruppo di vampiri e noi l’altro. Alice era sicura che, una volta sentita la scia di Bella, i neonati si sarebbero divisi per ottenere il massimo vantaggio. Era tutto programmato, tutto perfettamente sincronizzato. Eppure mi sentivo in ansia. E non capivo perché.
    “Piantala, Jasper! I tuoi pensieri sono fastidiosi!” Eravamo tutti in salotto, tesi e concentrati.
    “Fatti i fatti tuoi, allora. Ed esci dalla mia testa!”
    “Non posso se continui a pensare così intensamente. Va’ a farti una doccia fredda o un giro nei boschi, così mi lasci in pace.”
    “Idiota.”
    “Ragazzi, la situazione è già abbastanza complicata così com’è. Non peggioriamola, vi prego.” Carlisle si alzò dal divano e raggiunse la finestra. Guardava fuori, pensieroso.
    Fissai Carlisle, poi spostai lo sguardo su Esme, Rose… Li sto mandando al massacro solo per salvare la compagna della mia vita. Sono un mostro.
    “L’hai capito, finalmente! Alleluja, il Depresso è rinsavito!” La risposta di Edward lasciò tutti sorpresi.
    “Cosa significa, Edward?” Carlisle si avvicinò a lui, scrutando entrambi.
    “Finalmente Jasper ha capito quanto è stupida la sua infatuazione per Bella. Possiamo tornarcene alla nostra vita di prima.”
    “Ti ha dato di volta il cervello?” ringhiai furioso. “Non ho mai detto o pensato una cosa simile. Mi stavo solo incolpando di aver coinvolto tutti voi in questa battaglia per salvare Bella. Se qualcuno si farà male, sarà solo colpa mia. E questo non potrò mai perdonarmelo. Ma non ho mai – nemmeno per un istante – pensato che Bella sia solo un’infatuazione passeggera. Falla finita!”
    “Jasper, Bella fa parte della famiglia.” Ora fu Esme ad alzarsi e avvicinarsi a me. “Combatteremo per proteggerla, come faremmo per Rose, o Alice. Non si farà male nessuno… e anche se fosse, non sarà certo colpa tua o di Bella. Smettila, ti prego, di farti del male. Vorrei che tu ti sentissi parte integrante di questa famiglia, e che capissi che le cose le faremo sempre insieme… nel bene e nel male.”
    “Esme, io non… non è che non mi sento parte della famiglia. É solo complicato...”
    “Jasper,” Carlisle mi bloccò prima che potessi cercare di spiegarmi. “Per te è stato più complicato che per gli altri entrare in una famiglia di vampiri vegetariani. La tua ‘educazione’ ti lascia ancora disorientato, e lo capiamo. E di sicuro, il fatto di aver perso quella che credevi la tua compagna, è stato un colpo troppo forte.” Alice sbuffò. Roteai gli occhi. “Non sono stati facili, questi cinquant’anni. Ma ora che sei finalmente tornato a vivere, a sorridere… vogliamo che tu possa continuare a sentirti così in eterno. E se questo significa affrontare i Volturi o un esercito di neonati, così sia. Ne pagheremo le conseguenze quando verrà il momento.” Fece una breve pausa. “Per questo pensavo che, forse… sarebbe meglio se tu domani non combattessi con noi.”
    “Cosa?”
    “Non fraintendere. Ti vogliamo al nostro fianco, sei il nostro miglior elemento in frangenti come questo. Ma ora non sei lucido.” Provai a protestare, ma Carlisle mi zittì. “Sei angosciato per aver lasciato Bella da sola, su in montagna. Non mi serve il potere di Edward per capirlo. Ti conosco troppo bene. E se fossi nella tua stessa situazione, mi preoccuperei anche io per Esme.” Rivolse un sorriso amorevole a sua moglie. “E credo che anche Bella si senta angosciata, lì in cima, senza sapere cosa accadrà. E questo non va bene, Jasper. Perché se domani, durante la battaglia, dovessi distrarti per pensare a Bella, ti farai male. E anche noi, perché ovviamente correremmo in tuo soccorso. E potrebbe accadere un disastro.”
    Ovviamente aveva ragione. Per combattere i neonati ci voleva concentrazione. E il pensiero di Bella così vicina, ma anche così distante, poteva essere un problema. Mi sarei chiesto di continuo se fosse accaduto qualcosa, senza poter avere una risposta. “Non posso lasciare che ve la vediate da soli con loro.”
    “Ti ricordo che non saremo soli. I lupi ci daranno una mano. Seth poi potrebbe avvisarvi se ci saranno problemi e potrete arrivare da noi in un istante.”
    “Non so leggere la sua mente. Sarò totalmente al buio.”
    “Questo è vero. Sarebbe stato meglio se fosse stato Edward ad innamorarsi di lei.”Edward fece un verso, come se si stesse strangolando. “Ma non importa, Jasper. Troverai il modo di comunicare con Seth, se ci fossero problemi.”
    “Carlisle...”
    “Sei tu lo stratega, Jasper. Sai che allontanarti dal campo di battaglia è la scelta più giusta. Lo faresti anche tu, pur di mantenere alta la concentrazione del gruppo.”
    Non potei rispondere a questa sua logica. “D’accordo. Domattina provvederò a coordinare voi e loro, poi raggiungerò Bella.”
    “Jazz… va’ da lei ora. Sappiamo cosa dobbiamo fare, Alice ci avviserà non appena saranno vicini e ci prepareremo. E coordinerò io stessa i lupi, con l’aiuto di Edward. Sta’ tranquillo, andrà tutto bene. Ma per favore, metti fine alla tua angoscia e a quella di Bella. Già me la immagino lì, in montagna, a tormentarsi le mani perché non sei con lei e non potrà vederti fino a domani.” Rose mi si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia. “Ti faremo sapere come va, in un modo o nell’altro. Non sarete soli.”
    Cercai di protestare ancora, ma era una lotta impari: quattro contro uno. Impossibile vincere. Così li abbracciai tutti, nessuno escluso, e mi precipitai verso il luogo in cui Bella e Seth si erano rifugiati, stando attento a non finire nella loro scia per evitare di compromettere il piano. Mi ci volle poco per raggiungere la tenda. Bella sicuramente era dentro, coperta dalla testa ai piedi per ripararsi dal freddo pungente.
    “Seth, non potevo chiederglielo. Sarei stata egoista.” La voce di Bella sembrava triste.
    “Secondo me avresti dovuto dirglielo. Almeno saprebbe come stai.”
    “Sono già stata egoista una volta, con lui. Quando gli ho intimato di trasformarmi. Non gli ho dato scelta, e lui ha dovuto cedere. Non commetterò lo stesso errore, anche se dovessi soffrire le pene dell’inferno.”
    “Ma Bella, magari avreste trovato un compromesso.”
    “Avrebbe finito per cedere.”
    “Non puoi saperlo.”
    “Sì, invece. Perché gli avrei detto che senza di lui sarei morta di paura, nell’attesa che si concludesse questa faccenda. Che non avrei sopportato l’idea di restare qui, da sola, ad aspettarlo. Che avrei fatto di tutto pur di raggiungerlo e aiutarlo con i neonati. E lui non avrebbe avuto altra scelta che restare con me qui, al sicuro, lasciando gli altri in balia di quei vampiri. E io mi sarei sentita male per averlo costretto a fare una cosa simile.” La sua voce divenne roca, forse perché stava singhiozzando.
    “Bella, calmati. Ti terrò compagnia io. Vedrai che ce la caveremo bene. E se non vuoi dormire, non importa. Ti terrò sveglia in qualche modo.”
    Ma perché Rose ha sempre ragione? Sono io quello empatico, eppure lei riesce a capire Bella molto meglio di me. Sarà l’istinto femminile? Senza far rumore, mi avvicinai alla tenda e la aprii. Seth si era già accucciato, in posizione di difesa, mettendosi di fronte a Bella. “Seth… sono Jasper. Rilassati.”
    Vidi Bella guardarmi come se fosse la prima volta. I suoi occhi si illuminarono come due stelle nel cielo limpido. “Jasper… che ci fai qui?”
    Entrai nella tenda, richiudendola alle mie spalle per non far entrare l’aria fredda. Seth era appiccicato a Bella, per tenerla al caldo. Mi tenni in disparte. “Mi hanno mandato gli altri. Pensano che sarei inutile in battaglia domani. Non facevo altro che pensare a te, a come stavi, se avevi freddo, se eri spaventata… E in quello stato, in battaglia, avrei solo rischiato di morire e far uccidere la mia famiglia. Così mi hanno spedito qui. Per stare con te.” Sorridevo alla mia Bella, pur tenendomi a distanza per non congelarla.
    “E non hai paura che Esme, Rose e gli altri si facciano male?” Bella avrebbe voluto avvicinarsi, ma non appena si staccò da Seth, cominciò a tremare dal freddo.
    “Bella, siamo in vantaggio sui neonati.” Le sorrisi, cercando di tranquillizzarla. “Li stiamo attirando dove siamo più forti. E li coglieremo di sorpresa con il branco. Non possono batterci, è impossibile.” Poi mi rivolsi a Seth. “Domani, durante la battaglia… non potremo comunicare. Io non sono in grado di leggere i tuoi pensieri, e tu da lupo non potrai parlare con me.”
    “Non ci avevo pensato.”
    “Potremmo cercare una soluzione, ma non credo ne valga la pena. Mi basta che tu resti concentrato su ciò che accade nella radura, e in caso fosse necessario, magari potresti tornare umano e riferirmelo.”
    “Ok… ma vorrei trovare un modo per comunicarti tutto.”
    “Tranquillo, Seth. Purtroppo non ho il potere di mio fratello Edward. Però posso leggere le tue emozioni, quindi capirò se sei teso, spaventato o tranquillo. E capirò almeno in parte se ci sono problemi.” Notai che gli occhi di Bella iniziavano a chiudersi. Era stanca, tesa, agitata… e il corpo di Seth era davvero bollente. “Bella, amore. Dovresti dormire un po’. E anche tu, Seth. Riposatevi mentre io farò la guardia. Non accadrà nulla, ovviamente. Ma tanto non posso dormire.”
    Bella cercò di protestare, ma non aveva abbastanza forze. Così lei e Seth si infilarono nel sacco a pelo e si addormentarono entrambi, poco dopo. Rimasi lì, immobile, a guardarli per tutta la notte mentre fuori dalla tenda la tempesta infuriava.

    *****


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  8. .

    Bella-s-POV


    Passai tre giorni d’inferno. Il solo pensiero di dover restare in montagna, con Seth come unica compagnia, e lasciare che Jasper combattesse con i neonati era insopportabilmente penoso. Ma ero già stata abbastanza egoista con lui, quando gli avevo chiesto – no, intimato – di trasformarmi o lasciare che lo facesse Carlisle. Perciò, anche se con la morte nel cuore, mi preparai a stargli lontana per un’intera giornata. Venerdì sera avrei lasciato il mio sangue nella radura dove i Cullen volevano attirare i neonati, poi con Seth ci saremmo accampati in montagna e saremmo rimasti in attesa che Jasper venisse a prendermi per riportarmi a casa. Fingevo che questo piano mi andasse a genio… ma lui ovviamente sapeva che avrei voluto che restasse con me. Non glielo avrei mai chiesto però. Il giovedì sera tutti i Cullen, compreso Jasper, andarono a caccia, per mettersi in forze. Seth e Jake rimasero di guardia fuori casa mia, solo per precauzione. E per la prima volta in quasi due anni tornai ad avere gli incubi. Quando Jasper tornò, mi prospettò il piano che aveva in mente.
    “Tra poco Rose verrà per invitarti ad un pigiama party da noi. Tua madre sicuramente accetterà, perché Rose dirà che sarà sola in casa.” Mi accarezzò i capelli. “Poi passeremo la mattinata e il pomeriggio al cottage, finché non dovremo andare al luogo d’incontro con Seth. Lì dovrai stare attenta a segnare ogni albero e foglia con il tuo odore, e poi potrete partire. Ti ho già preparato uno zaino con una tenda, una giacca a vento, cibo liofilizzato e quant’altro possa essere necessario in montagna. Purtroppo si scatenerà una tempesta da quelle parti nella notte, e arriverà la neve. Quindi portati qualcosa di pesante, per favore.”
    Annuii, guardandolo con aria triste. “Ok. Ma credo che il calore di Seth sarà più che sufficiente.” Jasper mi guardò in maniera interrogativa. “É una cosa da Quileute. Sembra sempre che abbia la febbre quando mi abbraccia in forma umana.”
    “Meglio così. Almeno saprò che il freddo non sarà un problema.” Mi baciò, poi sparì dalla mia camera.
    Sospirai, poi iniziai a preparare lo zaino con la roba da portarmi per la montagna: due maglioncini di lana, un cappello, guanti, sciarpa, scarponi, pantaloni da neve e una coperta di lana. Non dovetti attendere molto per l’arrivo di Rosalie. Scesi di sotto mentre mamma apriva la porta.
    “Signora Swan, salve.” Rose sorrideva a mia madre. “Sono venuta a chiederle un favore.”
    “Dimmi pure, cara.”
    “Posso rapire Bella per tutto il giorno e tutta la notte? Vorrei andare a fare shopping, ma la mia famiglia andrà in campeggio e io non vorrei andarci da sola...”
    “Per lo shopping, penso che possa andare bene. Ma la notte…?”
    “I miei torneranno domani sera. E non mi piace restare da sola, in casa, di notte. Così pensavo, forse a Bella potrebbe piacere venire da noi e farmi compagnia. Una specie di pigiama party.” Rose guardò mia madre speranzosa. “La riaccompagnerò da voi domani sera dopo cena, lo giuro!”
    “Sarai davvero sola?” Mio padre si intromise nella conversazione.
    “Eh sì,” rispose Rosalie sospirando con aria afflitta. Era davvero una brava attrice.
    “Beh… se Bella non ha nulla in contrario, per noi va bene.” Mamma si voltò verso di me. “Bella, Rose vuole sapere se vuoi andare a dormire da lei stanotte… e accompagnarla a fare shopping nel pomeriggio.”
    “Sì, mi piacerebbe.” Strizzai l’occhio a Rose mentre i miei non guardavano. “Vado di sopra a preparare una borsa col pigiama allora.”
    Salii in camera e feci finta di preparare una borsa per la notte. Poi scesi con lo zaino sulle spalle.
    “Fate le brave, mi raccomando. E per qualsiasi evenienza, chiamate e arriveremo subito. Intesi?”
    “Grazie, mamma.”
    “Grazie, signora Swan. A domani,” Rose rivolse loro un altro sorriso luminoso, prima di condurmi verso la sua BMW rosa.
    “Non potevi prendere la Mercedes?”
    “No… è questa la mia auto. E voglio guidarla.”
    “Ok...”
    Quando arrivammo davanti casa Cullen, Jasper ci fu accanto in un istante. “Grazie, Rose. Ci vediamo più tardi, al cottage.” Mi prese in braccio, mentre Rosalie riportava la BMW in garage, e ci trasferimmo al cottage.
    A ora di pranzo, Esme portò una teglia di lasagne al forno tutta per me, con un tortino al cioccolato e panna come dolce. Avevo parecchia fame, ma non riuscii a gustare del tutto il lauto pranzo. Nella mia testa continuava ad aleggiare la richiesta che Jasper non combattesse. Non so perché mi sentissi così. Avevo passato molte notti senza di lui, e me l’ero sempre cavata alla grande. E poi avrei avuto Seth al mio fianco, per fare due chiacchiere o per farmi scaldare in caso morissi di freddo. E Jasper sarebbe arrivato al mio fianco non appena fosse tutto finito. Eppure, avevo questa sensazione di bruciore allo stomaco, che non mi lasciava mai. Di tanto in tanto sentivo il potere di Jasper mentre cercava di rilassarmi, forse pensava che avessi paura che uno di loro – uno qualunque – potesse farsi uccidere. In parte era vero, e la cosa mi terrorizzava a morte. Non volevo perdere nessuno di loro… nemmeno Edward o Alice, nonostante tutto. Ma era il volermi lasciare in disparte, senza sapere cosa sarebbe accaduto, a spaventarmi di più. Quando giunse l’ora, per me, di raggiungere Seth, Jasper dovette trascinarmi fuori dal cottage. Non riuscivo nemmeno a camminare per la paura. La minaccia stava diventando sempre più reale, ora. E maledissi Jasper per non aver voluto trasformarmi quando ancora poteva. Li avrei aiutati a combattere, e Victoria non sarebbe stata un problema. Ma ormai era troppo tardi. Avrei dovuto lasciare che il destino si compisse, e avrei dovuto limitarmi a lasciarlo andare per un’intera giornata.
    “Ciao, Bella. Sei pronta?” Seth era appena arrivato nel luogo dell’incontro. Era a petto nudo, come al solito, nonostante la temperatura cominciasse a scendere. Per me almeno.
    Jasper mi fece scendere dalle sue braccia e passò lo zaino con la roba del campeggio a Seth. “Amore, cerca di andare un po’ verso nord toccando tutto ciò che ti capita a tiro.”
    “Nord?”
    Jasper sorrise, poi mi indicò il punto da cui sarei dovuta partire e il giro che avrei dovuto fare. Cercai di fare in fretta, ma ero solo una stupida umana. Perciò ovviamente ci volle un’eternità a segnare tutto il cammino. Toccai tronchi di alberi, foglie, rovi… Poi Jasper mi suggerì di passare le mani tra i capelli, e lasciarne cadere qualcuno qua e là, per accentuare l’odore. Per essere ancora più scrupolosa, ovviamente caddi a terra e mi graffiai una mano che prese a sanguinare. Però questo mi diede l’idea per segnare il bosco con un odore ancora più irresistibile per i neonati. Quando tornai finalmente da loro, la mia mano era coperta di fango e pezzi di corteccia. Scuotendo la testa, Jasper accennò un sorriso. Poi rovistò nello zaino che aveva passato a Seth e tirò fuori ovatta, acqua ossigenata, cerotti e fazzolettini imbevuti. Con calma e precisione, mi pulì la mano, disinfettò la ferita e mi mise un bel cerotto sul graffio, prima di baciarla.
    “Come fai?” gli chiesi stupita.
    “A far cosa?”
    “Resistere così bene al mio sangue.”
    “Non lo so. Forse ti amo troppo per rischiare di darla vinta al mostro che c’è in me.” Mi baciò. “Seth,” disse poi rivolgendosi al mio amico e tirando fuori dalla tasca una mappa. “Devi portarla qui. So che puoi farcela, e so che ti ci vorrà del tempo. Ma avete tutto il pomeriggio per salire.” Mi fece una carezza sorridendomi. Ma i suoi occhi tradivano la sua angoscia. “Tu resta al caldo e non fare stupidaggini, amore mio. Ti prego!”
    Annuii, poi lasciai che mi baciasse a lungo, con disperazione. Quando Seth mi prese tra le sue braccia, lui tornò dagli altri. E io sentii i miei occhi velarsi di lacrime.
    “Tranquilla, Bella. Non resterete separati a lungo. Domani a quest’ora potrebbe essere già tutto finito.” Seth iniziò a correre verso la montagna, mentre l’aria diventava man mano più fredda. Prima di uscire dal cottage avevo indossato una delle maglie di lana e il giaccone. Nello zaino avevo lasciato il resto, da indossare in caso fosse stato troppo freddo per me. Durante il tragitto chiacchierammo di molte cose, ma non della battaglia. Nessuno dei due era tranquillo. E soprattutto, a nessuno dei due piaceva restare in disparte mentre gli altri rischiavano la vita. Ma era stato deciso così. Ormai era solo questione di non pensarci e cercare di non complicare la vita a chi combatteva per salvarmi.

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  9. .

    Jasper-s-POV


    Alle tre meno cinque, svegliai Bella – che si era appisolata mentre la cullavo – e ci precipitammo sul luogo dell’incontro. La mia famiglia era tutta lì… compresi Edward e Alice che si tenevano in disparte. Feci scendere Bella dalle mie spalle e li raggiunsi a velocità umana. Bella sembrò rendersi conto di qualcosa.
    “E’ il campo da baseball.” Annuii. La vidi riflettere su qualcosa, e morivo dalla voglia di sapere a cosa stava pensando. “E se fosse tutto collegato?”
    “Cosa, amore?”
    “Il vampiro che ha preso la mia roba, l’esercito di neonati… la ricomparsa di Victoria.”
    “Cosa c’entra Victoria, adesso?”
    “Magari, quando è scappata da qui potrebbe aver raggiunto il Texas, e aver saputo dell’esercito di neonati creati ai tempi in cui eri un neonato tu stesso. E potrebbe aver pensato di mandare avanti qualcuno, per evitare le visioni di Alice. Lei sa come funzionano, James glielo ha sicuramente detto.”
    Il suo ragionamento non faceva una piega. E mi sorprese per la seconda volta in meno di ventiquattro ore. “Victoria… sì, potrebbe essere. Sicuramente Alice l’avrebbe vista se avesse deciso di venire ad attaccarti. Ma così… potrebbe avere una chance di sorprenderci.” La guardai negli occhi. “Sei molto perspicace, oggi.”
    “Credo sia questo posto. Ho ancora stampata nella mente quella sera, quella in cui James voleva uccidermi. E qualcosa, mentre ci pensavo, è scattato. Deve esserci Victoria dietro. Ne sono certa.”
    “Lo penso anche io. Ma ora devo concentrarmi sulla lezione. Ti va di restare in disparte mentre io e gli altri fingiamo di combattere?” Lei annuì.
    “Oh, fantastico. Proprio quello che volevo.” Edward si stava lamentando di qualcosa.
    “Cos’hai ora? Si può sapere come mai sei sempre così acido da due anni a questa parte?”
    “E me lo chiedi anche? Non ti basta la motivazione che mi stai rovinando la vita perfetta che avevo?”
    Feci finta di pensarci su. “No, non basta. Se fosse solo quello ormai avresti capito che la tua vita ‘perfetta’ non è stata affatto rovinata da Bella o da me. Sei ancora vivo e in questa famiglia, mi pare. Quindi dovresti solo essere grato che a nessuno sia venuto in mente di romperti le ossa per i tuoi stupidi capricci.”
    Edward mi guardò come se avesse voluto uccidermi. “Io non sono un bambino capriccioso.” Prima che potessi rispondergli, aggiunse: “E comunque, i vostri amici lupi non si fidano abbastanza per venire in forma umana. Quindi mi toccherà farvi da interprete.”
    “Ah… e ti lamenti perché…?”
    “Non sono il tuo servetto, Jasper!” sbottò con rabbia. “Impara a leggere la mente e fattelo da solo, l’interprete!”
    “Sarà una lunga notte...” Chiusi gli occhi per cercare di calmarmi. Mi voltai verso il luogo da cui stavano per arrivare i lupi, dando così le spalle a quel borioso ipocrita ed egoista che era mio fratello. E pochi istanti dopo, dal bosco, vennero fuori dieci lupi enormi.
    Carlisle fece un passo in avanti, con prudenza. Non voleva spaventarli. “Benvenuti.”
    “Siamo qui solo per osservare. Non interverremo in alcun modo.” La voce di Edward era l’eco di quella del loro capo, Sam Uley.
    “Va bene,” rispose Carlisle. “Jasper ha esperienza in questo campo. Ci insegnerà come lottano i neonati, come sconfiggerli. E sono certo che anche voi potrete applicare queste nozioni al vostro modo di cacciare.”
    “Sono diversi da voi?” Sempre sam che parlava tramite Edward.
    “Sì. Sono molto giovani, avranno sì e no un paio di mesi. Sono fortissimi, ma non hanno alcuna strategia. Fino a stasera erano in venti… ma potrebbero diminuire. I neonati si scontrano spesso tra di loro.”
    “Quando arriveranno?”
    “Attraverseranno le montagne tra quattro giorni. Alice ci aiuterà ad intercettarli.”
    Dopo qualche istante di silenzio, mi avvicinai a Carlisle e mi voltai verso la mia famiglia. I lupi non avrebbero avuto difficoltà ad ascoltarmi. “Carlisle ha ragione. I neonati si azzuffano come bambini.” Lo sguardo involontariamente mi cadde su Edward. “Dovete ricordare due cose fondamentali: mai lasciarsi stringere tra le loro braccia e mai attaccarli in maniera prevedibile. Dovete sorprenderli, avvicinandovi di lato e continuando a muovervi.” Sorrisi. “Emmett, inizi tu. Vieni avanti.” Emmett era l’esempio perfetto per mostrare a tutti come combatteva un neonato. Si avvicinò a me. “Emmett sarà perfetto per simulare l’attacco di un vampiro giovane. Lui ha un attacco molto diretto. E i neonati attaccheranno nella stessa maniera.” Guardai Emmett, annuendo solo una volta. “Attaccami in modo semplice.” Feci qualche passo indietro, entrando nella mia modalità preferita. “Prova a prendermi, se ce la fai.”
    Prevedibilmente, Emmett mi attaccò frontalmente, con un sorriso furbo sul viso. Lo lasciai avvicinare quanto bastava, prima di scartare di lato e ritrovarmi alle sue spalle. Emmett provò e riprovò, ma non ebbe alcun successo. Ero troppo più agile di lui. E alla fine, fui io a prenderlo alle spalle, i denti a pochi centimetri dal suo collo.
    “Accidenti!” Emmett odiava perdere. “Ricominciamo!”
    “No, ora è il mio turno.” Edward si alzò dal suo posto e si avvicinò.
    Ci scrutammo a lungo, con astio. Ovviamente Edward non era al mio livello, nemmeno un po’. Ma aveva il vantaggio di leggere i miei pensieri. Dovevo essere più furbo e non pensare prima di agire. Il primo attaccò partì da Edward, che cercò di darmi un pugno allo stomaco, ma scartai velocemente a destra e cercai di colpirlo alla schiena. Lui si spostò veloce e andai a vuoto. Era una lotta ad armi pari, ma solo perché lui barava leggendomi la mente. Riprovammo più volte, sempre con più intensità. Era ovvio che Edward mirava a colpirmi sul serio, e non glielo avrei lasciato fare. Ma stava diventando una lotta molto intensa, e bastava una minima distrazione per dargliela vinta. Una volta Edward rischiò di farmi saltare il naso, ma per fortuna i miei riflessi erano più veloci del mio pensiero. E quando ormai la lotta sembrava destinata a non finire mai, feci un salto per evitarlo, ricadendogli alle spalle. Con un calcio, prima che potesse voltarsi, lo mandai a sbattere contro un albero. Lui si rialzò in un attimo, il volto contratto in un’espressione di puro odio Scattò in avanti…
    “Basta!” Carlisle si era messo in mezzo. “Edward, hai perso. Torna al tuo posto. E andiamo avanti con la lezione.”
    Edward era livido, ma fece come gli era stato ordinato. Guardai Bella, che era impallidita. Mi ricomposi, poi con un sorriso mi avvicinai a lei. “Scusa,” sussurrai sulle sue labbra prima di baciarla. Poi tornai al mio posto. Alice era già pronta. Ovviamente voleva vendicare il suo Edward. E ci sarebbe riuscita, purtroppo. Alice era troppo imprevedibile negli scontri, e nessuna strategia avrebbe potuto sorprenderla. Ma ci provai lo stesso. Lei rimase immobile mentre io mi avvicinavo a lei. Le fu quasi alle spalle, ma si spostò velocemente. Mi riavvicinai e di nuovo si spostò. Andammo avanti così, per qualche minuto, fin quando…
    “Preso!” Alice era salita sulle mie spalle, i denti pericolosamente vicini al mio collo. Mi irrigidì istintivamente.
    “Bene, Alice. Ora torna al tuo posto.” La mia voce sembrava più roca per via della tensione.
    Alice non accennava a scendere. Sentivo il suo fiato sul collo, sempre più vicino. Senza pensarci, mi mossi all’indietro, cercando di sbatterla contro un albero. Ma ovviamente si staccò da me un istante prima che colpissi l’albero, che fece un rumore fortissimo quando impattai contro la corteccia.
    “Jasper!” Bella urlò dalla paura, correndo verso di me mentre Alice se ne tornava tranquilla al suo posto, accanto a Edward. “Stai bene?” Mi scrutava con attenzione, cercando di cogliere segnali di malessere.
    “Tranquilla, amore. Sono più forte di una quercia secolare.” La baciai, per tranquillizzarla. “Ora tornatene al tuo posto.” Tornai al centro della radura e attesi che Bella fosse fuori dalla linea di fuoco prima di chiamare Carlisle, poi Rose e infine Esme. Con loro andai molto più lento, cercando di spiegare per bene cosa fare e cosa no. Emmett insistette per riprovarci. Lo accontentai, ma il risultato fu sempre lo stesso.
    “Basta così, per stasera.” Sospirai, poi mi voltai verso i lupi. “Domani sera ci alleneremo di nuovo. Se volete assistere, sarete i benvenuti.”
    “Ci saremo,” rispose Sam per bocca di Edward. E poi ci chiese di rimanere assolutamente immobili, in modo da poterci annusare per non confondere l’odore nostro con quello degli avversari. Ovviamente accettammo e ci posizionammo tutti al centro del campo, in fila, per facilitare loro il compito. Un lupo dal pelo color sabbia si staccò dal gruppo e puntò verso Bella. Avrei tanto voluto avvicinarmi a loro, ma Sam stava annusando proprio me in quel momento. E avevamo promesso che saremmo rimasti immobili. Sentii Bella sussultare mentre il lupo le si avvicinava, ma poi sembrò riconoscerlo.
    “Seth?” Sembrò essere proprio lui, perché la sentii rilassarsi. E mi rilassai anche io, di rimando.
    Una volta finito di annusarci, i lupi tornarono nel bosco. Seth era combattuto. Mi avvicinai a Bella e Seth corse nel bosco. Ma poco dopo tornò, in forma umana. E si avvicinò a noi.
    “Dove starà Bella, durante il combattimento?”
    Era una cosa alla quale non avevo nemmeno pensato. Ovviamente il campo di battaglia era escluso. I vampiri neonati avrebbero potuto coglierne l’odore e attaccarla. “Non lo so. Non ci avevo ancora pensato.”
    “Mancano solo quattro giorni, Jasper!”
    “Lo so. Ma non è una cosa facile da organizzare. Casa sua è esclusa.”
    “E’ il primo posto in cui la cercherebbero.”
    “Ehi, aspettate. Mamma e papà...”
    “Tranquilla, Bella.” Seth le sorrise. “Abbiamo convinto papà e Billy ad invitarli alla riserva sabato. La sera c’è la partita, e sarà un modo per farli riconciliare. Mamma ha deciso di organizzare una serata tra donne con tua madre. Staranno bene. Collin e Brady resteranno di guardia alla riserva, giusto per sicurezza.”
    La vidi rilassarsi. “Bene.”
    “La Push?” chiese Seth.
    “Ha lasciato tracce evidenti anche lì. Magari i neonati non la cercheranno nella riserva, ma chi li ha creati potrebbe farlo.”
    “Dovrebbe restare nei paraggi, allora. In modo che io, tu o Jake possiamo raggiungerla in caso di bisogno.”
    “Non posso portarla da nessuna parte che sia qui vicino, Seth. Conoscono il suo odore, e se lo mischiamo con il mio la troveranno facilmente.” Mi morsi un labbro. “E’ una situazione complicata, come vedi.”
    “Già...” Seth sembrò riflettere a lungo. “E se… la portassi io?”
    Lo guardai incuriosito. “Sì, potrebbe funzionare. Il tuo odore coprirebbe il suo e i neonati non riuscirebbero a rintracciarla.” Feci cenno ad Emmett, che si avvicinò incuriosito. “Bella, ora Seth ti prenderà in braccio e ti farà fare un giro. Poi Emmett seguirà la scia per vedere se riesce a sentire il tuo odore. Ok?” Lei annuii e si fece prendere in braccio dal giovane lupo.
    Emmett partì qualche istante dopo Seth. Quando tornarono, Emmett era raggiante. “Se non tocca nulla, è fatta. Si sentiva solo l’odore di cane laggiù.”
    “Perfetto… e questo mi dà un’idea. Bella, lascerai delle tracce nella zona in cui vogliamo attirare i neonati. Un po’ del tuo odore su alberi e foglie, per attirarli. Poi Seth ti porterà via, in montagna, dove resterai insieme a lui finché non sarà tutto finito. E ti terrà al sicuro.”
    “Puoi contarci!”
    Definiti così gli accorgimenti necessari per la sicurezza di Bella, e stabilito un piano per attirare i neonati in trappola, Seth si allontanò per comunicare agli altri cosa avevamo deciso. Poi riportai Bella a casa, per farla dormire un po’.

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  10. .

    Bella-s-POV


    Era finalmente il giorno del diploma. Jake e Seth avevano entrambi risposto affermativamente all’invito per la festa dai Cullen, e Sam non aveva avuto alcuna obiezione al riguardo. Ero davanti all’armadio di camera mia, in cerca di un qualcosa da indossare che non mi facesse sembrare un’adolescente. Ma non trovavo nulla. E quello stupido vampiro mi aveva rubato la camicetta rossa, che mi sarebbe stata così bene…
    “Oh, accidenti!” Avevo appena capito… era tutto così ovvio.
    “Cosa?” La voce di Jasper, così improvvisa alle mie spalle, mi fece sobbalzare. “Scusa, non pensavo di spaventarti.”
    “Jasper… sono le stesse persone!”
    “Chi?”
    “Il ladro che ha preso la mia roba e chi organizza l’esercito a Seattle. Sono la stessa persona. Ha preso la mia roba per consentire ai neonati di sentire il mio odore e trovarmi. Verranno qui, ma non cercano voi. Vogliono me.”
    Guardai Jasper osservarmi mentre il cuore mi stava letteralmente scoppiando nel petto dalla paura. “Potresti avere ragione. E magari è entrato in camera tua, senza entrare in contatto con te o i tuoi per non far avere una visione ad Alice.” Ragionava così velocemente che faticavo a seguirlo. “Ma non poteva sapere che Alice era a Denali e che non poteva avvisarci. Sta sfruttando i buchi delle sue visioni.”
    “Quali buchi?”
    “Alice riesce a vedere il futuro solo se è collegato a specifiche azioni o pensieri delle persone. Ma se tu agisci in maniera confusa, senza prendere una decisione concreta… lei non può vedere nulla. E qualcuno sa di questa sua debolezza. Non è un caso, hai ragione.”
    In quell’istante, Rose si affacciò alla finestra della mia camera con un pacco. “Sorpresa!”
    “Rose… cos’è?”
    “Un vestito per il gran giorno. Volevo rimpiazzare ciò che ti ha rubato il vampiro. Spero ti piaccia.”
    Aprii il pacco. Dentro c’era un vestito lungo fino al ginocchio blu elettrico, monospalla, con un paio di decolleté blu open-toe. Erano splendidi. “Grazie, Rose. Ti adoro.”
    “Anch’io. Jasper, lascia che si cambi, ora. O arriverà tardi. Tanto la vedrai tra un’oretta.” Poi, sorridendomi, sparì così come era arrivata. Jasper mi baciò su una guancia e sparì dietro sua sorella.
    Mi cambiai velocemente e scesi di sotto. Mamma e papà erano entrambi così emozionati, che mi venne quasi da piangere. Li raggiunsi, presi la toga gialla che avrei indossato a scuola, e salimmo in auto. La cerimonia mi sembrò andare a velocità triplicata. A malapena ricordavo il discorso di Eric Yorkie – il migliore del corso. E poi in un istante il Preside iniziò a chiamarci uno ad uno per consegnarci il diploma. Quando chiamò il mio nome e salii sul palco, vidi Seth, Jake, Jasper e gli altri Cullen accanto ai miei genitori. Mi sorridevano tutti, con tanto calore che mi sciolsi. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime mentre avanzavo verso il preside – fortunatamente senza inciampare sui miei stessi piedi – per stringergli la mano e ritirare il meritato ‘pezzo di carta’ che segnava la fine del liceo. Rimanemmo tutti sul palco, in attesa che il Preside dicesse qualcosa. Ma ero così concentrata sui miei amici e genitori che nemmeno lo ascoltai. Quando gli altri si tolsero il cappello per lanciarlo in aria, li imitai. E all’improvviso mi ritrovai stretta in un abbraccio di Jessica, che mi prometteva di restare in contatto. Quando finalmente fui libera, scesi dal palco e mi gettai tra le braccia di mamma e papà.
    “Congratulazioni, tesoro. Siamo orgogliosi di te,” disse mamma cercando di non piangere.
    Quando mi lasciarono andare, mi abbracciarono anche gli altri, a turno, lasciando Jasper per ultimo. “Goditi la cena con i tuoi genitori, amore mio. Te lo sei meritato.” Mi baciò sulle labbra. “Noi ci vediamo più tardi per la festa.”
    “Ok. Ti amo.”
    “Ti amo da morire, mia Bella.” Mi baciò nuovamente. Poi mi lasciò andare e raggiunse Rose ed Emmett che lo aspettavano al parcheggio.
    Con mamma e papà andammo a cena in uno dei ristoranti più cari della città. Non avevano voluto badare a spese. D’altronde, ero la loro unica figlia e non mi sarei diplomata mai più… per quanto ne sapevano loro. La cena fu un completo successo, e ci divertimmo come matti. L’unica pecca era l’assenza di Billy e Harry alla cerimonia. So che Jake e Seth avevano insistito con loro, ma non ne avevano voluto sapere. Speravo che quell’invito potesse mettere fine alle liti con Charlie. In fondo, avevano accettato me. E i Cullen, più o meno. Stupidi testoni. Papà fece finta di nulla, ma sapevo che in un angolino del suo cuore era dispiaciuto per questa stupida lite. Gli mancavano i suoi migliori amici. E mi ripromisi di rimediare anche a questo, appena possibile. Non volevo vedere papà depresso. Una volta finito di mangiare, mamma e papà mi accompagnarono a casa Cullen per la festa. Avrei voluto che entrassero, ma dissero che erano stanchi e che preferivano andare a letto. D’altronde era stata una giornata impegnativa anche per loro. E, seppur a malincuore, scesi dall’auto e li guardai tornare indietro.
    “Benvenuta alla tua festa, amore mio.” Jasper mi abbracciò da dietro, baciandomi il collo.
    “Vedo che Rose non ha badato a spese pur di organizzare una festa eccezionale in meno di una settimana.”
    “Devi ancora vedere cosa ti aspetta dentro.”
    Mi voltai di scatto, spaventata. “Cosa ha combinato?”
    Jasper rise di cuore. “Stavo solo scherzando, Bella. Andiamo.”
    Entrammo in casa. La sala era stata trasformata in una mega discoteca. C’era un impianto stereo fenomenale, e sicuramente costosissimo. Emmett era addetto alla musica, ovviamente. Rose stava finendo di sistemare le decorazioni con scritto ‘AUGURI BELLA’ in giro. Edward e Alice erano seduti sul divano, con l’aria di annoiarsi a morte. Esme era in cucina, a preparare dei gustosi manicaretti per gli ospiti. “Vieni con me,” mi sussurrò Jasper trascinandomi verso lo studio di Carlisle. Purtroppo non c’erano buone notizie. Nessuno degli amici di Carlisle aveva accettato di aiutarli con questo esercito, e a Jasper non andava giù il fatto che sarebbero stati in netta minoranza. Purtroppo, il campanello ci avvisò che era tempo di lasciare quei discorsi nefasti per un momento più adatto. Tornammo in sala e dovetti accogliere gli ospiti, come se quella fosse casa mia. Alla fine, la festa di Rose fu un successone… se non consideriamo i due vampiri-ghiacciolo seduti sul divano col muso lungo. La musica era spettacolare, e ballammo tutti come se non avessimo mai fatto altro nella vita. Stranamente, mi divertii parecchio. Lanciai diverse occhiate di ringraziamento a Rose, che mi sorrideva raggiante dall’altra parte della sala. Anche Jake e Seth si divertitono moltissimo. Ad un tratto, Jasper si voltò verso Alice. Istintivamente lo imitai. Il viso di Alice era trasfigurato, probabilmente aveva avuto una visione. Jasper si allontanò per andare a parlare con lei, lasciandomi al centro della pista. Jake e Seth mi furono subito accanto.
    “Tutto ok?”
    “Non lo so, Jake. Credo che Alice abbia visto qualcosa...”
    “Parli del vampiro a casa tua?”
    “Credo di sì.”
    Quando Jasper tornò, era scuro in viso. “I vampiri… stanno venendo a Forks.” Era a malapena un sussurro, ma lo sentii come se avesse urlato. Il cuore prese ad accelerarmi. “E uno di loro ha la tua camicetta rossa tra le mani.”
    “Vengono per me.” Anche la mia voce era poco più di un sussurro, ma non mi preoccupavo. Tutti e tre potevano sentirmi benissimo. Jake emise un rumore, simile a un ringhio.
    “Quanti sono?” chiese rabbioso.
    “Una ventina. Tutti appena creati, quindi fortissimi ma incapaci di strategia. Noi siamo solo in sette.”
    “No, invece. Sarete in sette più altri dieci. Ce la faremo!”
    “Vuoi dire…?” chiesi voltandomi a guardarlo.
    “Sam sarà d’accordo con me, ne sono certo. Non ti accadrà nulla, Bella. Finché sei umana, sei sotto la nostra protezione.”
    “Ok,” disse Jasper. “Vediamoci più tardi. Stavamo organizzando una specie di riunione strategica. Se volete unirvi a noi, dovrete lasciare che vi addestri.”
    “Addestrarci a far cosa?”
    “Combattere i neonati. Loro sono davvero fortissimi, non sottovalutateli. Ci vediamo verso le tre nella foresta di Hoh, a circa tre chilometri a nord della base delle guardie forestali. Ok?”
    “Certo. Avvisiamo Sam e verremo puntuali.” Jake si voltò a guardarmi, con un sorriso. “Ci vediamo, Bella.” Aspettò che Seth mi abbracciasse, poi entrambi sparirono fuori casa.
    “Voglio venire anche io,” dissi con voce ferma.
    “Ok. Tanto non avevo alcuna intenzione di perderti di vista.” Jasper mi sorrise, poi tornammo alla festa.
    Verso mezzanotte, quando anche l’ultimo ospite fu tornato a casa, Jasper mi riaccompagnò dai miei. Diedi la buonanotte a mamma e papà, ringraziandoli ancora per il sostegno e per la cena magnifica, poi corsi di sopra dove mi accoccolai sulle gambe di Jasper, seduto sulla mia sedia a dondolo.

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  11. .

    Jasper-s-POV


    Erano passati solo due giorni dalla scoperta dell’intruso in camera di Bella. Non avevamo indizi su chi fosse. Inoltre la situazione a Seattle era sempre più fuori controllo. Quel giorno Bella decise di non voler andare a scuola. Agli esami mancava meno di una settimana, e le lezioni ormai non portavano più nessuna novità. Così, non appena ebbe salutato Renée, ci trasferimmo a casa Cullen per seguire gli ultimi sviluppi della vicenda.
    “Ora pensano che sia un serial killer,” disse Emmett a Carlisle, mentre entravamo.
    “Già… É tutta la mattina che vanno avanti così.” Carlisle gettò a terra il giornale che aveva tra le mani.
    “Dobbiamo agire. Io mi sto annoiando a morte.”
    “Piantala, Emmett. Non sono affari nostri.” Rose era restia a fare qualcosa. Da una parte la capivo: andare a Seattle e avere a che fare con dei vampiri neonati non sarebbe stata una passeggiata. Dall’altra però, restare in attesa avrebbe solo portato i Volturi ad agire. E, anche se avevamo ancora due mesi per rispettare l’accordo di trasformare Bella, non eravamo certi che avrebbero lasciato correre.
    “Pensate a tutti quei poveri umani indifesi, che continuano a morire senza nemmeno sapere il perché.” Esme era sempre la solita, amorevole e compassionevole.
    “Oh mio Dio!” esclamai all’improvviso, rendendomi conto dell’ovvio. Avrei dovuto pensarci fin da subito.
    “Cosa?” chiese Emmett.
    “Stanno organizzando un esercito. Un esercito di neonati. Avrei dovuto pensarci prima, ho già visto situazioni simili. Idiota!”
    “Calmati, Jasper. Non è colpa tua.” Carlisle si avvicinò a me, per rassicurarmi.
    “Quanti saranno?” chiese Emmett.
    “Una ventina, non di più. Ma nessuno li sta addestrando. Agiscono istintivamente. Sono istigati da qualcuno, di sicuro. Ma non hanno alcuna disciplina. E le cose peggioreranno.”
    “Quindi cosa proponi?”
    “Dobbiamo agire, Carlisle. Non possiamo permettere che i Volturi arrivino qui vicino. La cosa strana è che non abbiano ancora deciso di intervenire.”
    “Forse non ne sono ancora a conoscenza,” disse Bella, intervenendo nella conversazione.
    Le sorrisi. “Pensa quello che vuoi, dei Volturi. Ma non dubitare mai che non sappiano cosa accade in giro. Lo sanno… fin dall’inizio, credo. Ma hanno qualche oscura ragione per non intervenire.” Il mio sguardo si indurì. “Dobbiamo assolutamente distruggerli. Se stanno creando un esercito, qui… sicuramente siamo noi la minaccia.”
    “Potrebbero ancora essere i Volturi, Jasper. Magari Aro, che vuole prendersi Edward e Alice. Sai che ogni volta li cerca, li scruta con desiderio...” Emmett poteva anche avere ragione, ma c’era una cosa strana. Qualcosa che non quadrava.
    “Emmett, i Volturi farebbero le cose in maniera più organizzata. Qui non c’è logica, non c’è decisione. E’ sicuramente qualcuno di inesperto.”
    “Jasper, te la senti di dirci cosa fare?” Il tono di Carlisle era duro, ma non era tranquillo. “Sei tu l’esperto di neonati.”
    “Siamo troppo pochi, Carlisle. Avremo bisogno di aiuto.”
    “Richiamiamo Edward e Alice. E chiediamo a Tanya se vogliono aiutarci.” Prese il cellulare e compose velocemente il numero. Tanya rispose subito, e Carlisle le spiegò la situazione. Ma c’era un problema enorme, uno a cui non avevamo pensato.
    “Accidenti,” esclamai.
    “Che succede?” Bella mi guardava incuriosita.
    “Irina… non ha preso bene la faccenda di Laurent. Tanya e gli altri non verranno.”
    “E adesso?”
    “Stanno chiedendo se abbiamo intenzione di attaccare i Quileute. Ovviamente Carlisle ha detto di no.” Accarezzai la guancia di Bella, per tranquillizzarla. “Ma questo ci pone in svantaggio. Anche se siamo più abili di loro, siamo in grande inferiorità numerica. Non ce la faremo mai.”
    Carlisle riagganciò. “Edward e Alice stanno tornando. Se fosse dipeso da Tanya, ce li avrebbero rispediti già da tre mesi.”
    “Come mai?” chiesi.
    “Non hanno fatto altro che parlar male di te e Bella. E quando ho dato loro la notizia della morte di Laurent, hanno istigato Irina dicendole che era tutta colpa tua,” guardava Bella con un debole sorriso. “Ora anche Irina ha iniziato ad odiarti, tesoro. Mi spiace.”
    Bella sospirò. “Oh beh… Sopravvivrò ad un nemico extra. Se finora non sono morta, posso farcela per altri due mesi.”
    “In qualche modo ce la faremo. Ne sono certo.” Carlisle cercava di fare il coraggioso… ma si vedeva il terrore nei suoi occhi. Avrei tanto voluto poter andare da solo a combattere questa minaccia, in modo da non mettere in pericolo gli altri. Ma avrei perso. Un vampiro contro venti? Praticamente un suicidio.
    “I Quileute!” esclamò Bella all’improvviso.
    “Cosa?”
    “Loro possono aiutarci. Se gli diciamo che stanno organizzando un esercito per venire a distruggerci, ci aiuteranno.”
    “Non ne sono proprio sicuro, Bella.”
    “Lo chiederò a Jake. Poi vedremo. Almeno, se accettano, avremo altri dieci combattenti che i neonati non si aspettano. Sarete in numero sufficiente per proteggere me e sconfiggere loro.”
    Ci pensai su. “In effetti, i licantropi non sono conosciuti da altri vampiri – al di fuori del nostro clan e di quello di Denali. Potrebbe funzionare.”
    Bella sembrò tornare a respirare. Magari era solo l’idea di fare qualcosa, di non restare inermi, a farla stare meglio.
    “Chiederò anche ad altri amici. Non saremo soli ad affrontare questa cosa.” Carlisle aveva già in mente chi avrebbe potuto contattare. Lo vedevo nel suo sguardo speranzoso.
    “Beh, ora che siamo più tranquilli...” Rose si alzò dal divano. “Organizziamo una bella festa per il diploma della nostra Bella!”
    “Che? Una festa? No!” Bella sembrava scandalizzata all’idea.
    “Dai, ti prego! Non puoi dirmi no! Non devi fare nulla, a parte diplomarti e venire qui.”
    “Rose, ma come puoi fare una festa in questa situazione?”
    “Bella, i neonati non attaccheranno da qui a una settimana. Fidati. Faremo la festa e poi ci organizziamo per combattere.”
    Bella cercò di ribattere, ma Rose era una vera testarda. Così alla fine, Bella cedette. “Ma solo se posso invitare Jake, Leah e Seth.”
    “Ok… se insisti.” Rose sparì di sopra, cercando di cominciare i preparativi. Aveva poco tempo.
    Edward e Alice rientrarono in casa solo dopo che riportai Bella a casa sua. Li incrociai per errore mentre entravo in casa per salutare Esme, prima di tornare da Bella.
    “Ancora in procinto di sposare l’umana?” Il tono sarcastico di Edward mi fece tornare gli istinti omicidi.
    “Ancora intento a giocare al bambino viziato? Dimmi un po’, quand’è che crescerai e diventerai uomo? Ormai hai centocinque anni, per l’amor di Dio!”
    “Edward!” Esme uscì dalla cucina al suono delle nostre voci.
    “D’accordo, mi comporterò da bravo bambino e salverò l’umana che ci sta rovinando la vita. Meglio?”
    “Se non fosse per Esme e Carlisle, ti avrei già spaccato la faccia.”
    “E’ arrivato Mister Forzuto. Ma se nemmeno riusciresti a colpirmi. Lo sai che prevedo ogni mossa.”
    Senza nemmeno pensarci, allungai il pugno verso il suo viso, fermandomi a circa un millimetro dal suo naso. “Dicevi?”
    Mi guardò pieno d’astio. Io gli feci un sorriso. “Se io o Alice ci faremo male in questa tua specie di crociata per salvare quella rompiscatole, ti farò passare un gran brutto quarto d’ora.”
    “Siete liberissimi di tornarvene a Denali, se proprio ci tenete.”
    All’idea di essere nuovamente rimproverato da Tanya, Kate, Eleazar e Carmen, Edward tremò impercettibilmente. “Ti piacerebbe.”
    “Molto. Siamo stati davvero benissimo senza di voi, in questi mesi.” Senza aspettare la sua risposta, rivolsi un sorriso a Esme, che lo ricambiò ma con un’ombra nello sguardo: smettila di provocarlo! Poi mi voltai e uscì da casa per tornarmene da Bella.

    *****


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  12. .

    Bella-s-POV


    Il giorno del diploma si stava avvicinando. Ed io mi sentivo tesissima. Avevo passato gli ultimi tre mesi a studiare. Ma avevo anche avuto momenti di terrore… beh, non che fossi terrorizzata per me stessa – Jasper era accanto a me – ma mi preoccupavo per l’incolumità degli altri.
    Tra aprile e maggio iniziarono a giungere notizie preoccupanti da Seattle. A quanto pareva, cinque persone erano state brutalmente uccise. Secondo Jasper era un vampiro incontrollabile a causare tutto quello scempio. Papà ormai non aveva più turni. Lavorava come un matto per aiutare i suoi colleghi a trovare un colpevole per quella strage, ma senza risultati.
    Intorno alla metà di maggio, poi, Victoria fece la sua comparsa a Forks. I Cullen e i Quileute si coalizzarono per ricacciarla oltre il confine, pur restando ognuno nel proprio territorio. Carlisle aveva detto a Sam che Victoria voleva uccidermi, così ora avevo una doppia protezione. Probabilmente, non avendo saputo nulla da Laurent, Victoria aveva deciso di venire a controllare la situazione per cogliermi di sorpresa. E invece eravamo stati noi a sorprenderla. E così aveva dovuto battere in ritirata, tuffandosi in acqua e sparendo dalla zona.
    E poi, dopo appena due settimane - tornando a casa da una passeggiata con Jasper - lui mi trattenne fuori casa. Pensai che fosse impazzito improvvisamente quando mi lasciò sulla porta per entrare in casa mia come un razzo e raggiungermi di nuovo fuori dopo appena due secondi.
    “Che succede?”
    “C’è una scia che non riconosco in casa tua. Un vampiro.”
    “Cosa?” Lo guardai terrorizzata. “Mamma e papà…?”
    “Stanno bene, guardando la TV. Non si sono accorti di nulla.”
    “Ma chi…?”
    “Non lo so. Non conosco l’odore. Ma forse è il caso che andiamo di sopra a controllare che non manchi nulla.”
    Entrammo in casa. Mamma e papà ci salutarono e ci chiesero se volevamo guardare la TV con loro.
    “Devo andare a prendere una maglia in camera, poi andiamo a fare un giro per negozi a Port Angeles.”
    Mamma ci sorrise tranquilla, così salimmo di sopra e iniziai a rovistare in giro. Mancava un bel po’ di roba.
    “Mi manca una camicia rossa… e il mio cuscino… un paio di pantaloni… e una felpa.”
    “Tutta roba con il tuo odore sopra. Cercava te, chiunque fosse.”
    Iniziai a tremare per la paura. Jasper mi strinse forte e mi ricordò che dovevamo uscire da lì per non insospettire Renée e Charlie. Presi al volo una maglietta qualsiasi e tornammo di sotto, come se niente fosse successo. Salutai di nuovo i miei e ci dirigemmo verso casa Cullen. Quando gli altri seppero cosa stava accadendo, mi fissarono preoccupati. Emmett e Rose decisero di mettersi subito di guardia sotto casa mia, per proteggere i miei. Carlisle ed Esme mi chiesero di restare da loro, ma rifiutai. Volevo essere certa che mamma e papà fossero al sicuro. E poi Jasper sarebbe rimasto con me, sempre.
    “Chi potrebbe essere?”
    “Non lo so. L’odore è sconosciuto.”
    “Uno dei Volturi?” chiesi senza nemmeno sapere bene perché.
    “Forse… ma è strano che qualcuno da Volterra venga a cercarti. Abbiamo tempo fino a settembre per trasformarti. E comunque, se fosse uno di loro non avrebbe lasciato in vita i tuoi.”
    “Ma allora…?”
    “Tranquilla, Bella. Non ti troverà e non farà del male a nessuno. Siamo in sei contro uno. Vinceremo facilmente.”
    La sicurezza di Jasper non mi faceva stare serena, ma non potevamo fare altro. Tornammo a casa e vidi Jake fuori casa.
    “Che ci fai qui?”
    Jacob si voltò verso di me, con aria di sfida. “E così hai vinto tu. Jasper può trasformarti in una succhiasangue.”
    “Cosa?”
    “Sam ci ha detto del nuovo patto che hai stipulato con lui.”
    “Jake… è successo tre mesi fa. Perché vieni solo ora?”
    “Ero troppo arrabbiato… con tutti e due. Sam non avrebbe dovuto accettare.”
    “Invece lo ha fatto. E tu devi rispettare i suoi ordini. Quindi non capisco che ci fai qui.”
    “Volevo ribadirti che stai facendo una cazzata. E che farai solo soffrire i tuoi genitori.”
    “Non sono affari tuoi, Jake. Piantala di rompere con questa storia. É la mia vita. Decido io cosa fare e chi può farne parte. E se vuoi farne parte, smettila di comportarti come un bambino!”
    “Io non voglio far parte della vita di una lurida succhiasangue! Nemmeno tra un milione di anni!”
    “Jacob,” intervenne Jasper. “Posso chiederti un favore?”
    “No!”
    “Jake!”
    “Non è per me, è per Bella. Se le vuoi bene, come dici, potresti andare in camera sua e annusare la scia che troverai? Qualche vampiro è entrato in camera sua ma non sappiamo chi è. Ed ha preso alcune cose con l’odore di Bella sopra.”
    Jake sembrò combattere con se stesso, ma alla fine accettò. Dopo qualche secondo tornò giù. “Se sentiamo quell’odore in giro, troveremo il proprietario e lo uccideremo.”
    “Grazie,” disse Jasper accennando un sorriso.
    “Bella...” Jake sembrava a disagio. “Scusami. Hai ragione, mi sto comportando come un cretino. Ma non posso pensare che la mia migliore amica tra poco diventerà una nemica. Mi fa troppo male.”
    “Jake, non sarò una nemica. Non vi darò alcun motivo per dovermi attaccare.”
    “Ma sarai una vampira. E questo basta a giudicarti come nemico.”
    “Jake...”
    “Posso… posso chiederti di venire a La Push stasera? Papà terrà una riunione particolare… per i membri del clan che si trasformano. Racconterà le leggende Quileute e altre storie importanti.”
    “Jake, no...”
    “Amore,” Jasper mi fece voltare verso di lui. “Se vuoi andare, vai pure. I licantropi riusciranno a proteggerti da Victoria e da chiunque altro voglia farti del male. E noi terremo d’occhio la situazione, pensando anche a ciò che sta accadendo a Seattle.”
    “Cosa sta succedendo a Seattle?” chiese Jake, curioso.
    “Un vampiro – o forse più di uno – sta mettendo la città a soqquadro, con omicidi e sparizioni misteriose. Ma credo… che siano vampiri neonati, che non sanno cosa stanno facendo. Presto potrebbero intervenire i Volturi, per sedare la rivolta. E non sarebbe un bello spettacolo.”
    “Dobbiamo intervenire!”
    “No, Jacob. Non è nostro compito. Almeno finché restano a Seattle. Spero solo che non esagerino con gli omicidi.”
    “Ti rendi conto che stai parlando di vite umane?”
    “Sì, Jacob. Me ne rendo conto. Ma non abbiamo alcun potere per fermarli. Solo i Volturi possono farlo. C’è una cosa inquietante, però...”
    “Quale?” chiesi.
    “Chi sta creando questi neonati? E perché?”
    Con questo interrogativo, Jasper mi lasciò nelle mani di Jacob. Promise di venire a prendermi al confine non appena lo avessi chiamato. Poi sparì nel bosco. Emmett e Rose erano ancora lì, sul limitare del bosco di fronte casa mia. Mi sorrisero, come per dirmi: noi siamo qui. Entrai in casa per dire a mamma e papà che avrei passato la serata a La Push. Charlie non era molto convinto – non aveva ancora voluto parlare con Billy. Ma alla fine cedette. Salimmo sul mio pickup – guidò Jake – e in breve tempo raggiungemmo la riserva. Intorno al fuoco erano riuniti tutti i Quileute mutaforma – Sam, Leah, Jake, Seth, Paul, Jared, Collin, Embry, Quil, Brady – insieme a Billy Black, il nonno di Quil, Emily, Sue ed Harry Clearwater e Kim – la ragazza di Jared. Mangiammo panini, ridendo e scherzando. A parte Paul – la testa calda del gruppo – gli altri non fecero obiezioni alla mia presenza. Nemmeno Sam, nonostante il suo atteggiamento scontroso dei primi mesi. Chiesi a Jacob cosa fosse l’imprinting . Me ne aveva parlato in relazione alla storia tra Sam ed Emily. Lui mi spiegò che era una specie di colpo di fulmine, ma molto più potente, che accadeva tra un lupo e la sua anima gemella.
    Poi Billy ci raccontò due storie. La prima era sugli spiriti guerrieri, gli spiriti dei primi Quileute che si stabilirono nella penisola in cui sorgeva Forks. Secondo la storia, gli spiriti degli uomini della tribù – in caso di attacco – lasciavano i corpi e con l’aiuto degli animali – loro alleati – scacciavano i nemici, che pensavano che il golfo fosse maledetto. Diverse generazioni dopo, il capo tribù Taha Aki fu ingannato da un uomo, Utlapa. Utlapa voleva che i Quileute usassero la magia per espandersi e creare un regno, facendo diventare schiavi le popolazioni a loro vicine. Poiché, quando gli spiriti dei guerrieri lasciavano il proprio corpo, essi potevano vedere i pensieri degli altri, Taha Aki si rese conto delle mire espansionistiche di Utlapa e cercò di fermarlo, Ma Utlapa era furbo. Un giorno che il capo tribù si rifugiò in un luogo segreto per liberare il suo spirito e controllare il suo popolo dall’alto, Utlapa liberò il suo spirito e si impossessò del corpo di Taha Aki, poi strangolò il suo stesso corpo per evitare che lo spirito di Taha Aki potesse tornare ad avvisare gli altri Quileute. Dopo molto tempo in cui Taha Aki cercò di riprendere il controllo del suo corpo, senza successo, decise di chiedere ad un lupo di poterlo ospitare. Il lupo accettò e Taha Aki tornò dal suo popolo. I Quileute all’inizio furono spaventati dal lupo, ma poi cominciarono a capire che in lui c’era qualcosa di più. Uno degli anziani decise di entrare nel mondo degli spiriti, e Taha Aki lo seguì, per raccontagli la verità. Utlapa arrivò e capì cosa stava accadendo, così uccise l’anziano non appena lo spirito rientrò nel suo corpo. Anche Taha Aki rientrò nel lupo, ma in quel momento la sua rabbia fece accadere qualcosa di straordinario: Il lupo si trasformò in uomo. Utlapa provò a scappare, ma Taha Aki lo distrusse. E da allora gli spiriti guerrieri scomparvero. Taha Aki fu il protettore della sua gente, trasformandosi in lupo non appena una minaccia incombeva. E i suoi figli acquisirono la stessa facoltà, una volta diventati adulti. Taha Aki e i suoi figli che accettarono la trasformazione in lupo vissero a lungo, incapaci di invecchiare, mentre gli altri condussero vite normali.
    La seconda storia riguardava la terza moglie di Taha Aki, una donna mortale ma che aveva un grande coraggio. Dopo molti anni da quando Taha Aki, ormai stanco, rinunciò al suo potere e decise di vivere la sua vecchiaia al fianco della moglie, nelle tribù vicine si scatenò una sorta di caccia ai lupi – colpevoli, secondo loro, di rapire le loro fanciulle. Ovviamente nessun Quileute aveva alcuna colpa, ma le tribù non si fidavano. Così Taha Aki chiese ai suoi figli di scoprire cosa stesse accadendo. Dopo diversi tentativi, e molte morti tra i Quileute, uno dei figli di Taha Aki riportò al villaggio uno strano cadavere, duro come la pietra. Il ragazzo aveva fatto a pezzi la strana creatura, che aveva sembianze umane, ma non era stato sufficiente: i pezzi del cadavere iniziarono a rimettersi insieme. Così gli anziani decisero di bruciarli, separarono le ceneri in tanti sacchetti e le sparsero ovunque. Taha Aki ne volle conservare uno, per essere certo di accorgersi se la creatura si fosse ricomposta. Pensavano che la storia fosse chiusa, avendo perso decine di protettori. Era rimasto solo uno dei figli di Taha Aki a guardia della tribù. E arrivò la compagna della strana creatura, che tutti chiamarono Il Freddo o il Bevitore di sangue. Quando arrivò, cercando vendetta per il suo compagno, nessuno sapeva cosa fosse. Non c’era nessun mutaforma che potesse accorgersi del suo odore dolciastro… tranne un bambino, consanguineo di Taha Aki, che si strinse alla madre lamentandosi dell’odore che sprigionava la straniera. Uno degli anziani lo sentì e ordinò alla gente di scappare. Ma fu comunque un massacro: solo due persone sopravvissero, e corsero da Taha Aki a raccontargli l’accaduto. Il figlio di Taha Aki subito si trasformò e corse all’attacco della Fredda. Era da solo, però… e la Fredda lo sconfisse facilmente. Per il dolore, Taha Aki – ormai anziano e zoppo – si trasformò e l’attacco. Ma non aveva speranze contro la creatura fortissima e durissima che aveva di fronte. Così, la terza moglie prese il pugnale dalla cintura di suo figlio e si trafisse il cuore, distraendo la Fredda. Taha Aki affondò i suoi denti nel collo della Fredda… e i suoi figli, alla vista della madre morente, si trasformarono e aiutarono il padre a farla a pezzi. Da quel momento, non ci furono mai più di tre o quattro lupi in una generazione. I Freddi che giungevano erano sempre solitari o al massimo in coppia, e non riuscirono mai a sconfiggere i Quileute. Finché non comparve una tribù più numerosa, composta da ben cinque vampiri. Strinsero un patto con il capotribù – Ephraim Black – e da allora il numero di mutaforma è cresciuto più che mai, anche a causa del fatto che il nuovo clan di Freddi attirava molti più vampiri in zona.
    Le due storie mi fecero capire parecchie cose, sui Quileute e anche sui vampiri. E fui contenta di sapere che il bisnonno di Jake era più incline ad accettare i Cullen di quanto non fossero i suoi nipoti. Dopo qualche altra chiacchiera, Jake mi riaccompagnò al confine e lì trovai Jasper ad aspettarmi.
    “Bella… scusami, davvero. So che non dovrei dirlo, ma forse possiamo essere amici… dopotutto.”
    Gli sorrisi. “Jake… sarai sempre il mio migliore amico, insieme a Seth.”
    Mi abbracciò, ma dopo qualche istante si ritrasse. “Credo che non sia il caso.”
    “Jasper è un po’ geloso, ma non credo...”
    “Non parlavo del tuo succhiasangue,” disse sorridendo. “Leah… mi ucciderà se ti abbraccio ancora. Nonostante l’imprinting, pensa che io possa essere innamorato di te.”
    “Cosa? E da dove le viene questa convinzione?”
    “Non lo so… ma forse è il caso che la nostra amicizia non preveda abbracci e baci.”
    “Ok… credo.” Gli sorrisi di nuovo. “Salutami Leah e Seth. A presto, Jake.”
    Mi salutò con la mano, poi tornò indietro per la sua strada. Raggiunsi Jasper e gli raccontai le storie che Billy ci aveva raccontato. Lui rise di cuore quando gli dissi che Ephraim Black mi sembrava meglio di quanto non fosse Billy. Mi diede un bacio lungo e tenero sulle labbra prima di lasciarmi rientrare in casa. Così potei raccontare a papà e mamma cosa era accaduto a La Push. Ovviamente non raccontai loro le storie di paura. Non erano importanti per loro, e se ne venivano a conoscenza sarebbero stati in pericolo. Poi diedi loro la buonanotte e filai in camera mia dove mi addormentai abbracciata al mio fidanzato.

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  13. .

    Jasper-s-POV


    Quel sabato pomeriggio, mentre con Rose ed Emmett ce ne stavamo nel bosco intorno a Portland per evitare i raggi del sole, ricevetti una telefonata da Carlisle.
    “Carlisle, che succede? Cosa? Laurent? E voi…? Grazie a Dio. Ma sta bene? Meno male. Ok, sì. Tranquillo. Rientriamo domani, come stabilito. Sapete se c’è anche Victoria in zona? Ok, allora a domani. E grazie.”
    “Jazz? Tutto ok?” Rose aveva uno sguardo interrogativo.
    “Laurent è andato a Forks per cacciare qualche umano. Ovviamente il regime di Tanya e Kate non era sufficiente per lui.” Sospirai. “Per chissà quale motivo, a Bella è venuta voglia di fare una passeggiata nel bosco e Laurent l’ha vista. Voleva attaccarla, ma sono arrivati i Quileute a salvarla. Nel frattempo Carlisle ed Esme l’hanno sentita chiedere aiuto e si sono precipitati a soccorrerla. Ora sta bene,” aggiunsi sorridendo a Rose, che aveva uno sguardo preoccupato.
    “Stupido Laurent. Cosa pensava di fare?”
    “Rose, a parte noi, nessun altro sa dei Quileute.”
    “Già… ma Laurent sapeva che noi eravamo lì. Che pensava, che avessimo lasciato Bella indifesa?”
    “Forse… comunque ora lui è stato distrutto dai lupi. E Bella è a casa sua, al sicuro. Victoria non si è vista, quindi siamo tranquilli.”
    “Jasper, se vuoi tornare a casa...” Emmett mi guardava combattuto. Da un lato, era terrorizzato per l’incolumità di Bella e voleva vederla sana e salva. Dall’altro, non aveva ancora trovato un grizzly che potesse combattere ad armi pari, perciò voleva restare.
    “Tranquillo, Emmett. Carlisle ed Esme sono più che sufficienti per tenere d’occhio Bella stanotte e domattina. Continueremo la caccia al tuo grizzly.”
    Quella notte, finalmente potemmo ammirare uno scontro titanico tra Emmett ed un grizzly gigantesco. Sembrava quasi di guardare due lottatori di sumo attaccarsi e buttarsi giù di continuo. Ma almeno Emmett era contento.
    “Jazz… sicuro che non vuoi rientrare prima?”
    “Tranquilla, Rose. Abbiamo trovato ciò che volevamo. Appena Emmett finirà la sua lotta, vedrai che sarà tanto impaziente quanto me di tornare a Forks. Prima che sorga l’alba, sarò al suo fianco.”
    “Sai, Jazz? Se tu e Alice foste arrivati prima che incontrassi il mio scimmione,” Rose rivolse uno sguardo amorevole verso Emmett, “forse dopo Alice avresti trovato me al tuo fianco. Sei una persona davvero speciale, che ama con tutto se stesso. Ed è una cosa davvero rara da trovare. Soprattutto tra la nostra razza.”
    “Grazie, Rose. Sei molto carina a dire queste cose. Ma preferisco averti come sorella e confidente. Abbiamo un rapporto troppo bello e speciale, e non mi piacerebbe se si rovinasse fino a diventare odio. Come è successo con Alice.”
    “Tranquillo, Emmett mi basta. E’ un po’ troppo infantile a volte, ma lo adoro proprio per questo.”
    “Lo so. Non avresti potuto essere così felice con me. Siamo troppo simili. Ma con Emmett, formate la coppia perfetta… dopo Carlisle ed Esme.”
    “E poi venite tu e Bella. Siete perfetti anche voi. E sono lieta che mi abbiate permesso di scegliere quasi tutto ciò che è necessario per il vostro matrimonio.”
    “Figurati. E poi con Bella sempre depressa per la perdita dei suoi amici, mi serviva una figura femminile che portasse avanti il progetto.”
    “Spero che le passi presto. Odio vederla così triste. Ucciderei tutti quei maledetti cani per averla fatta soffrire così tanto.”
    “Rose, se li uccidi Bella sarà ancora più triste.”
    “Già… Oh beh, mi accontenterò di odiarli da lontano.”
    “Meglio.”
    Tornammo a guardare il combattimento. Emmett era ancora in forma smagliante, ma il grizzly dava segni di cedimento. Nel giro di cinque minuti, Emmett lo atterrò e lo dissanguò.
    “Torniamo a casa?” chiese avvicinandosi, felice come un bambino il giorno di Natale.
    Io e Rose ci scambiammo uno sguardo e un sorriso. Poi ripartimmo veloci come la luce. Forks era solo a 400 chilometri circa da Portland. In poche ore saremmo arrivati a casa. E avrei stretto Bella tra le mie braccia, riappropriandomi del suo magnifico odore.
    Ed esattamente come avevo previsto, prima dell’alba arrivammo sotto casa di Bella. Rose ed Emmett proseguirono per casa Cullen. Io con un singolo balzo fui alla finestra della sua camera, che ovviamente era chiusa. Non mi aspettava fino al pomeriggio, ma le avrei fatto una bella sorpresa. Sganciai la finestra, aprendola con cautela per non svegliarla. Una volta dentro, richiusi la finestra e mi accomodai sulla sedia a dondolo per guardarla mentre continuava a dormire. Sembrava serena, rilassata… quasi come se nel pomeriggio precedente non avesse rischiato di morire. Avrei tanto voluto sapere cosa le passasse per la testa. Magari in quel momento stava sognando me. Rimasi a contemplarla così, da lontano, per circa due ore. Verso le otto iniziò a muoversi, segno che stava per svegliarsi. Mi avvicinai al suo letto.
    “Buongiorno,” sussurrai al suo orecchio.
    Bella sobbalzò, poi mi guardò negli occhi e il suo viso si aprì in un sorriso fatto di stupore e gioia pura. “Sei tornato!” Mi buttò le braccia al collo, baciandomi.
    “Mi mancavi troppo. E poi Emmett ha trovato quello che voleva, quindi non aveva senso restare lì ancora mezza giornata.”
    “Amore… devo darti una notizia fantastica!”
    “Davvero? Pensavo volessi raccontarmi di Laurent.”
    “Ti ha chiamato Carlisle?” Bella mise il broncio.
    “Lo ha fatto per il nostro bene, Bella. Se fossi tornato nel pomeriggio e mi avessi detto che eri stata attaccata, mi sarei infuriato per non averlo saputo prima.”
    Sospirò. “Ok. Comunque, Laurent c’entra con la novità che devo assolutamente raccontarti.”
    “Comincia dal principio, da quando ti è venuta voglia di scarpinare nel bosco.”
    Mi sedetti sul suo letto e lasciai che si accoccolasse accanto a me. Mi raccontò di quanto si fosse annoiata, da sola a casa, e di come abbia pensato che sarebbe stato bello poter girovagare per i boschi, come faceva da bambina con suo padre. Poi mi parlò della radura che aveva trovato, definendola “stupenda” e “perfetta per noi due”. Quando mi raccontò di Laurent provai sensazioni contrastanti: rabbia per averla lasciata sola a difendersi da un maledetto vampiro; sollievo perché se l’era cavata alla grande; orgoglio per come era riuscita a far parlare Laurent dei suoi piani, permettendo così ai Quileute di sorprenderlo.
    “Quando Carlisle mi ha detto che i Quileute avevano invaso il vostro territorio, per salvarmi, mi è venuta una pazza idea. Potevo convincere Sam a darmi ciò che volevo, per evitare un attacco da parte vostra. Così mi sono precipitata a casa di Jake per sapere dove potevo trovare Sam. Ho litigato anche con Billy, mentre ero lì. Ma non importa adesso. Comunque, Jake non ha voluto aiutarmi. Così sono andata da Seth, che mi ha indirizzato verso il mio obbiettivo. E poi Sam… all’inizio non voleva nemmeno parlarmi, ma l’ho convinto a lasciare che mi trasformi. Gli ho detto che se non lo faceva, avrei convinto tutti voi che dovevate attaccarli per aver invaso il vostro territorio. Lui ha obbiettato che ci sarebbero stati feriti da entrambe le parti. E io gli ho risposto che avrei corso volentieri il rischio. E poi ha accettato! Possiamo stare insieme per tutta l’eternità.”
    “Bella, non so cosa dire.” Le accarezzai una guancia. “Sei stata straordinaria. Ma avresti davvero rischiato di perdere qualcuno di noi pur di ottenere questa concessione?”
    Bella mi guardò come se fossi impazzito. “No! Non vi avrei mai permesso di attaccarli. Non sono mica così stupida! Mi bastava che Sam lo pensasse. E ora siamo tranquilli. I Volturi avranno la loro prova e i Quileute non possono attaccarci.”
    “Amore mio, sei stata straordinaria. Hai trovato la soluzione che noi non riuscivamo a trovare.”
    “E ho anche liberato Seth dalla sua punizione. Così può di nuovo uscire di casa.”
    “Due piccioni con una fava. Sei fantastica.” La baciai a lungo.
    “Mi dispiace per Irina. Laurent ha tradito la sua fiducia. Ed ora lei sarà sola.”
    “Le passerà. Ha Tanya e Kate al suo fianco. E anche Carmen ed Eleazar la aiuteranno.”
    “Spero che non mi odierà. In fondo, è a causa mia se i lupi lo hanno ucciso.”
    “Tranquilla, amore. Si sistemerà tutto. L’importante è che ora ti rilassi e pensi agli esami. Al resto dei preparativi per il matrimonio ci pensiamo noi.”
    “Il vestito però devo sceglierlo io.”
    “Mmmmh… Non è detto. Rose potrebbe sceglierlo per te. Ha buon gusto.”
    “No, grazie. Lo scelgo io!”
    “Non ti fidi di mia sorella?” Le sorrisi.
    “Sì, certo. Ma è l’unica cosa che mi avete lasciato da fare. E voglio scegliere un abito che mi farà venire voglia di indossarlo di continuo. Un abito che ti farà emozionare. Un abito che sia perfetto per me.”
    “Troverai quello che cerchi. E comunque, tu mi faresti emozionare anche se fossi coperta solo da uno straccio.”
    Lasciai Bella da sola per tutta la mattina. Voleva passare del tempo con i suoi genitori, ed io tornai al cottage dove Rose ed Emmett mi fecero compagnia mentre Esme e Carlisle andarono a caccia. Dopo pranzo chiesi a Bella di accompagnarmi alla radura dove era stata quasi uccisa da Laurent. Lei acconsentì e ci ritrovammo nel bosco, lei sulle mie spalle. Aveva proprio ragione Bella. Era una radura stupenda, e in estate con i fiori e gli alberi rigogliosi sarebbe stata davvero incantevole. La lasciai scivolare a terra, poi restammo lì, sdraiati sull’erba a guardare il cielo che man mano si scuriva. E intanto pensavo a quando avrei avuto Bella tutta per me, giorno e notte, senza doverla lasciare per pranzo o cena. Mancavano ancora cinque mesi al matrimonio. Poi avremmo potuto goderci l’eternità… insieme.

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  14. .

    Bella-s-POV


    Se la visita dei Volturi era stata pesante, era solo perché ignoravo cosa mi sarebbe accaduto dopo appena un paio di settimane.
    Jasper, Emmett e Rose andarono a caccia nei pressi di Portland, per evitare di avere problemi con i Quileute.
    “Tornerò prima che tu possa rendertene conto, amore mio.” Era il primo venerdì di marzo. Eravamo in camera mia, sdraiati sul mio letto. E Jasper stava per partire per l’intero weekend.
    “Sì, ma starai via fino a domenica. Quindi saremo separati per due interi giorni.”
    “Lo so… ma è necessario. Qui la popolazione animale è limitata, e non possiamo continuare a cacciare sul territorio ancora a lungo, o presto non avremo nulla da ‘mangiare’.”
    “E poi ci sono i Quileute che vi osservano costantemente.”
    “Anche… ma loro non sono davvero un problema. Sono solo leggermente fastidiosi.”
    “Li odio da morire. Ma come si permettono di vietarci di vivere la nostra vita in pace?”
    “Bella… tu hai scelto di rinunciare alla tua vita mortale. E per loro questo è un sacrilegio. Noi siamo degli abomini ai loro occhi. E tu vuoi diventare come noi, e glielo hai detto chiaro in faccia.”
    “Uff… vorrei tanto che potesse esistere una soluzione chiara per questa situazione.”
    “La troveremo, sta’ tranquilla.”
    “A proposito, ma Edward e Alice? Sono giorni che non si vedono.”
    “Carlisle li ha mandati in Alaska, da Tanya. Staranno lì fin dopo il matrimonio, a meno che non accada qualcosa per cui la loro presenza è indispensabile.”
    “Li ha puniti mandandoli via? Non pensavo che lo avrebbe mai fatto.”
    “Non voleva farlo… ma ha capito che non c’erano altre soluzioni per tenerti al sicuro dai loro piani malvagi. Quando partiremo per la luna di miele, potranno tornare a casa.”
    “Quindi avremo due invitati in meno al matrimonio...”
    “Beh… direi di sì.”
    “Ok… credo.”
    All’improvviso vidi il faccione di Emmett comparire dalla finestra, e mi venne quasi un infarto. “Jasper, che diavolo stai facendo? E’ tardi!”
    “Emmett, arrivo. Rilassati. Anche se partiamo tra cinque minuti, arriveremo comunque di notte. Che fretta hai?”
    “Voglio trovare il grizzly più grosso. Ma se non ci spicciamo potrebbe prenderlo qualcun altro.”
    “E chi, esattamente? Ci siamo solo noi, in zona.”
    “Oh… giusto!”
    Sorrisi mentre pensavo a quanto fosse ingenuo e bizzarro il mio nuovo fratellone. Poi sospirai. “Devi andare.”
    “Tornerò domenica pomeriggio. Tieniti libera per me, ti prego.” Mi baciò a lungo, e quando riaprii gli occhi era già sparito. Mi alzai dal letto, chiusi la finestra e me ne tornai al calduccio sotto le coperte, con un bel libro tra le mani.
    Al risveglio, feci colazione con la mamma e poi rimasi sola, in casa. Mamma aveva un appuntamento con alcune colleghe e papà doveva lavorare. Andare dai Cullen non era un’opzione, anche se a Esme avrebbe fatto piacere. Ma mi sarei annoiata, mentre lei aveva un milione di cose da fare in giro per casa e non avrebbe potuto dedicarmi l’intera giornata. Carlisle era di turno in ospedale. Angela usciva con Ben per fare shopping a Port Angeles. Mike portava Jessica in campeggio. Non avevo nulla da fare. Per la prima volta da quando ero tornata a Forks mi sentivo totalmente inutile. Sparecchiai la tavola, lavai i piatti e poi andai in camera mia per rimettere un po’ d’ordine. Caricai una lavatrice e impostai il programma. Dopodiché sfogliai alcune riviste che mi aveva lasciato Rose, per trovare l’abito dei miei sogni. Avevo trovato alcuni modelli che mi sarebbe piaciuto provare, e lei aveva segnato tutti i negozi che li esponevano per poterci passare la settimana successiva, così avremmo davvero iniziato ad entrare nel vivo del matrimonio. Gli inviti erano già stati ordinati – Rose aveva trovato una splendida carta pergamenata color avorio su cui il tipografo avrebbe utilizzato un corsivo molto elegante. Le bomboniere erano il prossimo ostacolo. Non avevo alcuna idea di cosa scegliere. Per il resto, invece, era tutto sistemato: ci saremmo sposati nel giardino dietro casa dei Cullen, al tramonto. Per il ricevimento, Esme e Renée avevano già abbozzato alcune idee di menù e non avevano bisogno di alcun aiuto. Rose si stava occupando della cerimonia e della location, nonché del mio addio al nubilato. Praticamente ero inutile anche per l’organizzazione del mio stesso matrimonio. Lo svantaggio di avere una famiglia di vampiri ad aiutarti. Appena la lavatrice finì il programma di lavaggio, tirai fuori gli abiti e li infilai nell’asciugatrice. Poi mi feci una doccia. Quando fui di nuovo vestita e pettinata erano solo le undici. Mamma non sarebbe rientrata prima di altre due ore, mentre papà sarebbe rimasto in ufficio fino a sera. Non avevo altro da fare, e mi stavo annoiando tantissimo. Così, mi venne un’idea un po’ folle. Chiamai mia madre al cellulare per dirle che non sarei stata a casa, per pranzo. Poi mi infilai le scarpe da trekking e con lo zainetto in spalla decisi di affrontare i boschi intorno a Forks. Almeno avrei passato qualche ora in movimento. Camminai tantissimo, tra radici che sporgevano da tutte le parti – rischiando di farmi cadere – e rovi pieni di spine che mi graffiavano braccia e gambe. Ma non importava. Non avevo alcuna meta fissa, perciò seguivo solo i miei piedi. Dopo circa un paio di ore, notai una bellissima radura, uno spiazzo assolutamente simmetrico al centro del bosco. Sembrava essere perfettamente circolare, senza alcun albero al suo interno… quasi come se qualcuno lo avesse creato apposta. Da sinistra, si sentiva dell’acqua scorrere, forse un ruscello. Era coperta di erba alta, ma era una splendida visione. Il sole accarezzava i fili d’erba, rendendoli luminosi e sgargianti. Era un posto assolutamente magico, così rilassante e silenzioso. Lentamente entrai nella radura per godermi il sole, che non era ancora caldo ma era piacevole sulla pelle. Mi sedetti a terra, godendomi la brezza fresca sul viso. Sembrava il paradiso, avrei dovuto parlarne a Jasper… Poteva diventare il nostro secondo posto preferito. Dopo il cottage, chiaramente.
    Provavo una sensazione di pace, e mi ero rilassata così tanto che all’inizio non notai affatto la figura che si stagliava sul limitare del bosco, dalla parte opposta a dove mi trovavo. Quando però si mosse leggermente, catturò il mio sguardo. Era immobile, e pallido. Istintivamente mi alzai in piedi, rimettendo lo zaino sulle spalle, mentre continuavo a fissarlo per capire chi fosse.
    “Laurent?” Lo riconobbi all’improvviso. Non perché lo avessi mai visto, ma Jasper ne aveva parlato parecchio. E anche Emmett.
    “Come sai il mio nome?” Mi guardò sorpreso. Certo, non ci siamo mai presentati prima.
    “Sono Bella… Swan. James...”
    “Certo, l’umana. James aveva detto che avevi un buon profumo, e aveva ragione.”
    “Non dovresti essere in Alaska con Irina e gli altri?” Indietreggiai di un passo, facendo movimenti lenti e misurati.
    Lui venne verso di me, fermandosi a circa dieci metri. Mi scrutava con curiosità. “Sì, sono stato in Alaska… Ma volevo passare a trovare i Cullen. Non ci sono?”
    Stavo iniziando a farmi prendere dal panico, non sapevo nemmeno io bene perché. “C’è Esme a casa… e Carlisle.”
    “Ah, capisco. E gli altri?”
    “Beh...” Mi tremavano le mani. “Edward e Alice...”
    “Sì, li ho visti da Tanya. Parlavo degli altri due maschi e della femmina bionda.”
    “Sono… a caccia. Nei dintorni.” Laurent si avvicinò ancora di qualche passo. Guardai i suoi occhi rossi. Oh mio Dio! Non è riuscito ad adattarsi alla dieta vegetariana. E Jasper non è qui. “Come… come va in Alaska?”
    “Direi bene. Mi piace molto Irina… e anche le sue sorelle. Sto cominciando ad apprezzare i vantaggi del vivere in uno stesso posto per molto tempo. Ma le restrizioni… quelle sono difficili da sopportare. Ogni tanto ho bisogno di… barare.”
    Avevo il cervello bloccato per la paura. Feci un altro passo indietro. “Hai più sentito Victoria?”
    “Sì… É strano che tu mi chieda di lei.”
    “Perché?”
    “Se proprio vuoi saperlo, sono venuto per farle un favore.” Fece una smorfia. “Ma non sarà affatto contenta.”
    “Di cosa?”
    “Che sia io ad ucciderti...” Feci un altro passo indietro. “Ti odia proprio, sai?”
    “Immagino...”
    “Voleva che venissi a controllare te. Vuole sapere se sei sola o… ancora con i Cullen. Non credevo che ti avrebbero lasciata sola.”
    “Non mi hanno lasciata sola!” Mi stavo innervosendo. “Sono solo andati a caccia. E Carlisle ed Esme sono qui!”
    “Come vuoi, tesorino.” Si avvicinò ancora. “Comunque, dovresti essere felice che ci sia io qui… e non Victoria. Lei ha in mente di farti soffrire, parecchio. Ma io farò in fretta, vedrai. Non te ne accorgerai nemmeno. E a lei racconterò di averti torturata per ore, prima di ucciderti. Così avrà l’anima in pace.”
    “Voi non avete un’anima. Siete solo dei mostri!”
    “Ipocrita da parte tua considerare mostri noi, ma frequentare i Cullen.”
    “Non sono ipocrita. Loro non uccidono persone innocenti!”
    “Mmmmmh… forse hai ragione. Ma ho sete, Bella. E tu sei l’unico bocconcino soddisfacente qui intorno.” Mi rivolse un ghigno spaventoso. “Chiudi gli occhi, e non te ne accorgerai nemmeno.”
    Avrei voluto gridare il suo nome, ma non mi avrebbe sentita da Portland. Però, forse… “Carlisle! Esme! Aiuto!” Urlai a pieni polmoni, sperando che uno dei due mi sentisse.
    Laurent mi sorrise, come se fossi una pazza a cercare aiuto in un posto così isolato. Poi si mise in posizione, pronto per attaccarmi. All’improvviso Laurent spostò il suo sguardo verso il bosco alla mia destra. Mi voltai anche io e vidi un’enorme sagoma nera, silenziosa, che puntava verso di lui. Era alta come un cavallo, ma molto più larga e muscolosa. Era un lupo gigantesco. Guardai Laurent, che indietreggiava in preda al terrore. Qualche istante dopo, accanto al lupo nero ne comparvero altri quattro. Riconobbi immediatamente l’ultimo lupo, quello più vicino a me, con il pelo rossiccio. Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che lo avevo visto.
    “Jake...” sussurrai. Il lupo si voltò verso di me per un istante. Poi tornò a guardare Laurent, che ormai stava addentrandosi sempre più nel bosco.
    “Bella!” La voce di Carlisle mi arrivò alle orecchie come un balsamo sulle ferite. Di colpo mi sentii tranquilla. C’erano due vampiri e cinque lupi, pronti a proteggermi da Laurent. Ero al sicuro.
    Laurent si voltò e corse via, ma i lupi lo inseguirono senza nemmeno pensare a noi.
    “Vieni, tesoro. Ti riportiamo a casa.” Esme mi prese per mano, con delicatezza. Non sembravano avere fretta di sparire da lì, e capivo il perché: i lupi si sarebbero occupati di Laurent, uccidendolo. Noi non eravamo una minaccia per loro. E lui non lo sarebbe più stata per me.
    “Come mai eri nel bosco, Bella?” La domanda di Carlisle era solo una semplice curiosità. Non c’era un filo di rabbia o paura. Jasper mi avrebbe urlato contro, per sfogare la tensione.
    “Volevo fare una passeggiata. A casa mi annoiavo, da sola. E non volevo disturbarvi.”
    “Il tempo è splendido, per fare una passeggiata nei boschi.” Esme mi accarezzava i capelli mentre camminavamo. Forse pensava di tranquillizzarmi. Ma avevo ormai smesso di aver paura da quando avevo visto apparire Jake.
    “Già...” Scossi la testa. “Mi ero perfino scordata che i Quileute erano in giro, per controllarci.”
    “In effetti, hanno invaso il nostro territorio per salvarti. Immagino che non ci abbiano nemmeno pensato su.”
    Eravamo a due infrazioni del patto da parte dei Quileute e una sola da parte dei Cullen. Forse, se mi giocavo bene le mie carte… “Grazie per essere arrivati, quando vi ho chiamati.”
    “Non pensarci nemmeno, Bella. Sei nostra figlia, ora. Se sei in pericolo, noi arriviamo subito.”
    Dopo parecchio tempo, finalmente Carlisle ed Esme mi lasciarono a casa, al sicuro. Mamma non era ancora rientrata. Ma non importava. Dovevo fare una cosa, prima. Presi le chiavi del pickup e montai su. In poco tempo, raggiunsi casa di Billy Black. Scesi dall’auto e bussai alla porta. Non volevo parlare con Jake, ma non sapevo come raggiungere Sam. E Jake poteva portarmici.
    “Bella, che ci fai qui?” Il tono di Billy era scocciato. Era costretto su una sedia a rotelle, per un incidente.
    “Devo chiedere a Jake una cosa,” risposi senza scompormi. I cambiamenti umorali di Billy non erano peggio di quelli di suo figlio, per cui potevo gestirli e rispondere a tono.
    “Jake non è qui.”
    “Scusa, ma non ti credo.” Girai intorno alla carrozzina ed entrai in casa, per cercare nella sua camera da letto. Ma era vuota.
    “Te l’avevo detto...”
    “Già…” Forse non è ancora tornato dalla caccia a Laurent. “Lo aspetterò qui fuori allora.” Uscii di casa per tornare sul pickup.
    “Sai che non sei la benvenuta, qui? E nemmeno tuo padre, a causa tua.”
    Mi voltai a guardarlo. “Grazie per l’informazione non richiesta. Ma credo che se papà sapesse che il figlio del suo migliore amico è un licantropo, mi terrebbe lui alla larga da tutti voi.” Incrociai le braccia al petto, guardandolo con astio.
    “E se sapesse che vuoi sposare un vampiro, cosa direbbe?”
    “Non lo so… e non mi interessa. Tanto più che non ho intenzione di dirglielo. Non voglio che rischi la vita per qualcosa che tanto non capirebbe nemmeno.”
    “Ma vuoi mettere a rischio la tua, di vita. E non pensi che così facendo, loro soffriranno tremendamente?”
    “Solo se vi mettete in mezzo. Se ci lasciaste stare in pace, loro non soffrirebbero. E non perderebbero una figlia.”
    “Il patto è stato stabilito decenni fa. Non si può cambiare.”
    “Tu non lo puoi cambiare, Billy. Ma il nuovo capobranco può farlo. La nuova generazione può essere più aperta ai cambiamenti. Perché vi fossilizzate su cose ormai passate?”
    “Le regole sono regole. Se si infrangono, si deve pagare. É così e basta.”
    Scossi la testa. “Con te non si può mai ragionare. Non so come faccia papà a sopportarti da tanti anni.”
    “Bella!” Jake comparve alle nostre spalle.
    “Jacob, cercavo proprio te. Devo vedere Sam.”
    “Non vuole parlarti. E nemmeno io.”
    “Chi se ne importa, Jake. Non ho tempo per questi giochi da asilo. O mi dici dov’è o me lo cerco da sola.”
    “Auguri, allora. Ne avrai bisogno.” Jake entrò in casa, Billy lo seguì e chiuse la porta alle sue spalle.
    Rimasi a fissare la porta chiusa a bocca aperta. E’ proprio un bambino. Stupido e viziato. E va bene, me lo troverò da sola Sam. Rimontai sul pickup e raggiunsi casa Clearwater. Mi aprì Sue, la mamma di Seth e Leah.
    “Bella, come mai da queste parti?”
    “Sue… so che Seth è in punizione, ma… potrei chiedergli una cosa veloce?”
    Sue mi guardò per qualche istante, poi mi fece cenno di entrare e richiuse la porta alle nostre spalle. “E’ in camera sua, sai dov’è.”
    “Grazie,” le risposi sorridendo, prima di salire di corsa le scale ed entrare nella stanza del mio migliore amico.
    “Bella!”
    “Ciao, Seth.” Mi si buttò al collo, e per poco non caddi a terra. Era pesantissimo, nonostante avesse solo quattordici anni.
    “Mi sei mancata tantissimo.”
    “Anche tu.” Mi lasciò andare. “Seth, non ho molto tempo. Devo vedere Sam. Sai dove posso trovarlo?”
    “Perché?”
    “Forse so come convincerlo a farmi trasformare da Jasper senza scatenare una guerra.”
    “Davvero?” Seth sembrava più entusiasta di me. “Sam lo trovi a casa di Emily, mia cugina.”
    “Grazie Seth. Tornerò a trovarti, lo giuro. E se riesco, includerò anche la tua libertà nel patto che voglio stabilire con Sam.”
    Seth mi abbracciò, poi lasciai casa sua e mi diressi verso una parte della riserva in cui non ero mai stata. Trovare Sam non fu difficile. Era in spiaggia, con quella che presumevo essere Emily – la cugina di Seth e Leah.
    “Sam, devo parlarti.”
    “Va’ via, Swan. Qui non ti vogliamo.”
    “Invece mi ascolterai, brutto ammasso di pelo e pulci!” Ogni volta che lo guardavo in faccia, mi veniva voglia di strangolarlo. Era odioso quasi quanto Edward, ed entrambi tiravano fuori il mio lato peggiore.
    “Come mi hai chiamato?” Sam si alzò e mi venne incontro.
    “Ammasso di pelo e pulci. Perché? Lo sei. Ti ho visto prima, nella radura. Scommetto che tu eri quello nero, davanti al gruppo.”
    “Che vuoi, Swan?”
    “Rinegoziare il patto che avete con i Cullen.”
    “Mai, scordatelo! Non abbiamo alcun motivo per cambiare i termini del patto.”
    “Invece hai un motivo bello grosso.” Sorrisi. “Avete o non avete invaso il territorio dei Cullen, per salvarmi dal vampiro?”
    Sam rimase in silenzio per qualche istante. “Se i Cullen hanno qualche rimostranza, possono sempre attaccarci. Noi saremo qui, ad attenderli.”
    “Certo… e quanti di voi si faranno male? Vuoi rischiare la vita di Jake, Seth o degli altri? Solo per non voler parlare con me?”
    Sam sospirò. “Cosa vuoi?”
    “Lascia che Jasper mi trasformi. Solo questo.” Poi mi ricordai la promessa. “Ah, e lascia libero Seth. Non ne può più di stare in punizione.”
    “Lasciare che un Cullen ti trasformi? Tu sei pazza.”
    “Ok, allora dirò ad Emmett che avete invaso il loro territorio. E convincerò gli altri che una guerra è l’unica soluzione al nostro problema.”
    “Sai che avrete feriti anche dalla vostra parte?”
    “ É un rischio che sono pronta a correre. E tu?”
    Sam rimase a guardarmi con sguardo calcolatore per un tempo lunghissimo. “Se ve lo lascio fare, come saprò che poi a un Cullen qualsiasi non verrà in mente di farlo ancora?”
    “Fidati. Né Carlisle né Emmett vorranno cambiare compagna. E di Edward e Alice non devi preoccuparti, non sono interessati ad avere umani in giro per casa.”
    “Ok. Tu potrai essere trasformata in un vampiro. Ma attenta, Swan: se farai del male ad un umano qualsiasi, ti verremo ad uccidere. E uccideremo chiunque si metta in mezzo.”
    “Grazie, Sam. Prometto che non farò mai del male a nessuno.” Gli sorrisi mentre ci stringevamo la mano. Mi voltai per andarmene, ma ci ripensai. “E Seth?”
    “Ah già… e va bene, lo lascerò libero. Contenta?”
    “Ora sì. Grazie.”
    “Sparisci da qui, prima che cambi idea. E non tornare, per favore!”
    “Ci proverò!” Mi voltai e iniziai a correre verso il pickup. Finalmente potevo riavere Seth e il mio sogno finalmente poteva realizzarsi. Avrei potuto stare con Jasper per l’eternità, e nessuno ci avrebbe potuti separare. L’unica pecca era Jake, che restava sulle sue stupide convinzioni. Ma per ora mi bastava quello che avevo ottenuto. Rientrai a casa felice come non mi sentivo da mesi. Aiutai mamma a preparare la cena, mangiammo chiacchierando felici e, dopo aver sparecchiato, mi misi a letto. Non vedevo l’ora che Jasper tornasse, per dargli la bella notizia.

    *****


    Legenda:
    Abc Pensieri
    ABC Ricordi

    Edited by Nike8437 - 11/9/2019, 17:51
  15. .

    Jasper-s-POV


    San Valentino era appena passato. Con Bella avevamo passato una romantica serata a lume di candele al cottage. Esme aveva cucinato dei magnifici ravioli al burro e salvia e un cosciotto d’agnello con contorno di patate al forno solo per Bella. E per dessert aveva riempito una coppa da champagne di crema al mascarpone ricoprendola poi di cioccolato amaro e mettendo un cuore di cioccolato in cima. Bella mangiò tutto di gusto, mentre io la osservavo rapito. Poi la riportai a casa, dove come al solito rimasi accanto a lei per tutta la notte.
    Ma un altro mese se n’era andato, e non avevamo trovato soluzioni per il nostro problema. Sam e i Quileute erano fastidiosamente ostili, sempre presenti sul confine per ricordarci che non avevamo possibilità di fuga se avessimo portato avanti il piano per trasformare Bella. Lei fingeva che andasse tutto bene, ma ovviamente non poteva ingannare me. Seth era ancora confinato in casa e Jake si rifiutava categoricamente di parlarle. Rosalie aveva comprato decine di riviste con abiti da sposa da farle vedere, ma anche quello sembrava non interessarla più.
    “Bella, ti ricordo che tra cinque mesi e mezzo vi sposate. Siamo in ritardissimo su tutto!” Rose era un po’ isterica, i preparativi spettavano a lei in quanto testimone della sposa. Non che fosse realmente così, ma si era arrogata questo diritto e nessuno poteva farle cambiare idea. E il fatto che Bella non collaborasse la mandava fuori di testa. Ovviamente io ero stato bandito dal mio stesso cottage mentre lei, insieme a Renée ed Esme, cercava di convincere Bella a scegliere qualche abito da provare.
    “Rose, abbiamo ancora tanto tempo...” Bella provò ad intervenire, ma scelse le parole sbagliate.
    “Tempo?!? Tempo?!? Bella! Gli abiti migliori saranno già spariti se non decidi in fretta. Non vorrai sposarti in jeans e maglietta, vero?!?”
    “Non sarebbe male, come idea...”
    “Bella!” Rose stava cominciando a dare di matto.
    “Ok, Rose… stavo scherzando. Scusami.”
    Scossi la testa, sorridendo mentre guardavo le montagne coperte di alberi fin sopra la cima. Emmett e Carlisle arrivarono in quell’istante.
    “Hanno finito?” chiese Emmett, impaziente di riabbracciare la sua Rose.
    “Non proprio… anzi, credo che dovrai aspettare ancora parecchio. Oggi Bella fa un po’ la difficile.” Emmett sospirò.
    “E’ comprensibile, Emmett.” Carlisle gli poggiò una mano sulla spalla. “Tra il matrimonio, la scuola, gli esami per il diploma, i Quileute che ci controllano e i suoi amici che non possono parlarle… direi che sarebbe troppo da sopportare anche per un vampiro. Ma Bella è sorprendentemente padrona di sé, per quanto possibile. E se per una volta fa i capricci, direi che la si può perdonare.”
    “Rose è completamente fuori di testa per questa mancanza di volontà che mostra Bella.” Sospirai. “Vorrei poter risolvere le cose così come posso allontanare la rabbia e le cattive emozioni da chiunque. Vorrei che lei fosse completamente felice, accanto ai suoi genitori, ai suoi amici, a noi… senza alcuna paura per il futuro e senza dover rinunciare a nulla.”
    “Jasper, non perdere la speranza. Fino al matrimonio abbiamo tempo. Poi ve ne andrete per due settimane, un mese o quanto vi pare in luna di miele all’isola Esme.” Carlisle sorrise. Aveva acquistato una meravigliosa isola tropicale al largo della costa di Rio de Janeiro per la sua splendida mogliettina. “E durante quel periodo avremo modo di definire il piano. Sta’ tranquillo, non ci arrenderemo mai. Bella sarà una di noi, in un modo o nell’altro, e i Quileute dovranno accettarlo.”
    “D’accordo, Carlisle. Sarà come dici tu...” Sorrisi per la sua caparbia volontà di sperare sempre, anche quando tutto sembrava senza speranza. Un rumore improvviso nel bosco ci avvertì che qualcosa non andava. C’erano intrusi, nel nostro territorio. Erano ancora lontani, il che diede il tempo a Carlisle di entrare nel cottage e chiedere a Rose ed Esme, senza essere ascoltato da Renée, di portarla a casa. Bella sarebbe rimasta accanto a me, chiunque fosse arrivato. Renée non capì subito perché stavano parlando tra di loro, ma poi Esme le disse che voleva vedere una cosa che l’aveva incuriosita e le tre partirono a velocità umana per la casa grande – dove avrebbero preso il Mercedes per riportare Renée a casa sua. Bella mi fu subito accanto, con aria interrogativa.
    “Arriva qualcuno, ma ancora non sappiamo chi… o cosa.” Tornammo alla casa grande per schierarci in posizione di difesa – Bella nascosta dietro le mie spalle. Qualche istante dopo, Esme e Rose ci raggiunsero. Eravamo solo in cinque, ma speravamo che fosse abbastanza.
    “Carlisle, mio vecchio amico.” Aro ci si parò di fronte, uscendo dal bosco… assieme ai suoi fratelli e alla guardia. Erano almeno dieci vampiri, tutti con poteri straordinari. E noi non avremmo avuto speranza, se ci avessero attaccati.
    Carlisle mosse un passo in avanti. “Aro, cosa ti ha spinto a lasciare la tua amata Volterra per venire in questa landa coperta di neve?”
    “Ah, caro amico mio. Un grave affronto è stato portato alla mia attenzione. Qualcuno mi ha informato che ospitate un’umana, e che lei sa tutto di voi.” I Volturi si fermarono ad un centinaio di metri da noi.
    “E’ vero. Mio figlio – Jasper – si è innamorato di questa umana e vuole sposarla tra pochi mesi.”
    “Che faccia tosta. Non provi nemmeno a far finta che sia falso?” Caius – alla sinistra di Aro – guardava Carlisle e tutti noi con disprezzo.
    “E perché dovrei, Caius? Sai che non mi piacciono le menzogne – a meno che non servano a nascondere il nostro segreto. Ma tra di noi, non serve mentirsi.”
    “Quindi è vero? Un’umana sa che siete vampiri?” Aro guardava con stupore il suo vecchio amico.
    “Sì, lo sa.” Feci un passo in avanti, raggiungendo Carlisle. “E diventerà mia moglie ad agosto, come ti ha già detto Carlisle.”
    “Che strano...” Il tono di Aro era calcolato. “Ero convinto che gli umani a conoscenza del nostro segreto venissero uccisi… o trasformati.”
    “Così come la segretaria che avete a Volterra? Scommetto che è ancora viva.” Carlisle rimase perfettamente calmo, ma potevo sentire l’agitazione che gli percuoteva il corpo.
    “Sì, ma presto ce ne libereremo. Non serve a molto, purtroppo.”
    “Mi dispiace per quella povera ragazza.”
    “Io, fossi in te, mi preoccuperei di più per la vostra situazione. Avete infranto il patto di segretezza. Sai cosa succede ora.” Fece cenno a Jane di farsi avanti. Guardai Carlisle. Anche lui era spaventato, ora. “Jane, cara. Diamo loro una dimostrazione del tuo potere.”
    Sapendo cosa stava per succedere, feci scendere Bella dalle mie spalle e la allontanai quanto più possibile… prima che il potere di Jane mi colpisse. Era un dolore insopportabile, come se mi stessero bruciando vivo. Mi contorsi involontariamente, senza poter reagire.
    “Basta! Lasciatelo stare!” La voce di Bella mi sorprese. E di colpo il dolore cessò.
    “Tu devi essere l’umana,” chiese Aro guardando Bella con uno sguardo calcolatore. “Vieni avanti, mia cara.” Bella guardò prima me, poi Carlisle. Lui annuì lievemente, cercando di sorriderle. Tremando, Bella fece alcuni passi in avanti. Aro colmò la distanza in un istante e le prese la mano per leggere i suoi pensieri, come faceva con chiunque avesse di fronte. “Bene, bene, bene. Vediamo cosa abbiamo qui.” Restò in silenzio alcuni minuti, mentre registrava la mancanza di pensieri derivanti da Bella.
    Le mie labbra si incurvarono in un sorriso. “Non leggi nulla, vero?”
    Aro mi guardò rabbioso. “Come fai a saperlo?”
    “Perché nemmeno Edward può entrare nella sua mente.”
    Lo sguardo di Aro si fece improvvisamente calcolatore. “Mmmmmh… interessante. Chissà se...” Fece un singolo gesto verso qualcuno alle sue spalle, ma non capii a chi mirava. Poi vidi Jane, con l’espressione che usava solitamente qualche istante prima di usare il suo potere. Provai a raggiungere Bella, ma Carlisle mi bloccò. Rimasi lì, immobile, a guardare Bella mentre il dolore la stava per raggiungere… e non accadde assolutamente nulla. Nemmeno un fiato uscì dalla bocca di Bella, che si guardava intorno confusa. Quel suo scudo era davvero un miracolo. “Basta così!” disse Aro. Jane guardava Bella furente. Era la prima volta che il suo potere andava a vuoto. “Sei un’umana davvero interessante… e capisco perché ti abbiano tenuta in vita.”
    “Non è per questo che Bella è ancora in vita, Aro. E’ perché è la compagna che ho scelto per la vita. E non le torcerai un capello nemmeno se fosse l’ultima cosa che potresti fare su questa terra. Te lo impedirò con ogni fibra del mio essere.”
    “Beh, ma questo temo non basti per salvarvi tutti dalla punizione che vi aspetta. Dovrò lasciare che Felix faccia il suo lavoro. Capite che è giusto così. O gli altri vampiri si sentiranno in dovere di comportarsi come vogliono… e sarebbe il caos.”
    “Aspetta!” Lo raggiunsi. “Non puoi leggere i pensieri di Bella, ma i miei sì. E vedrai che sono già in atto dei programmi per trasformarla dopo il matrimonio.” Gli tesi la mano e lui la afferrò, leggendo ogni singolo pensiero che mi era mai venuto in mente: dall’incontro a scuola al salvataggio dall’auto impazzita, dal tentativo di James di ucciderla alla mia proposta di matrimonio…
    “In effetti, volete trasformarla. E questa è già una buona notizia… per voi. Spero che la cosa avvenga il prima possibile.”
    “Te l’ho detto: ci sposiamo ad agosto, poi la trasformerò io stesso. Cascasse il mondo.”
    “Beh… in questo caso, ci lasceremo come amici – quello che siamo sempre stati. Non sono state infrante delle regole, perciò vi lasceremo condurre in pace le vostre esistenze. Ma ricordate: se Bella non sarà una vampira entro i prossimi sei mesi, non vi daremo un’altra possibilità. Vi uccideremo tutti – nessuno escluso.” Aro lasciò andare la mia mano e si voltò per tornare dai suoi fratelli. “A proposito, dove sono i cari Edward e Alice?”
    Già… dove sono quei due? Come mai Alice non ci ha avvertiti dell’arrivo dei Volturi? “Scusami, Aro… ma come hai saputo di Bella?” Un terribile sospetto cominciò ad affacciarsi nella mia mente. Mi sentivo ribollire dalla rabbia.
    “Non sono cose che ti dovrebbero interessare… comunque, mi è arrivata una lettera.”
    “Posso vederla?”
    Aro era restio, ma alla fine acconsentì. Presi la carta tra le mani e lessi il biglietto.
    VI SCRIVO QUESTA LETTERA PER INFORMARVI CHE I CULLEN INTRATTENGONO RAPPORTI PARTICOLARMENTE INTIMI CON UN’UMANA, LA QUALE É A CONOSCENZA DEL NOSTRO SEGRETO.
    UN VOSTRO UMILE SERVITORE
    Ovviamente la lettera era scritta in stampatello, quindi riconoscere la grafia era alquanto complicato nei pochi secondi che avevo. Ma la lettera conteneva un indizio prezioso: il foglio era intriso del profumo dell’autore… e avrei riconosciuto il suo odore tra quello di miliardi di vampiri. Restituii la lettera ad Aro. “Grazie per avermela mostrata.”
    “”Come puoi vedere, è assolutamente anonima… non capisco cosa speravi di trovarci.” Aro mi scrutava con curiosità.
    “Niente, infatti. Volevo solo sapere cosa ci fosse scritto.” Rimasi calmo, ma appena avessi rivisto quel maledetto folletto, l’avrebbe pagata cara.
    “Credo che Alice ed Edward siano andati a caccia nei pressi di Port Angeles. Torneranno tra qualche ora.” Carlisle rispose alla domanda di Aro. “Se volete aspettarli...”
    “Oh no, preferisco tornarmene a casa mia. Ma salutateli. Soprattutto Alice.” Aro sorrise, poi si voltò nuovamente e raggiunse gli altri Volturi, prima che sparissero tutti nel bosco.
    Lasciai che la rabbia mi invadesse completamente, il respiro era irregolare e le mani mi tremavano. “Io la uccido.”
    “Calmati, Jasper. Ti prego. Possiamo parlarne con calma.” Carlisle mi poggiò una mano sulla spalla, ma la scansai.
    “Con calma? Ti rendi conto in che situazione ci ha messo? Potevamo morire tutti!”
    “Ma non è successo. E Bella è ancora viva.”
    “Ah, quindi questa sarebbe una vittoria? Certo, e lei se ne andrà in giro indisturbata, come se non avesse fatto nulla… come al solito.”
    “Jasper...”
    “No, ora basta! Mi ha scocciato! Ci sta mettendo in pericolo solo per uno stupido capriccio, e nemmeno vuoi fare nulla per fermarla?” Mi resi conto di stare urlando, ma non mi importava.
    “Voglio che capisca i suoi errori… ma non posso permettere che uno di voi si faccia male. Sarebbe una guerra infinita, e lo sai benissimo.”
    “Oh no, sarà una brevissima lotta. Le staccherò la testa e avremo risolto il problema!”
    “E non pensi alle conseguenze di questo gesto? Alle sue reazioni?”
    “Scusate…” Bella si mise tra noi due. “Ma con chi ce l’avete?”
    “Con quell’idiota della mia ex.”
    “Alice?” Bella sembrava scioccata per la rivelazione.
    “Già… Alice. Quella che avrebbe dovuto informarci che i Volturi stavano arrivando. Ma chissà perché ha deciso di sparire insieme a quell’altro imbecille.”
    “Ma perché Alice? Non potrebbe essere stato qualcun altro? Tipo Irina o…?”
    “No… Irina non ti vuole morta. E nessun altro, tranne il clan di Denali sa di te, Bella.”
    “Victoria però mi vorrà uccidere, visto che per colpa mia James è morto.”
    “Non è Victoria. Non compare in zona da quando abbiamo ucciso James. E comunque Victoria vuole ucciderti con le sue mani. Non manderebbe mai i Volturi a fare il lavoro sporco.”
    “Come puoi essere sicuro che sia stata Alice?”
    “Bella… riconosco il suo profumo. E la carta di quella lettera era piena del suo odore, a causa della mano che strofinava sul foglio mentre scriveva. Per te forse gli odori sono tutti uguali, ma noi riconosciamo ogni minima sfumatura, ogni accenno di odore. Fidati, è stata Alice.”
    Nemmeno a farlo apposta, proprio in quell’istante ricomparvero Edward e la sua fedele compagna, mano nella mano, felici come se nulla fosse.
    “Cos’è che avrei fatto?” chiese Alice con aria innocente.
    “Alice, perché non ci hai avvisato che i Volturi stavano arrivando?” La voce di Carlisle era ferma.
    “Davvero? I Volturi? Non li ho visti arrivare. E cosa volevano da noi?”
    Chiusi gli occhi mentre stringevo i pugni per non esploderle in faccia. “Alice, non sei nemmeno brava come attrice. Perché non la fai finita con le stronzate?”
    “Non capisco cosa intendi, Jasper. Sono sinceramente stupita che i Volturi siano venuti da queste parti. Di solito lasciano Volterra così malvolentieri. Soprattutto Aro.”
    “Certo, come no. E di grazia, dove siete spariti voi due? Mentre noi lottavamo per rimanere in vita?”
    “Eravamo in giro per i boschi. Ma se avessi saputo che i Volturi erano qui per farvi del male, sarei tornata. E anche Edward.”
    “Alice, tesoro.” Carlisle le si avvicinò con quel suo fare paterno. “Ti rendi conto che, se i Volturi non avessero creduto al nostro voler trasformare Bella dopo il matrimonio, voi due non avreste avuto più una famiglia da cui tornare?”
    Edward sbuffò. “Oh, avanti. Al massimo avrebbero ucciso Bella e Jasper. Tu avresti sempre potuto dire di non saperne nulla.” Alice gli diede una gomitata sulle costole.
    Bella li guardava a bocca aperta. “Non ci credo. Speravo che Jasper si sbagliasse, ma ancora una volta ti sei dimostrata una vera stronza. Avresti fatto uccidere tuo fratello, il tuo ex fidanzato, tua sorella e i tuoi genitori solo per sbarazzarti di me? Tu sei malata. Dovresti baciare il terreno su cui camminano Esme e Carlisle, visto come ti hanno accolta in questa casa e come cercano sempre di proteggerti da tutto. E tu li ringrazi mandandoli al macello? Solo per un tuo stupido capriccio?”
    “Attenta, Swan! I Volturi si sono fatti convincere dalla tua innocenza, ma non è detto che tu non possa ancora morire oggi.” Alice la guardava con disprezzo.
    “Provaci, forza! Vediamo se riesci ad avvicinarti a lei prima che ti stacchi quella testa del cavolo che ti ritrovi!”
    “Basta così!” Carlisle si mise tra me e lei. “Alice, Edward andate ognuno nella propria stanza. Appena mi libero, faremo i conti!” Lividi in volto, entrambi sparirono oltre la soglia di casa Cullen. “Jasper, mi spiace. Ancora una volta quei due hanno cercato di metterti in difficoltà. Non capisco questa loro rabbia nei confronti di Bella. Comunque i Volturi non saranno un problema per ora, e in seguito daremo loro la prova che Bella è una vampira – così ci lasceranno in pace. Tu pensa solo al matrimonio e a Bella. Del resto ce ne occupiamo noi. Restate al cottage, vi lasceremo tranquilli. Ve lo dobbiamo.”
    “Non voglio restare al cottage! Carlisle, io voglio che la situazione si risolva perché onestamente quei due hanno passato il limite già da parecchio!”
    “Lo so. Ma lascia che me ne occupi io. Tu rilassati, pensa ad altro e soprattutto sta’ con Bella.”
    Sospirai, scaricando la rabbia e la tensione. Poi presi per la mano Bella e ce ne tornammo al cottage a velocità umana.
    “Jasper, non vorrai davvero ucciderli?”
    “Come posso non farlo? Ci stanno rovinando la vita. Io non ce la faccio più a sopportarli. Sono più di cinquant’anni che vivo con loro. Tu sei fortunata, li conosci solo da un anno e mezzo.”
    “Amore, ti prego. Non fare nulla di stupido. Carlisle ed Esme ci resterebbero troppo male.”
    “D’accordo. Ma questa è l’ultima cosa che sopporterò da quei due. Se oseranno pianificare qualunque altra cosa ai tuoi danni, mollo tutto e me ne vado.”
    “E io? Hai intenzione di lasciarmi qui?”
    “Certo che no, Bella. Tu verrai via con me. Non ti lascerei mai in balia di quei due mostri.”
    Mi rivolse un debole sorriso prima di baciarmi. Passammo il resto del pomeriggio al cottage, sul letto, a parlare. Poi, per ora di cena, la riaccompagnai a casa. Rimasi nel bosco finché non la sentii dare la buonanotte ai suoi, poi con un balzo entrai in camera sua e la aspettai per farla addormentare sul mio corpo.

    *****


    Legenda:
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    ABC Ricordi

    Edited by Nike8437 - 11/9/2019, 17:50
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