La nostra guerra- 4 novembre 1918

Per ricordare le vittime della prima guerra mondiale italiana!!!

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Albert Wesker.92
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    image
    image
    image
    image
    image
    image
    image

    APRILE-DICEMBRE 1915
    15 aprile 1915, Italia, Roma, il congresso nazionale si è unito per una seduta speciale, il dibattito politico se l’Italia debba o no partecipare all’immenso conflitto mondiale.
    Le parti sono spaccate in due Interventisti e Neutralisti ma la maggioranza parla e vincono gli interventisti di 100 voti in più.
    Immediatamente la notizia si sparge per tutta la penisola, il 16 aprile tutti i giornali e i cinegiornali d’Italia e del mondo parlano della dichiarazione.
    Il 20 aprile Salandra tiene un discorso a Roma in cui incita il popolo italiano ad arruolarsi per una nobile causa.
    Sono già 150.000 le unità destinate al fronte di maggio,ben oltre gli 800.000 uomini armati e oltre 500.000 mettono la firma per il conflitto.
    Il 1° di maggio le prime truppe italiane partono per il fronte alpino, superato il trentino entrano in territorio nemico.
    Il generale Cadorna ordina l’immediata avanzata verso il Col dell’Ermellino, non intende fermare le truppe, vuole una vittoria schiacciante già il primo giorno di guerra.
    Le truppe italiane però sono costrette già a fermarsi verso la sera una frana costringe la linea di truppa a fermarsi e solo il pomeriggio del giorno seguente, cioè il 2 maggio, le truppe riprendono il cammino.
    La marcia è lunga più di 800 km e i soldati sono costretti a portare i mitragliatori e i mortai e i muli a caricarsi sulle spalle oltre 600 tonnellate di batterie e cannoni ad alto tiro.
    Il 3 maggio le truppe italiane raggiongono il confine tanto atteso e dopo aver spaccato i reticolati avanzano verso il fronte di guerra.
    Il 4 maggio alle ore 6:20 del mattino il primo cannone italiano spara il primo colpo contro il Col dell’Ermellino.
    La cima viene fatta abbattere completamente e vengono messi in fuga 200 soldati austriaci, la guerra sembra una passeggiata per gli italiani ma il peggio deve ancora iniziare.
    Il 10 maggio alle truppe viene concesso di accamparsi per la prima vera volta, per 3 ore i soldati fumano, giocano a carte e scrivono lettere.
    L’alto comando intanto pianifica la creazione delle trincee, ma secondo Luigi Cadorna (il generale) le truppe italiane non avranno bisogno di inutili grotte fangose ma di una dura disciplina e via verso Gorizia e verso la vittoria assoluta.
    Subito dopo il Col dell’Ermellino ecco che le truppe italiane trovano la prima vera difficoltà, la discesa dalle montagne e dura e pericolosa.
    I feriti tra l’11 e il 12 maggio raggiungono i 20 uomini, il 13 però ecco che le truppe riescono a raggiungere la pianura e ad attenderli brughiere e pantani.
    L’avanzata sino al punto rosso è lunga ed estenuante e solo il 16 maggio raggiungono la 2° e la 13° compagnia fucilieri e la 4° cavalleria.
    Il 23 maggio le compagnie vanno aumentando e finalmente si arriva a un plotone compatto di oltre 1200 uomini e 500 cavalli.
    Il 28 maggio i primi colpi di fucili vengono sparati contro due vedette austriache, una viene uccia l’altra riesce a fuggire.
    A Roma però Luigi Cadorna è scontento dell’andamento delle sue truppe, secondo i suoi piani entro giungo le truppe italiane avrebbero dovuto superare l’Alto Adige.
    Il 1° giugno le truppe italiane superano il secondo confine e da adesso l’Italia è ufficialmente in guerra.
    Da giugno fino a dicembre le truppe italiane saranno testimoni di 4 battaglie denominate poi battaglie dell’Isonzo.
    L’11 giugno le truppe italiane raggiungono il fiume isonzo e da lì piazzano il campo base ufficiale delle truppe.
    Luigi Cadorna però non è ancora soddisfato, il suo scopo è quello di battere i generali inglesi e francesi in velocità e porre fine al conflitto prima di Natale.

    Il 13 giugno viene creato un ponte di barche lungo 200 km per attraversare il fiume e raggiungere la testa di ponte austriaca.
    Il 15 il primo vero scontro contro il nemico, lo scontro dura 3 ore, 200 militari italiani vengono inchiodati alla sponda est del fiume da ben 500 austriaci con 3 mitragliatrici.
    I soccorsi non possono arrivare che dopo 2 o 3 ore così il colonello di compagnia ordina uno sbarramento di fuoco.
    L’ordine arriva e la batteria fa fuoco, l’esplosione si sente lungo tutto il fiume, il terreno tremò e un turbine di polvere si alzò in cielo.
    Il colpo aveva mancato il bersaglio ma gli austriaci si erano spaventati ed erano fuggiti, dei 100 uomini solo uno restò ucciso, preso in piena fronte poiché si era alzato per godere dell’atroce spettacolo.
    Quella fu classificata come prima battaglia dell’Isonzo, Luigi Cadorna venne informato e lui personalmente consegnò le salme del giovane alla sua famiglia.
    L’episodio però spronò il resto della compagnia facendoli capire che la vera guerra doveva ancora iniziare.
    La seconda battaglia dell’Isonzo si svolse il 19 luglio, in un mese le truppe italiane aevano creato un passaggio sul fiume ma le truppe nemiche preparate da oltre un anno di guerra prima di loro controattaccò di massa.
    Oltre 300 trincee vennero scavate e vennero consegnate oltre 200 mitragliatrici e oltre 400.000.000 di proiettili.
    Luigi Cadorna fu così costretto dal governo militare a ordinare l’immediata trincerazione delle truppe italiane.
    Così il 12 luglio i vari reparti corsero ai ripari e il 19 luglio ebbe inizio la seconda battaglia che ebbe fine solo la mattina dopo 20 luglio.
    A differenza della prima la seconda contava 4 morti e 6 feriti tra cui uno grave.

    La seconda battaglia dell’Isonzo fu finta dagli italiani che conquistarono ben 200 km di territorio, ma le truppe austriache riuscirono a ristabilizzarsi immediatamente e crearono una seconda linea di difesa.
    Tra luglio e agosto gli episodi di guerra furono pochi, ma la guerra non vuol dire solo sparare e le truppe italiane lo stavano imparando molto velocemente.
    Ogni giorno erano costrette a fare oltre 100 km di marcia tra dirupi e crepe improvvise con le mitragliatrici sulle spalle.
    Secondo Cadorna meno gli uomini riposavano più rapidamente avrebbero vinto la guerra.
    L’Italia come tutti i paesi in guerra corse al riarmamento tecnologico, furono costruiti oltre 200 aerei e altri 300 furono comprati dalle truppe anglo-francesi.
    I cannoni vennero riarmati e dal porto di Messina e di Napoli partirono 30 navi da guerra, altre 40 erano in riallestimento.
    E come per gli altri eserciti anche ai militari italiani venne daa in dotazione la mascherina anti gas e due granate contenente iprite.
    Il centro di addestramento venne aperto a Torino per addestratre in meno di una settimana tutti i militari per poi spedirli dritti al fronte.
    La croce rossa aveva messo a disposizione almeno 400 ambulanze e oltre 1.000 medici chirurgici e semplici infermieri militari.
    Ma per le ambulanze raggiungere gli alpini era cosa impossibile così addestro 200 reparti di infermieri per riportare alla base gli alpini feriti.
    Il fango e i pantani lungo il fiume isonzo creavano un ostacolo duro per le ambulanze che per lo più restavano impantanate.
    La fiat intato si adoperava per creare nuove armi e tra settembre e ottobre creo La Grande Berta un cannone automatico che sparava 5 colpi uno dopo l’altro, ne furono prodotti 75 in tutta la guerra e soltato 35 divennero operativi.
    La guerra chimica sul fronte italiano sopraggiunse il 13 settembre, le truppe austriache lanciarono in una trincea 7 granate contenete fosgene e iprite, 30 militari ne furono presi in pieno e 40 feriti leggermente, per i 30 militari la morte arrivò dopo 6 ore di sofferenza.
    La mattina del 15 settembre 3 caccia austriaci penetrarono le linee italiane e spararono contro i rifornimenti che salivano su per una collina.
    Le invasioni aree da parte del nemico però andarono rafforzandosi nel 1916 e l’Italia reagì con altrettante invasioni.
    Sul tutto il fronte alpino scese l’inverno, il primo inverno di guerra per gli italiani, il freddo attanagliante e le pioggie incessanti aggravarono la situazione ormai critica per le truppe italiane.
    Nel mese di ottobre l’intero freddo fu invaso dalla pioggia, vere e proprie alluvioni gelate che allagavano le trincee.
    La situazione igienica divenne codice rosso, i soldati dormivano nel fango gelato e si svegliavano con bronco polmoniti.
    Inoltre le infestazioni di pulci e pidochi aggravarono la situazione portando malattie e influenze, ma il governo non mosse mai un dito per migliorare la condizioni di vita dei militari.
    Fu così che la terza battaglia dell’Isonzo si combattè sotto una scrosciante pioggia gelata e durò per ben 4 giorni.
    La terza battaglia dell’Isonzo iniziò come un semplice assalto alla trincea nemica ma il successo che ne ricavarono gli italiani lo fece diventare un’attacco di massima importanza.
    I due reggimenti che presero parte all’attacco combatterono per 4 giorni senza mai smettere di sparare.
    Quella fu la prima vera battaglia che le truppe italiane combatterono, le vittime furono più di 100 e i feriti oltre i 200.
    Il quarto giorno le truppe austriache si ritirarono ma di soli 10 km e gli italiani presero la trincea, in 4 giorni avevano preso 2 trincee, una delle quali allagata e senza camere.
    Passò ottobre e arrivò novembre e con esso la certezza che la guerra non sarebbe finita per Natale, nel resto del mondo le truppe combattevano su immensi campi di guerra.
    Il fronte alpino era il fronte più duro ove si sia mai combattuto prima, i muli erano una necessita e in quei mesi di guerra più di 400 muli avevano perso la vita.
    Il freddo che seguì il mese di novembre fu una vera guerra per le truppe italiane, un tormento e un nemico silenzioso che in poco tempo poteva uccidere più di 20 uomini in una sola notte.
    Il comando fece distrubuire brandy e cioccolata calda ma i camion dei rifornimenti erano sempre bersagli degli aerei.
    Così alla fine di novembre il comando mise in campo i primi 50 velivoli con i quali difendersi dalle invasioni aeree.
    A Torino vennero addestrati ben 200 piloti e solo 50 vennero selezionati per i velivoli, il 23 novembre dei 50 velivoli ne partirono 10 diretti verso le linee nemiche.
    Al tramonto però solo 3 aerei (uno dei quali gravemente danneggiato) fece ritorno.
    Si pensò a un contro attacco ma i piloti dissero che il motore dei velivoli si era ghiacciato dopo un ora di volo e gli aerei che non avevano un un martello o del carburante extra erano precipitati.
    Il piano venne rimandato per ulteriorio test e intanto i velivoli austriaci continuavano le loro invasioni provocando danni e vittime.
    Dicembre portò con sé le prime nevicate, le trincee ben presto vennero coperte e i militari furono costretti a spalare neve sotto il tiro delle mitragliatrici nemiche.
    Con l’avvicinarsi di natale i giovani pronti per il fronte avevano ammassato un esercito di oltre 600 brigate, oltre 800.000 uomini pronti per il fronte.
    Ma chi già stava al fronte non pensava più ne alla patria ne alla fine della guerra come una cosa gloriosa, chi già combatteva pensava a soporavvivere alle dure notti di gelo e alle condizioni igieniche pietose.
    La quarta e utlima battaglia del 1915 avvenne il 19 dicembre, questa fu una battaglia cruenta e violenta.
    Furono utilizzate tutte le sorti di armi chimiche dal fosgene rilasciato dagli aerei all’iprite sparato dalle matterie, inoltre fu utilizzato per la prima volta sul fronte italiano il lancia fiamme.
    La quarta battaglia dell’Isonzo si concluse il 23 dicembre con oltre 500 morti e più di 1000 feriti (100 dei quali intossicati dai gas chimici).
    Il 24 dicembre la notte della vigilia venne distribuita della cioccolata calda e del vino rosso, il 25 nessuno sparò un colpo ne austriaci ne italiani.
    Il santo natale venne festeggiato nella pace più assoluta, anche il 16 non si sparò un colpo ma il 27 le truppe autriache attaccarono con le granate al gas, questa volta però anche gli italiani controattaccarono con il gas.
    30 mortai furono caricati e fecero fuoco causando la morte di 50 o 60 austriaci.
    Il 31 dicembre arrivò la fine dell’anno e a mezzanotte le batterie di entrambe le fazioni spararono 300 colpi ciascuno, era iniziato il 1916.
    GENNAIO-DICEMBRE 1916
    L’anno nuovo si aprì con una notizia giunta dal fronte francese, a quanto riportava il cominicato militare i tedeschi erano entrati a Parigi.
    Sulle linee ci fù il caos, se i tedeschi avevano preso Parigi la guerra era persa, l’alto comando italiano stava per ordinare la ritirata delle truppe sul fronte quando sopraggiunse un secondo comunicato.
    I tedeschi non avevano preso Parigi ma la fortezza di Verdune e grazie alla tenacia delle truppe francesi i tedeschi non avevano sfondato sulla Somme.
    Ma la presa di Verdune non era proprio quel che si dice un colpo di fortuna, di fatto il 12 gennaio arrivò il conteggio delle vittime alleate, oltre 12.000 morti in meno di 2 giorni e aoltri 30.000 erano feriti o dispersi.
    Il fronte francese rischiava il crollo totale e questo significava che veramente i tedeschi sarebbero entrati a Parigi.
    Gli alleati ancora stavano sbarcando le truppe su Gallipoli e il fronte russo non andava bene, gli alleati stavano nettamente perdendo la guerra.
    Il governo francese si mise così in contatto con il governo italiano e chiese aiuto agli italiani, il governo rispose immediatamente al messaggio e il 22 gennaio ebbe inizio la quinta battaglia dell’Isonzo.
    Il compito degli italiani era quello di creare scompiglio alle spalle dei tedeschi che si videro costretti ad inviare supporti militari agli austriaci.
    Il piano funizonò in parte, i tedeschi però voltarono solo un occhio mentre il secondo restò fusso su Verdune.
    Ai primi di febbraio le vittime anglo-francesi sul fronte di Verdune erano oltre 50.000 e altre 100.000 tra feriti, mutilati e dispersi.
    La situazione era disperata, sul fronte italiano intanto la quinta battaglia dell’Isonzo continuava, era una battaglia dura e cruenta.
    Due settimane di duri scontri, gli italiani la finsero con il rotto della cuffia ma le vittime erano superiori alle aspettative.
    2.000 morti e 15.000 feriti e oltre 80 dispersi.
    Ma Luigi Cadorna non intendeva arrendersi, il suo sogno era quello di finire la guerra entro Pasqua e di entrare a Gorizia entro Natale.
    Ma il suo sogno non si realizò, il 23 febbraio le truppe austriache aiutate da quelle tedesche sopraggiunte sul fronte italiano e anche da quelle turche crearono una breccia sul fiume Isonzo e dilagarono lungo il Piave.
    Il governo italiano era nel panico più totale, in meno di due ore avevano perso più di 300 km di fronte e rischiavano di perder3 almeno 1000 km entro sera se le truppe non avessero reagito subito.
    L’invasione del Piave portò i tedeschi nell’Alto Adige dove gli alpini si trovarono a combattere una guerra di posizione che durò un mese intero.
    Sull’Isonzo le truppe italiane tennerò per 3 settimane la posizione poi però crollarono totalmente e furono costrette alla fuga.
    A marzo le truppe austro-tedesche avevano in mano oltre 2000 km di fronte e rischiavano di arrivare sino a Roma.
    A Venezia un sottomarino tedesco uscì dai canali e bobmardò le strade uccidendo 20 civili e ferendone almeno 40.
    Almeno 300 aerei tedeschi sorvolarono Milano e Roma lanciando volantini che invitavano gli italiani alla resa.
    L’Inghilterra e la Francia però non potevano permettersi di perdere un alleato come l’Italia così controattaccarono creando il caos alle spalle del nemico.
    Il piano funzionò quel tanto che permise alle truppe italiane di tenere il fronte e di non cedere, intanto le truppe nemiche si erano spinte sino al Po’ dove però vennero respinte lo stesso giorno.
    Il fronte del Piave tenne come quello dell’Isonzo e l’invasione tedesca e austriaca non funzionò, venne poi chiamata “SPEDIZIONE PUNITIVA” per punire l’alleato traditore, l’Italia.
    Con la fine di Marzo e l’Inizio di aprile l’esercito italiano potè finalmente mettere in campo i suoi primi sottomarini.
    La marina ne fece partire 3 il 28 marzo e il 4 aprilre ne fece partire 5, 2 di 8 furono affondati una settimana dopo.
    Anche gli aerei vennero finalmente messi in campo, almeno 500 macchine perfettamente funzionanti.
    La prima battaglia aerea a cui partecipò l’Italia avvenne il 18 aprile, 12 caccia italiani si scontrarono contro 2 bombarideri austriaci.
    La prima vittima arrivò il 23 maggio, Nazzario Sauro morì nel suo aereo, era il primo asso italiano, aveva abbattuto più di 20 veicoli nemici.
    Gli inglesi e i tedeschi misero in campo i primi carri armati e ben presto anche l’Italia si mise alla costruzioni di queste macchine di distruzione.
    La tecnologia andava aumentando sempre più e mentre questa aumentava aveva inizio la sesta battaglia dell’Isonzo.
    Questa durò un mese intero, attacchi e controattacchi costarono la vita a più di 25.000 uomini e alla fine del mese nessuno ebbe una vittoria schiacciante, solo una conquista di 50 km.

    I siluri furono una delle tante novità del 1916, bombe subaquee che avevano la capacità di viaggiare sotto l’acqua e esplodere sotto lo scafo delle navi o dei sottomarini.
    Apparte le navi e i sottomarini anche gli aerei vennero dotati dei siluri, più di 200.000 pezzi vennero dotati agli aerei di tutti gli eserciti.
    Con aprile arrivarono le pioggie che portarono via il freddo ma crearono un terreno di guerra sfavorevole al passaggio di camion, moto e muli.
    Anche le marcie divennero sempre più difficili, il fango impediva ai soldati di camminare regolari e la nebbia che ascendeva sempre di mattina disperdeva i gruppi.
    La nebbia però era anche un alleata, i cecchini e gli addetti alle mitragliatrici non potevano fare altro che aspettare di vedere qualche ombra quindi le vittime erano limitate.
    La situazione su tutti i fronti di guerra andava sempre più aggravandosi, secondo le ultime notizie la Russia aveva perso in due anni di guerra più 30.000 km di terreno.
    La ritirata russa era inoltre bloccata dai turchi che alle spalle del nemico compivano stragi, saccheggi e stupri sulle popolazioni locali.
    Anche le truppe serbe erano in difficoltà, le ormai limitate truppe serbe tentarono un ultimo disperato tentativo per bloccare l’avanzara austro-turca ma il piano fallì e le truppe serbe si ritrovarono con meno di 1.000 unità ancora attive.
    L’Inghilterra nel frattempo aveva indetto che il piano Gallippoli era fallito in pieno e ora doveva iniziare la ritirata delle truppe neozelandesi e australiane sull’isola in balia dei turchi.
    Ma il piano di soccorso doveva essere appoggiato da tutti gli stati alleati in guerra, così l’Italia, la Francia, la Russia, il Canada e l’Australia diedero appoggio navale e aereo arrivando a creare un esercito di 500 navi da guerra, 100 sottomarini e più di 2.000 aerei e 400 bombardieri.
    Ma anche il piano di soccorso richisese un versamento di sangue molto alto.
    Sul fronte italiano aveva inizio la settima battaglia dell’Isonzo, questa durò 4 interi mesi e le vittime superarono di gran lunga quelle delle precedenti battaglie.
    Più di 20.000 morti e più di 40.000 tra feriti e dispersi.
    La settima battaglia inoltre fu persa dalle trupep italiane che rischiarono un secondo sfondamento, allora l’Inghilterra e la Francia decisero di andare in aiuto dell’alleato e inviarono sul fronte italiano più di 2.000 unità ciascuna attive arrivando a 4.000 unità.
    Ma anche con il supporto alleato non ci furono cambiamenti se non che il nemico fu costretto nuovamente a fermarsi.
    Mentre la settima battaglia continuava un Luigi Cadorna totalmente fuori di se urlava al congresso a Roma la sua indignazione per l’andamento della guerra.
    Luigi Cadorna era ancora di idealismo “romantico” era rimasto ancora alle guerre ottocentesche, fu il re a riportarlo alla realtà dicendogli che questa era una guerra moderna, di proporzioni apocalittiche e che i suoi metodi erano completamente inutili e avrebbero richiesto un tributo di sangue ben maggiore.
    Intato li stranieri che andavao riempiendo le file deglieserciti alleati nel 1916-17 arrivarono a più di 60.000 e per lo più erano americani.
    Gli Stati Uniti non avevano ancora dichiarato guerra, ma l’allenaza politica era andata agli alleati e ciò era costato molto al popolo americano.
    Dal 1915 al 1916 furono affondate più di 50 navi americani e 20 di queste erano navi che conducevano immigrati o navi turistiche.
    Ma non ostante questo affronto l’America ancora non aveva dichiarato guerra alla Germania e gli alleati si chiedevano quando lo avrebbe fatto.
    L’estate è ormai giunta e con essa il forte caldo, le trincee inumidite dalla pioggia e dalla neve divennero rocce.
    A luglio mentre incombeva ancora la settma battaglia dell’Isonzo il caldo atroce portò allo svenimento molti soldati.
    Ma il caldo non nuoceva solo agli uomini ma anche alle armi, i cannoni come i mortai diventavano immediatamente incandescenti e rischiavano di implodere dall’interno.
    Anche le mitragliatrici diventavano roventi dopo 200 o 300 colpi sparati, i soldati mutilati per queste cause furono più di 2.000.
    Il gioverno militare caricò più di 500 muli carichi di acqua fresca che fece portare sulle montagne ma quelle arrivavano quasi vuote poiché i militari addestti al trasporto si fermavano per abbeverarsi.
    La campagna estiva si stava trasformando in una strage, come quella invernale d'altronde.

    Un altro grave problema che già era sorto all’inizio del conflitto era il fattore economico, l’Inghilterra e l Francia avevano già speso migliardi per il conflitto e la Germania (con il blocco navale dell’Inghilterra) stava perennemente crollando e la popolazione morendo di fame.
    Anche in Italia la crisi economica si fece sentire, nelle fabbriche a causa dell’assenza degli uomini vennero messe le operaie dai 18 ai 45 anni avevano l’obbligo e il dovere di creare munizioni per i soldati al fronte.
    Solo nel 1916 vennero creati più di duecentomigliardi di proiettili solo che i proietilli dei mortai e delle batterie otlre ad essere più duraturi nella costruzione erano anche i più costosi così le fabbriche finivano col comprare i proiettili per queste ultime dai mercati neri che in quel periodo banchettavano nella povertà.
    Gli Stati Uniti allargarono più che potevano il commercio e lo scambio commerciale ma la Germania attaccava ogni singola nave mercantile violando il diritto di passaggio.
    La settima battaglia dell’Isonzo terminò il 24 agosto, le posizioni però restarono le stesse e più di 20.000 italiani erano periti e 40.000 feriti o dispersi.
    Luigi Cadorna fece visita il giorno appresso alle truppe che tanto coraggiosamente avevano tenuto bloccato il nemico per quattro mesi.
    Venne consegnata una razione extra a tutte le compagnie che avevano partecipato alla battaglia e Cadorna ringraziò di persona i colonelli inglesi e francesi ringraziandoli del contributo alleato nel tenere il fronte.
    Il governo militare stava già pianificando la campagna invernale mentre Cadorna continuava a insistere che tutte le compagnie dovevano entrare a Gorizia prima di Natale.
    I capitani intanto presero a dubitare del loro generale, secondo molti era uscito fuori di testa, e forse era così, perché continuava a inveire, anche in faccia al re, che la vittoria era vicina.
    Ma se in un anno e mezzo di guerra gli italiani avevano perso più di 5.000 km di terreno, come faceva ad essere vicina la vittoria?
    La guerra di trincea intato continuava a mietere vittime su tutti i fronti, la camapgna di Verdune prese una brutta piega il 23 settembre.
    Un plotone di 300 tedeschi superò le linee francesi e attaccò questi ultimi alle spalle, facendo ciò i tedeschi aprirono una brecia di oltre 400 km.
    Un passaggio sufficiente a far passare tutto l’esercito tedesco e austriaco.
    L’allarme scattò subito e l’Italia decise di correre in aiuto della Francia e inviò sul fronte di Verdune 4.000 unità attive.
    Se Verdune sarebbe crollata l’intera guerra sarebbe stata persa.
    Anche sul fronte russo soppraggiunsero gravi difficoltà, le truppe austriache e turche respinsero sempre più le forze russe ma non era solo il fattore della ritiriata di massa delle truppe russe.
    La rivoluzione russa stava per prendere il risvolto definitivo, i comunisti attaccarono la sede dello Zar il quale si trovò costretto a fuggire.
    Lenin (che si trovava in Germania sotto protezione tedesca) fu fatto ritornare in Russia e i ribelli comunisti cominciarono a prendere contatti con i generali tedeschi e austriaci.
    Se l’intero fronte russo fosse andato in mano nemica i tedeschi avrebbero avuto un vantaggio di oltre 60.000 km e controattaccare avrebbe richiesto il più alto tributo di sangue della storia dell’umanità.
    Ottobre e novembre passarono lentamente portando con sé il freddo e la neve, gli assalti sul fronte italiano vennero ridotti a 2 al giorno.
    Luigi Cadorna però insisteva che le truppe non dovevano restare ferme, dovevano muoversi così costrinse le truppe a marce forzate nel mezzo della neve.
    Gli alpini avevano il loro bel da fare a montare le tende per i campi medici contro le bufere e il tiro dei cecchini e i muli faticavano a transitare sulle motngne con quelle bufere.
    Gli aerei non vennero portati in battaglia sulle montagne e gli alpini restarono senza copertura aerea e le batterei che avevano ricevuto finiro col congelarsi in 4 o 5 ore.
    In poche parole gli alpini erano isolati dal resto del fronte italiano e questo significava morire di fame o di congelamento.
    Arrivò dicembre e con esso il natale tanto odiato da Cadorna poiché l’esercito italiano era ancora bloccato nelle vecchie posizioni.
    Il 31 dicembre l’ultimo giorno del 1916 gli schieramenti sul fronte italiano non spararono un colpo e come per il capodanno del 1915 le batterie spararono 300 colpi ciuascuna per festeggiare il 1917.
    GENNAIO-DICEMBRE 1917
    L’anno nuovo si aprì con un argomento che coninvolse ogni esercito di ogni stato immerso nel conflitto, gli ammutinamenti e le punizioni per gli ammutinati.
    Già nel 1915 e nel 1916 ci erano stati molti episodi di ammutinamento ma il 1917 divenne l’anno simbolo degli ammutinamenti.
    Non solo sul fronte ma anche nelle città degli stati in guerra (compresa la Germania dove la popolazione muore di fame a causa del blocco navale) la genete è stanca della guerra.
    Guerra che non fa nessuno grandi o dignitosi ma ingrossa le tasche di chi se ne stà in uno studio a bere brandy e scherzare sulla vita di milioni di combattenti sul fronte.
    Il 13 gennaio sul fronte francese i tedeschi misero fuori un cartello con su scritto “gli inglesi sono stupidi” e i cecchini inglesi spararono sul cartello.
    Subito dopo i tedeschi misero fuori un secondo cartello con su scritto “i tedeschi sono stupidi” e poi un terzo cartello “tutti sono stupidi”.
    Sul fronte francese in una trincea tedesca i soldati stanchi di avere i piedi gelati dall’acqua della neve sciollta si arrampicarono sui parapetti e issarono una bandiera bianca gridando in un francese sgrammaticato <<non sparate vogliamo solo asciugarci>>.
    I francesi imitarono i tedeschi e si arrampicarono sui parapetti e in un tedesco corretto dissero <<tranquilli noi vogliamo spulciarci>>.
    Episodi di questo tipo attraversarono gli immensi campi di guerra e fra cartelli che bestemmiavano la guerra e soldati che volevano solo asciugarsi cominciarono a nascere episodi di amicicizia.
    Come sul fronte francese dove i tedeschi invitarono i francesi nella loro trincea dove avevano preparato del maiale arroso.
    I soldati, ignorando le ingiurie del loro capitano, si buttarono fuori dalle trincee e si fiondarono nella trincea tedesca dove venne servito vino italiano e venne mangiato il maiale tanto agognato.
    I comandi di guerra restarono indignati ma mai quanto i governi che ordinarono severe punizioni, si cominciò con delle semplici revocazioni di licenza e poi da marzo si partì alle fucilazioni.
    Le fucilazioni e le condanne che seguirono marzo furono atroci, più di 2.000 militari vennero fatti fucilare, i soldati che avevano mangiato il maiale vennero obbligati a scavare una galleria e furono obbligati a far saltare la trincea dei tedeschi che li avevano ospitati.
    Anche sul fronte italiano gli ammutinati aumentavano e tra questi vi erano centinaia di disertori, si partiva da quelli che durante un attacco si fingevano morti a quelli che si offrivano come staffette e poi filavano via dal campo di guerra.
    La disperazione per la guerra portò anche molti militari a auto ferirsi per prendersi almeno un mese di congedo.
    I governi militari reagirono ordinando che un militare ferito a un braccio poteva eseguire ancora un assalto, un militare senza le bambe poteva sparare da una batteria.
    Solo chi perdeva le braccia veniva esentato dalla guerra.
    Gli ammutinati e i disertori nel mese di marzo aumentarono da poche centinaia a vere e proprie compagnie che se la davano a gambe.
    La disperazione per la guerra era tale che molti militari uccidevano i propri capitani e fuggivano, c’èra chi invece compiva brutali risse per essere mandato in isolamento.
    Ma apparte questi episodi la situazione venne comunque tenuta regolare e la guerra continuò al suo solito ritmo.
    Nel frattempo le truppe italiano ai primi di marzo con l’ottava battaglia dell’Isonzo respinsero di 800 km il nemico e presero la zona di Caporetto.
    Lì venne allestito il nuovo campo base e la gioia per la presa di Caporetto contagiò tutto il fronte, Caporetto era il primo passo verso Gorizia.
    Persino Cadorna conteto per la presa di Caporetto diede 24 ore di totale riposo alle sue truppe che accolsero la notizia con pura gioia.
    Ma la gioia durò poco, di fatto il tempo di prendere Caporetto che il fronte russo crollò totalmente.
    Lo zar firmò la sua abdicazione e si ritirò in esilio, suo nipote divenne il nuovo imperatore e come prima cosa mise al potere il campo dei soviet.
    Però la guerra sarebbe continuata al fianco degli alleati ma ormai il destino del fronte russo già si sapeva, i soviet avrebbero fatto crollare il governo provvisorio e avrebbero consegnato il fronte alla Germania.
    Gli Stati Uniti agli inizi di aprile dichiararono guerra, finalmente l’America sarebbe intervenuta nel conflitto.
    Su tutti i fronti si festeggiò il lieto evento ma le truppe statunitensi non sarebbero entrate in azione non prima del 1918.
    Detto ciò la guerra riprese allo stesso modo mentre più di 200 navi americane partivano da New York cariche di soldati diretti all’addestramento.
    Il 23 aprilre sul fronte italiano avvenne l’episodio di guerra più cruento e orrendo dell’intera campagna italiana.
    Sul fronte di Caporetto venne aperta una breccia da cui gli austriaci e i tedeschi riuscirono a far passare innoservati rifornimenti e il 23 aprile alle prime luci del mattino attaccarono le truppe italiane.
    L’attacco fu di una devastazione tale che alle 14.00 del pomeriggio l’alto governo ordinò l’immediata ritirata.
    Cadorna fece sentire tutto il suo disappunto e ordinò che le truppe respingessero l’attacco, ma nessuno lo ascoltò.
    Iniziò così una delle più drammatiche ritirate della prima guerra mondiale, le truppe italiane furono costrette ad abbandonare sul terreno più di 500 batterie.
    Il materiale bellico lasciato al nemico fu numerosissimo più di 1.000 mitragliatrici cariche e più di 40 trincee andate perse.
    Le trupep italiane furono costrette a una ritirata devastante, i feriti ammontavano a più di 80.000 e al momento si contavano più di 7.000 morti.
    L’Inghilterra e la Francia corsero subito in aiuto delle truppe italiane e inviarono più di 800 caccia a creare una efficiene copertura aerea mentre le navi italiane facevano fuoco sul settore.
    Furono fatte saltare in aria più di 400 gallerie per lasciare terreno morto al nemico, ma ormai era fatta il terreno era in mano nemica.
    Cadorna era fuori di se e al congresso urlò contro il re di cospirazione verso l’esercito italiano e contro di lui.
    Il re allora sospese Luigi Cadorna dall’incarico di generale, secondo il re erano stati i suoi metodi duri a portare a quella “disfatta”.
    Le truppe non trovavano più riposo sotto il suo comando, il compito di generale andò ad Armando Diaz il quale venne condotto con un idro volante sul fronte italiano per constatare la gravità della situazione.
    Arrivato Diaz assistette a una scena orribile, più di 30.000 feriti e più di 10.000 morti in quella ritirata devastante.
    Ma l’esercito italiano tenne duro e il nemico non avanzò più di 80 km e fu costretto nuovamente a fermarsi, la guerra italiana non era ancora conclusa.
    Per velocizzare la ritirata degli italiani i tedeschi lanciarono almeno 300 granate contenente iprite e fosgene.
    Il vento portò la nuvola tossica in alta quota e prese in pieno i militari italiani che evaquavano le trincee, più di 300 militari vennero intossicati nei primi 20 minuti, verso il pomeriggio più di 1.000 erano morti di intossicazione e altri 500 erano rimasti intossicati.
    I barellieri tornarono sul posto con bandiera bianca e i tedeschi lasciarono che raccogliessero almeno i feriti e non fecero fuoco.
    Dopo la ritirata i tedeschi prelevarono le trincee italiane rimaste in tatte (gli italiani avevano fatto saltare in aria almeno 20 trincee che avevano minato prima della ritirata) e piazzarono 20 batterie per devastare le montagne.
    La difesa dell’Isonzo divenne la priorità assoluta, Armando Diaz creò una linea difensiva lunga 2.000 km dove vennero portate batterie, cannoni e mortai carichi di gas.
    I francesi inviarono agli italiani 200 lanciafiamme carichi e gli inglesi misero a disposizione almeno 300 caccia, la difesa del fronte era inziata con l’ottava battaglia dell’Isonzo.
    L’ottava battaglia dell’Isonzo ebbe inizio a maggio e terminò a novembre, ciò richiese molteplici truppe sul fronte.
    Le truppe americane erano arrivate a centinaia ma erano sbarcate a Londra dove iniziarono i corsi di addestramento per la guerra.
    Sul fronte italiano però durante la ritirata di Caporetto restò ferito un grandissimo scrittore e poeta americano Ernest Hemingway il quale venne ferito ad un braccio.
    Un suo compagno italiano vide un colpo di cannone venire ferso di lui e si frappose tra il proiettile e Ernest e morì sul colpo.
    Hernest Hemingway dopo la guerra prima di tornare in America andò a trovare la tomba del suo salvatore.
    Hemingway fu uno dei tanti americani che parteciparono alla ritirata di Caporetto, si contano almeno 30 vittime americane, tutti giovani partiti nel servizio militare straniero e spediti sui vari fronti di guerra.
    Questi giovani combattenti avevano preceduto i loro compatrioti americani, come nella squadra aerea francese dove venne composta un’intera squadriglia di americani la squadriglia “Lafayet”.
    Dei 35 membri solo 19 uscirano vivi dal conflitto.
    Tornato a casa Hemingway scrisse un libro sulla disfatta di Caporetto che vinse il premio nobel e da cui uscì un film capolavoro del cinema Hollywoodiano e vicncitore di diversi oscar, il libro si chiama “Addio alle Armi” e tutt’ora è ancora un’icona della letteratura mondiale.
    L’ottava battaglia dell’Isonzo consisteva nel difendere il fiume Isonzo che ogni singolo giorno veniva attraversato da centinaia di tedeschi e austriaci.
    La difesa venne data in mano al nuovo generale Armando Diaz, Luigi Cadorna finì sotto processo ma non finì in carcere.
    Armando Diaz era più elastico di Cadorna, fece distribuire due porzioni di rancio in più ai combattenti di Caporetto.
    Gli alpini sulle montagne corsero giù con i muli per trasportare i feriti ai campi medici lontani dai campi di battaglia.
    Ma le colonne in ritirata trovarono dinnanzi a loro un terreno paludoso e la marcia rallentò drasticamente.
    L’allarme scattò in meno di poche ore, le colonne paralizzate dal terreno paludoso stavano per essere raggiunte dai tedeschi.
    Ci fù il caos, molti gettarono le armi e fuggirono, altri presero a scavare trincee, c’era chi impazziva o chi sveniva.
    Molti capitani fuggirono altri furono assassinati, la tensione e il panico erano generali in quel caos totale.
    I disertori che furono fucilati arrivarono a 50 in un solo giorno, Armando Diaz allora diede l’immediato ordine di non fucilare nessun militare.
    Secondo lui quel metodo avrebbe solo accorciato le compagnie e scatenato una guerra civile interna un ammutinamente su vasta scala.
    Fu così che la calma e l’ordine vennero riportati sulla colonna in fuga, la polizia militare ora aveva il comando e procedendo lentamente la colonna riprese la marcia verso le montagne.
    L’ottava battaglia dell’Isonzo si trasformò in una vera e propria guerra di territorio, le truppe austro-tedesche tentavano ogni giorno di attraversare il fiume con forze sempre più consistenti.
    Ma la linea difensiva che Diaz aveva creato resse all’urto di quei mesi di battaglie, e quando giunse novembre le truppe austro-tedesche smisero di tentare l’attraversamento.
    Con Novembre arrivarono tante altre novità, i francesi riuscirono a liberare la fortezza di Verdune costringendo i tedeschi a una ritirata di massa.
    Ma la notizia meno positiva fu che il governo provvisorio russo crollò con un attacco dei soviet e al potere salì Lenin voluto dal nuovo popolo comunista.
    Lenin ordinò l’immediata pace tra la Russia e la Germania, fecendo ciò consegnò all’Austria e alla Germania l’intero fronte russo.
    Arrivò l’inverno più difficile per gli alleati, con la perdita della Russia la guerra ora era un 50/50 solo un’ultima azione avrebbe potuto capovolgere le sorti della guerra a favore degli alleati o del nemico.
    Gallipoli venne completamente smantellata e i turchi conquistarono l’intero territorio, ma gli inglesi nello stesso periodo entrarono a Gerusalemme e poi a Damasco cacciando i turchi.
    Anche in Africa gli inglesi e i tedeschi combattevano un’aspra guerra al sud gli inglesi e al nord i tedeschi.
    Al termine dell’ottava battaglia dell’Isonzo seguì un periodo di pace che si portò sino agli inizi del 1918.
    Diaz approfittò di questo momento di pace per riorganizzarsi, con la perdita di Caporetto la città di Gorizia e con essa la fine della guerra sembravano lontani.
    La leva obbligatoria in Italia portò al fronte altri militari che raggiunsero la prima linea con meno di tre giorni di addestramento.
    Le truppe americane guidate dal generale Perching si rifiutavano di entrare in guerra ma il presidente Wilson accolse la proposta del presidente francese di creare gruppi militari all’intero dei reparti.
    Così nel dicembre del 1917 più di 60.000 soldati americani vennero spediti sui vari fronti, su quello italiano sopraggiunsero 1.000 militari americani.
    Il generale Perching obbiettò lamentandosi di volere un intero plotone americano ma il generale francese Joffre stanco dei suoi lamenti disse solo <<si accontenti>>.
    Con l’arrivo di queste nuove truppe la situazione sul fronte italiano andò migliorando, i soldati americani si unirono ai vari battaglione, 10 americani per battaglione.
    Gli alpini essendo a corto di barellieri crearono un gruppo di 100 americani addetti al recupero dei feriti.
    Gli americani essendo nuovi di questa nuova tipologia di conflitto continuavano a chiedere cosa ne facessero dei morti e i militari italiani, francesi e inglesi mostravano loro parapetti che si ergevano sui corpo dei loro compagni.
    Agli americani ci volle un po’ per abbituarsi a quell’orrore e solo pochi ci riuscirono del tutto.

    La guerra dei carri armati ormai era divenuta di dominio sul fronte, dal 1916 al 1917 gli inglesi e i tedeschi avevano ammassato un esercito di carri armati di oltre 4.000 macchine.
    Sul fronte italiano la fiat mise in campo il suo modello di carro armato sul finire del 1917 ma dal 1916 gli inglesi inviarono reparti speciali canadesi anche sul fronte italiano.
    I canadesi si rivelarono dei maestri nel guidare i carri armati e fu proprio il Canada a creare il carro amrato più forte e moderno della guerra il Canadian Tank.
    Il Canadian Tank era un carro armato più moderno e veloce e ben presto tedeschi, inglesi, francesi, austriaci, australiani, neozelandesi, americani e italiani copiarono il modello sperando di perfezionarlo.
    Il carro armato fu una delle invenzioni belliche più prestigiose e fla sua prima comparsa la fece sui fronti della prima guerra mondiale.
    Ancora oggi il carro armato è una delle armi più utilizzate nella guerra, seppur rozzo e estremamente lento il carro armato era una delle armi più efficaci che gli eserciti del mondo avevano sui fronti della Grande Guerra.
    Arrivò il Natale del 1917 e venne distribuita cioccolata americana e il 31 dicembre non furono sparati i consueti 300 colpi, non c’èra niente da festeggiare in un altro anno di guerra, era iniziato il 1918.
    GENNAIO-NOVEMBRE 1918
    L’anno 1918 sul fronte italiano si aprì con l’inizio della nona battaglia dell’Isonzo iniziata il 17 gennaio.
    Le truppe americane ormai arrivano a frotti per unirsi alle trupep alleate, questo porta a un passo avanti al nemico il quale lungo andare nel conflitto comincia a perdere credibilità.
    Già sul finire del 1917 il re d’Austria aveva cercato colloqui di pace con gli alleati ma questi rifiutarono sentendo odore di cambiamento nell’aria.
    Agli inizi del 1918 l’imperatore d’Austria tornò a chiedere colloqui di pace agli alleati i quali rifiutarono nuovamente.
    Ma la fine della guerra era lontana e i vari governi coninvolti cominciarono a pianificare già la campagna del 1919, l’obbiettivo era finire la guerra nel 1920 o nei massimi termini nel 1921.
    Le truppe tedesche e austriache sul fronte italiano, esapserate dalla tenacia che gli italiani dimostravano decisero di agire nel modo più crento possibile.
    Ogni paese che veniva occupato veniva saccheggiato da cima a fondo, le donne venivano violentate e i vecchi e i bambini fucilati senza pietà, poi dopo queste razie davano fuoco ai paesini.
    Questo però non demoralizzò le truppe, le incoraggiò a combattere con più ardore e fu con questo ardore che gli italiani portarono a termine la nona battaglia dell’Isonzo e avaznarono più di 1.000 km.
    Il fattore econmico però ancora gravava, dal Giappone arrivavano forniture di navi e sottomarini agli alleati, il Canada e gli Stati Uniti supportavano economicamente le truppe alleate e i loro eserciti nel conlitto.
    Ma l’ecenomia era troppo fragile e il conflitto rischiava di far crollare il mondo intero in una crisi senza uscita, le i costi di vite umane erano troppo elevati e le armi che venivano costruite richiedevano soldi e tempo.
    Ma chi soffriva l’economia più di ogni altro era la Germania che con il blocco navale inglese aveva una popolazione intera che moriva di fame.
    Così il governo tedesco rinunicò ai trattati e tra febbraio e marzo con un esercito di oltre 500 navi da guerra e 100 sottomarini U-20 attaccò il blocco navale.
    L’attacco devastò il blocco atlantico e le navi tedesche raggiunsero le sponde del Messico, per gli Stati Uniti poteva significare solo una cosa, l’invasione nemica.
    Così il governo americano corse ai ripari e dichiarò guerra alla marina tedesca, ebbe inizio così la famosissima guerra sottomarina.
    Le navi americane e quelle tedesche si fronteggiarono per 9 interi mesi nei mari combattendo senza sosta.
    Anche l’Inghilterra e l’Italia appoggiarono la guerra sottomarina con le loro navi, la Francia invece non potè supportare questo nuovo conflitto.
    Con la vittoria di Verdune i tedeschi si erano ritirati nuovamente sulla marna lasciandosi dietro più di 40.000 km di terreno.
    Ma le perdite francesi erano colossali più di 200.000 morti e i feriti superavano i 60.000.
    L’esercito francese rischiava un crollo e questo lo capì anche la Germania che pianificò un nuovo poderoso attacco per mettere in ginocchio i francesi.
    L’attacco sopraggiunse ai primi di aprile, con un lancio micidiale di 400 granate contenete iprite e fosgene i tedeschi crearono una colossale nube di fumo tossico.
    Però la nube venne risospinta indietro dal vento che soffiava a favore dei francesi e la nuvola intossicò più di 500 soldati tedeschi.
    Però l’attacco non si fermò e fù ordinata una carica di ben 20 compagnie che si lanciarono sulle trincee francesi.
    Lo scontro durò parecchie ore e al tramonto delle 20 compagnie solo 5 tornarono alla base, i francesi avevano ottenuto una grande vittoria non ostante la stanchezza della truppa.
    Con la fine della nona battaglia dell’Isonzo e dell’avanzata di ben 1.000 km gli italiani si riportarono sulla linea di Caporetto.
    Questa volta però erano intenzionati a tenere la posizione e combatterono a sangue freddo e con tenacia i tedeschi e gli austriaci i quali dopo tre giorni di scontri si ritirarono da Caporetto.
    Non furono solo gli italiani a festeggiare ma anche gli alleati, la ripresa di Caporetto poteva significare solo una cosa, che la presa di Gorizia era vicina, molto vicina.
    I comandi militari italiani presero a pianificare la decima battaglia dell’Isonzo, per loro era la battaglia decisiva ma non si rivelò tale.
    Gli italiani con la decima battaglia riuscirono a prendere più di 500 km di terreno ma i tedeschi e gli austriaci non arretrarono del tutto e crearono una linea difensiva con la quale bloccarono le truppe italiane proprio alle porte di Gorizia.
    L’Italia allora pianificò l’ultimo micidiale attacco per la presa della città, questo piano non poteva fallire, tutto dipendeva da esso.
    Così da settembre sino a ottobre i reparti restarono fermi aspettando solo l’ora X, la sfida finale, l’ultimo grande attacco per la fine del conflitto.
    Se l’attacco avesse fallito l’Italia avrebbe perso la guerra, ormai il suo esercio era allo stremo totale, poteva sopportare solo un unico attacco, perso quest’ultimo l’Italia avrebbe dovuto dichiarare la resa.
    Arrivò il grande giorno, il 2 novembre alle priem ore del mattino le radio di tutte le compagnie lanciarono il messaggio di prepararsi.
    Gli alleati decisero di dare un aiuto all’Italia, anche loro contavano sulla vittoria italiana così crearono scompiglio alle spalle del nemico con attacchi e contro attacchi.
    Alle 6:30 del mattino venne dato l’ordine e i capitani di tutti i reparti urlarono <<avanti Savoia!>> e via verso Gorizia.
    L’undicesima e ultima battaglia dell’Isonzo era cominciata.
    Su tutti i fronti di guerra sembrò che il tempo si fosse fermato, tedeschi, austriaci, ungheresi, inglesi, francesi, turchi, canadesi, americani, australiani, neozelandesi, greci, giapponesi restarono fermi aspettando di sapere la notizia della vittoria o della sconfitta totale.
    Lo scontro fu cruento e la tensione era alle stelle, alel 6:30 partirono le prime 20 compagnie che attaccarono le trincee davanti alle porte di Gorizia.
    Alle 9:30 partirono altre 10 compagnie che entrarono a Gorizia alle 12:00 in punto, alle 14:20 partirono 40 compagnie che attaccarono frontalmente ora tutto era nelle mai di Dio.
    La battaglia sembrò non finisse mai, tedeschi, austriaci e italiani combatterono accanitamente, ogniuno determinato chi a tenere la città chi a prenderla ogniuno con la speranza della vittoria nel cuore.
    Alle 17:30 di sera il messaggio tanto atteso, i tedeschi e gli austriaci avevano alzato bandiera bianca, la città di Gorizia era italiana.
    Ogni esercito festeggiò l’avvenimento, era finita, la prima guerra mondiale italiana era finita.
    All’alba l’esercito italiano entrò a Gorizia accolti dalla gente come eroi, dopo tre anni e mezzo di guerra era finita.
    Più di un milione di morti italiani avevano macchiato l’erba di quel fronte ma era finita, tutta l’Italia festeggiò ma gli scontri cessarono ufficialmente il 4 novembre 1918 alle ore 11:30 del mattino quando Austria e Germania firmarono i trattati di resa.
    L’Italia aveva vinto la prima guerra mondiale e una settimana dopo anche l’Inghilterra e la Francia vinsero la guerra.
    La nostra guerra era finita, i nostri fratelli italiani hanno versato il sangue per darci la libertà di cui godiamo oggi, ricordiamoli per sempre solo così il loro sacrificio non sarà stato vano!

    I soldati che persero la vita sul fronte mondiale furono più di 9 milioni, 5 milioni i civili morti di fame, di stenti e a causa delle bombe o dei gas, i soldati morti per assideramento furono 300.000, quelli intossicati dai gas più di 700.000, i dispersi sono più di due milioni

    SPOILER (click to view)
    image
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    27,816
    Reputation
    +10,034
    Location
    Foresta Incantata

    Status
    Offline
    Wow...che bel post commemorativo dettagliato...bravo ichi!!!
     
    Top
    .
  3. Albert Wesker.92
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Grazie Nike!!!! ci ho lavorato su per settimane ^^ non vedevo l'ora di postarlo ^^
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    27,816
    Reputation
    +10,034
    Location
    Foresta Incantata

    Status
    Offline
    sei bravissimo...
     
    Top
    .
  5. Albert Wesker.92
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Grazie!!!! ^^ la prima e la seconda guerra mondiale sono la mia passione, non ho copitato niente dai web tutto quello che leggi è frutto delle mie parole e della mia memoria XD
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    27,816
    Reputation
    +10,034
    Location
    Foresta Incantata

    Status
    Offline
    wow...anche a me piace quel periodo storico, infatti ci ho fatto l'esame di terza media su questo argomento...
     
    Top
    .
  7.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    36,998
    Reputation
    +10,067

    Status
    Offline
    mamma mia che post stupendo grazie
     
    Top
    .
  8. Albert Wesker.92
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    ^^ bè quì si erge l'orgoglio del nostro bellissimo paese, sulle trincee dove sono morti gli italiani e sulle montagne dove sono morti i partigiani ^^

    Grazie Kika!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! ma di nulla, come ho detto a Nike solo su questo forum l'ho fatto ci ho lavorato tantissimo per farlo bello e completo ^^
     
    Top
    .
  9.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    36,998
    Reputation
    +10,067

    Status
    Offline
    ed il risultato è strepitoso grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeee
     
    Top
    .
  10. Albert Wesker.92
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    grazie 1000 tesoro!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! ^^
     
    Top
    .
  11.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    36,998
    Reputation
    +10,067

    Status
    Offline
    :daiom7.gif: :daiom7.gif: :daiom7.gif: :kisskiss: :kisskiss: :kisskiss:
     
    Top
    .
  12. Albert Wesker.92
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    :cuore: :cuore: :cuore: :kisskiss: :kisskiss:
     
    Top
    .
  13.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    36,998
    Reputation
    +10,067

    Status
    Offline
    :#segret#: se nike se ne accorge ti da le botte, sei il suo promesso sposo :ehm:
    SPOILER (click to view)
    :uahaha: :uahaha: :uahaha: :uahaha: :uahaha: :uahaha:

     
    Top
    .
  14.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    27,816
    Reputation
    +10,034
    Location
    Foresta Incantata

    Status
    Offline
    ahahahahahahah...ma figurati, amore...non sono gelosa di te...
     
    Top
    .
  15. Albert Wesker.92
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    ahahahahahahaha no bè tranquilla lo sà che non la tradirò mai ^^
     
    Top
    .
14 replies since 4/11/2010, 10:48   683 views
  Share  
.
Top