L'Amore Trionfa - A Twilight Fan fiction

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    Per chi ha letto Twilight (o per lo meno ha visto i film) questa fan fiction stravolge gli eventi di New Moon.
    Edward ha lasciato Bella dopo il suo 18° compleanno perché teme di farle del male. Bella, convinta che Edward non la ami, si dispera all'idea di questa tremenda perdita. Nonostante continui ad andare a scuola, si isola da tutto e tutti, chiudendosi in un mutismo assoluto. L'unica cosa che riesce a fare, quando non è a scuola o non deve studiare, è piangere.
    Questa fan fiction salta la parte in cui (nel libro originale) Bella si riprende dal dolore grazie a Jacob e ad alcune idee "pazze" (come tuffarsi in acqua da una scogliera, andare in moto, etc.). Spero vi piaccia.


    Capitolo 1 - POV Bella
    Capitolo-1



    “Sarà come se non fossi mai esistito.”
    Mi svegliai di soprassalto, le lacrime che scorrevano copiose dai miei occhi arrossati per il pianto e per la costante perdita di sonno. Era solo un sogno, un mero ricordo di quel giorno orribile. Quasi un anno era passato da allora, e nonostante tutto lui era ancora presente in me.
    Va al diavolo, Edward Cullen! Non sai mantenere neanche una stupida promessa!
    Non riuscivo a smettere di piangere. Da dodici mesi non facevo altro, le mie giornate scorrevano sempre uguali, patetiche, monotone, ripetitive.
    Ricordavo a malapena il giorno del diploma, circa tre mesi prima. Ero solo grata che finalmente quella tortura fosse finita, così avrei potuto smettere di presentarmi al mondo esterno come una persona normale, relativamente felice e affidabile. Ora potevo finalmente lasciarmi andare, non dovevo rendere conto a nessuno delle mie azioni. Anche Charlie, mio padre, aveva rinunciato a farmi reagire al mio lutto personale. Si, perché quando Edward - il mio unico amore, la sola ragione della mia esistenza - mi aveva lasciata nel bosco, una parte di me era morta. Ero solo un guscio vuoto che continuava a vivere per inerzia. All'inizio, mangiare per me era un immensa fatica. Ogni volta che tentavo di ingoiare qualcosa, mi veniva da vomitare e dovevo smettere subito. Ci vollero circa 3 mesi, prima che il mio stomaco iniziasse ad accettare nuovamente qualcosa. Ora riuscivo a mangiare, ma erano ancora quantità minime, rispetto a ciò che mangiavo prima. Inoltre, da quando la scuola era finita, passavo le mie giornate a ciondolare in vestaglia e ciabatte per casa, non ascoltavo più musica, non guardavo la televisione, non navigavo su internet, non usavo il cellulare. Passavo dal letto al divano e viceversa, con piccole soste in cucina e in bagno.
    Guardai la sveglia sul comodino. Vedevo una lucina rossa annebbiata. Cercai di scacciare le lacrime, ma non riuscivo a vedere nulla lo stesso. Mi alzai e andai alla finestra, spalancandola.
    “TI ODIO!” urlai alla notte stellata. La luna era poco più che un quarto, splendeva pallida su tutto il buio. Singhiozzavo violentemente, tremando. Sapevo che nessuno avrebbe mai risposto al mio grido di dolore. Edward mi aveva abbandonata, non sarebbe più tornato…mai più.
    D’improvviso un movimento al limitare del bosco attirò la mia attenzione. Solo quando si avvicinò al lampione, riuscii a riconoscere il mio migliore amico.
    “Bells, cosa ti ho fatto per farmi odiare?” disse sarcastico Jacob Black arrampicandosi agilmente sull’albero che fronteggiava casa mia.
    “Jake…” sussurrai tra un singhiozzo e l’altro, allontanandomi dalla finestra. Con un agile salto, lui balzò nella mia stanza. Il gesto ormai non mi faceva più soffrire. Edward era talmente silenzioso quando entrava in camera mia, mentre Jake dopo otto mesi faticava ancora a non centrare il bordo del letto.
    Senza aggiungere una parola, mi strinse contro il suo petto bollente. Mi sciolsi in lacrime, nonostante una piccola parte di me cercasse di riprendere un certo contegno. Dopotutto, Jake stava con Leah Clearwater da quasi sei mesi, e sapevo che lei era gelosissima. Ma in quel momento avevo bisogno di sfogarmi e piangere fino a riaddormentarmi, e Jake era l’unico - oltre a Seth Clearwater - capace di sentirmi frignare senza prendermi in giro. Senza lasciarmi andare, Jake si avvicinò al letto e ci si sdraiò sopra, trascinandomi con sé. Mi accarezzava dolcemente i capelli, mentre mi sussurrava una canzoncina rilassante nelle orecchie. Non so quanto tempo dopo mi addormentai.
    Quando mi risvegliai, era ancora tutto scuro. Ed ero sola nella stanza. La sveglia segnava le ore 21.30.
    Cavoli, ho dormito tantissimo. Sentivo la testa scoppiarmi. Mi alzai lentamente dal letto e mi accorsi di un bigliettino sul cuscino.
    “Bells, vorrei stare qui con te e cercare di farti sorridere, ma Leah sta già rompendo. E poi tu dormi, quindi non ti accorgerai nemmeno che sono sparito. Spero di poter tornare prima che ti svegli. Ti voglio bene, piccola. Cerca di sorridere un po’, sei più carina quando non hai il broncio.”
    Jake, il mio dolce e tenero Jake. Sapeva tutto, ovviamente, dell’abbandono e della mia sofferenza. Ma non aveva mai insistito perché dimenticassi Edward e i Cullen. Mi lasciava sfogare quando sapeva che ne avevo bisogno, a differenza degli altri Quileute – anche loro al corrente della mia situazione – che tendevano ad allontanarsi appena mi rabbuiavo un po’.
    Se non fosse stato per Jake e Seth non avrei nemmeno cercato la loro compagnia. L'unica cosa che volevo era starmene da sola, in casa, senza fare nulla. Ma i miei due angeli custodi erano convinti che stare in mezzo a loro avrebbe potuto farmi bene.
    Mi incamminai lentamente verso il bagno, controllando ogni gesto. Mi sentivo dolorante e il mal di testa mi provocava la nausea. Mi guardai allo specchio. Mi venne nuovamente da piangere nel guardare come il tempo e la tristezza, uniti alla scarsa alimentazione, avessero modificato il mio aspetto. Avevo le guance infossate, la mandibola e gli zigomi erano ben visibili sotto la pelle. Gli occhi arrossati erano cerchiati da due borse nere enormi. Il mio colorito, già pallido di natura, era ancora più cadaverico. Avevo dovuto restringere tutti i miei vestiti: avevo perso tanti chili, forse troppi.
    Avrei compiuto a breve 19 anni, avrei dovuto essere felice con il mio amore al mio fianco e una vita rosea. Invece ero spenta, scheletrica, morta dentro. Dovevo cercare di cambiare le cose. Se avessi continuato a mangiare così poco, sarei morta sul serio nel giro di poco tempo. Avrei provocato troppo dolore a Charlie, a mia madre Reneè, al suo nuovo marito Phil. Decisi di scendere in cucina, per costringermi a mangiare qualcosa di sostanzioso. Dovevo prendere un analgesico, e non potevo farlo a stomaco vuoto. Passai davanti al salotto, in cui tenevo le foto dei miei genitori: mia madre e Phil, che vivevano a Jacksonville; mio padre che aveva deciso di trasferirsi da Sue Clearwater.
    Quando Harry Clearwater era morto per un infarto, circa sei mesi dopo che i Cullen erano andati via da Forks, papà era stato molto vicino a Sue e ai figli. Col passare del tempo, i due avevano scoperto di provare qualcosa l’uno per l’altra e così avevano deciso di provare a convivere. Era solo un mese che vivevano insieme e già parlavano di matrimonio.
    Feci colazione lentamente, cercando di finire un'intera tazza di cereali e latte. Una volta finito di mangiare, poggiai la tazza nel lavandino. Poi andai in bagno e ingoiai un analgesico, prima di tornare a sdraiarmi.
    Sentii un brivido di freddo e mi accorsi che la finestra era ancora aperta. Mi alzai e feci per chiuderla, ma mi bloccai di colpo. Seth era sul ramo, pronto ad entrare. Mi allontanai e lo accolsi nella mia stanza. Era un tantino più aggraziato di Jake...per lo meno, evitava di centrare il letto quando entrava dalla mia finestra.
    “Ciao, cucciola. Come stai?” mi chiese stringendomi forte al suo petto bollente. Era una caratteristica dei Quileute, o per lo meno di quelli che si trasformavano in lupi. Oramai non mi scocciava più il fatto che, sia Seth che Jake mi chiamassero 'cucciola', nonostante fossi più grande di loro...almeno anagraficamente. All'inizio la cosa mi infastidiva, ma non avevo la forza di reagire e così, col passare del tempo, ci avevo fatto l'abitudine.
    “Insomma. Mi scoppia la testa.” Risposi con gli occhi chiusi. Il calore era sopportabile, se confrontato col gelo della notte. “Ma ho già preso qualcosa.” aggiunsi prima che me lo chiedesse.
    Seth mi fece sdraiare sul letto e mi fece accoccolare sul suo petto, stringendomi a sé. Era strano vedere come Seth e Jake si prodigassero per farmi stare bene. In teoria, avrei dovuto essere una loro nemica. I lupi e i vampiri erano nemici giurati da sempre, ma evidentemente a loro due non importava che avessi frequentato una famiglia di “succhiasangue”, come amava chiamarli Jake.
    “Stai mangiando qualcosa di più sostanzioso adesso?” mi chiese dolcemente.
    Annuii, incapace di proferire parola. Il solo pensiero di Edward mi faceva piangere. Sentivo il mio corpo scuotersi per i singhiozzi e Seth abbracciarmi, cullandomi dolcemente.
    “Andrà tutto bene, piccola. Andrà tutto bene.” Mi sussurrò dolcemente, prima che scivolassi nuovamente tra le braccia di Morfeo.

    Edited by Nike8437 - 11/9/2019, 17:19
     
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    che meraviglia...è bellissima..... :wub: :wub: :wub: :wub: :wub: :wub:
     
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    ahahahahah...grazie stellina...
     
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    aspetto che si sveglia..per sapere....
     
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    ci vuole un po' però...dovrete pazientare...
     
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    è assonnatissima allora...o morfeo troppo esagerato hihihiiihih
     
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    ahahahahahahahah...no, è solo che prima c'è un altro pezzetto...basta attendere un pochino...
     
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    Capitolo 2 - POV Edward
    Capitolo-2



    “Sarà come se non fossi mai esistito.”
    Già, sarà come se non fossi mai esistito. La mia frase d’addio, la pugnalata finale nel mio cuore ormai morto da quasi cento anni. Vedere la faccia di Bella, straziata dal dolore, era stato peggio di quanto credessi. Non avevo immaginato che potesse soffrire così tanto. Mi sentivo un mostro per averla fatta quasi piangere, ferendola con le mie menzogne. Avevo detto di non amarla, di non volerla…pazzo, masochista, idiota.
    Era quasi un anno che mi tormentavo con le ultime frasi pronunciate all’unica persona grazie alla quale la mia esistenza avesse un senso. Avevo atteso oltre novant’anni per trovarla e in un attimo avevo distrutto tutto.
    Edward? Mi chiamò Alice, dalla parte opposta della porta.
    Da quando ci eravamo trasferiti a Ithaca, circa dodici mesi prima, mi ero rifugiato nella cantina di casa nostra, lontano dalla mia famiglia, dagli esseri umani…lontano dal mondo. Non sopportavo di vedere i volti afflitti di Carlisle ed Esme, sentire i loro pensieri colmi di preoccupazione. Non uscivo nemmeno per andare a caccia, nonostante la mia sete aumentasse di giorno in giorno.
    Edward, ti prego fammi entrare. Pensò Alice richiamando la mia scarsa attenzione.
    Non volevo parlare con nessuno, tanto meno con lei, la mia sorellina veggente. Volevo restare lì, al buio, da solo finché la mia esistenza non fosse giunta ad una fine qualsiasi.
    Edward…mi manchi. Ho bisogno di avere il mio fratellone al mio fianco. Ti prego, esci…oppure fammi entrare.
    Sentivo il dolore trasparire nei suoi pensieri. Era esattamente quello il motivo per cui non volevo vedere la mia famiglia. Sapevo di farli soffrire ma, se non li vedevo, almeno potevo mentire a me stesso e stare un po’ meglio.
    Edward…ok, se cambi idea, sai dove trovarmi. Disse Alice rinunciando a convincermi.
    Povera cara, era quella più affezionata a me, tra tutti. Carlisle ed Esme erano preoccupati per la mia solitudine, ma mi lasciavano in pace. Alice invece stravedeva per me. Non era facile starle lontano, eravamo entrambi troppo attaccati all’altro. Ma non ero dell’umore più adatto a farle compagnia. Non ero in grado di fare compagnia neanche a me stesso.
    Da quando avevo fatto uscire Bella dalla mia vita, il tempo aveva iniziato a scorrere sempre più lentamente, i minuti mi sembravano giorni. Avrei tanto voluto chiudere gli occhi e lasciarmi andare tra le braccia di Morfeo per sfuggire almeno un po’ al dolore che stavo provando, ma sfortunatamente ai vampiri non è concesso di poter dormire. Così mi tocca continuamente fare i conti con la mia stupida scelta, quella di essere infelice per il resto dell’eternità.
    Avevo deciso di lasciare Bella per permetterle di essere felice, di avere una normale famiglia umana, con un marito e dei bambini. Era stato molto altruistico da parte mia, ma non avevo potuto impedire al mio organismo di farmi continuamente soffrire per questa scelta. Era stato un bel gesto, che mi costava ogni giorno di più. Avevo volontariamente spento il mio sole, la mia luce, la mia stella personale. Ero tornato nelle tenebre, e non ne sarei uscito mai più.
    Ehi, fratellino. Che ne dici di una partitina a scacchi? Pensò Emmett avvicinandosi alla porta della cantina. Ti lascio vincere, giuro.
    Non risposi neanche a lui. Se non avevo voglia di parlare con loro, giocare a scacchi era fuori discussione.
    Edward, ma se soffri così tanto, perché l’hai lasciata? Mi chiese prima di andare via, lasciandomi di nuovo da solo ad affrontare la mia sofferenza.
    Non so quanto tempo passò prima che sentissi la presenza di altri al di là della porta.
    Figliolo,so che stai soffrendo, e ti capisco. Pensò Carlisle. Potevo vedere Esme al suo fianco, afflitta. Ma non puoi rinchiuderti qui per il resto della tua esistenza. Se soffri così tanto, probabilmente la tua scelta è quella sbagliata.
    Edward, tesoro. Ti prego, esci. Torna a far parte di questa famiglia. Pensò Esme.
    Come potevo far soffrire loro, i miei genitori? Ero davvero così crudele da far loro del male?
    Ma non potevo tornare da Bella, le avevo promesso che sarei uscito dalla sua vita per sempre. Non potevo rimangiarmi la parola. Sarebbe stato l’errore più grande che potessi fare.
    Poi qualcosa penetrò nella mia testa, una visione così potente da annullare qualunque pensiero razionale.
    Mi alzai di scatto e scardinai la porta della cantina, tanto ero impaziente di raggiungere Alice. Percepii appena, mentre li sorpassavo, le espressioni sorprese di Esme e Carlisle per quello scatto così repentino.
    “Non osare!” urlai arrivando ad un centimetro di distanza da mia sorella e fermandomi di colpo.
    Edward, mi manca Bella. Ho bisogno di vederla. Pensò senza voltarsi a guardarmi. Jasper, al suo fianco, mi fissava con un sopracciglio sollevato. Non capiva cosa stesse succedendo.
    Esme e Carlisle ci raggiunsero, insieme ad Emmett e Rose.
    “Alice, giuro che ti fermo se ci provi.” Dissi con tono minaccioso.
    Tu? Ma non farmi ridere, Edward. So benissimo che anche tu vuoi rivederla. Pensò voltandosi finalmente verso di me. Aveva uno sguardo calcolatore.
    “Alice, non provocarmi!” dissi ringhiando.
    “Ragazzi, che succede?” chiese Carlisle mettendosi tra noi due. Al suo fianco Jasper ed Emmett, pronti ad evitare uno scontro.
    Io vado a Forks. Niente me lo impedirà. Continuò lei, in tono serio.
    Era davvero decisa a rovinarle la vita? Cosa si aspettava di trovare?
    “Alice…” iniziai a minacciarla di nuovo, ma con un abile volteggio lei uscì di casa.
    “Ma che diavolo…?” chiese Emmett guardando il punto in cui Alice era appena sparita. Fuori stava calando la sera. Alice sarebbe passata inosservata.
    “Edward, cosa sta succedendo?” mi chiese Jasper preoccupato.
    “Niente.” Dissi, tornando a rinchiudermi in cantina. Potevo rincorrerla e fermarla prima che oltrepassasse i confini della città, ma avevo visto cosa voleva fare. Voleva solo osservare Bella e capire se, senza vampiri intorno, era riuscita a riprendersi. In quel caso sarebbe tornata a casa, triste, ma determinata a lasciarla in pace una volta per tutte.

    Edited by Nike8437 - 11/9/2019, 17:20
     
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    che bellaaaaaaaaaaa
     
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    Capitolo 3 - POV Bella
    Capitolo-3



    I raggi del sole entravano dalla finestra. Mi svegliai stranamente riposata.
    “Buongiorno, cucciola.” Disse Seth.
    Ecco cos’era quel calore oppressivo che percepivo. Seth era rimasto tutto la notte con me.
    “Stanotte è stata abbastanza tranquilla. Non ti sei agitata neanche per un secondo.” Disse accarezzandomi dolcemente i capelli.
    “Già…almeno hai potuto dormire anche tu.” Risposi con un mezzo sorriso sulle labbra.
    “Cosa vuoi fare oggi?” mi chiese senza mai lasciarmi andare.
    “Non lo so…” l’unica cosa che volevo era rimanere a casa, sotto le lenzuola. Ma sapevo benissimo che Seth e Jake non avrebbero approvato.
    “Beh, che ne dici di fare colazione?” mi disse alzandosi dal letto trascinandomi con sé.
    Non mi diede il tempo di rispondere, eravamo già in cucina e mi stava preparando due fette di pane tostato con la marmellata di albicocche. Mi mise il piatto sotto il naso e si sedette al mio fianco. Prese una fetta di pane e iniziò a mangiarla, in attesa che anch’io lo imitassi.
    Iniziai a masticare la mia fetta di pane , evitando di pensare al fastidio nello stomaco. Una volta finita la mia fetta di pane – Seth aveva mangiato le restanti 3 che aveva preparato...ma dove mettevano, lui e Jake, tutto quello che mangiavano? - Seth si alzò portandosi via il piatto vuoto e poco dopo tornò con altro pane tostato.
    Riprendemmo entrambi a mangiare. Alla fine, quando entrambi eravamo sufficientemente sazi, Seth mi sorrise.
    “Sono fiero di te, Bells.” Disse prendendo la mia mano scheletrica tra le sue.
    Ricambiai con un debole sorriso. Avrei tanto voluto trovare la forza di lasciarmi il passato alle spalle, ma purtroppo non era una mia caratteristica. Ormai ero certa che Edward e i Cullen mi avessero dimenticata, eppure una parte di me sperava che potessero tornare a ridarmi la mia vita.
    “Ehi, ho un’idea. Che ne dici se andassimo in spiaggia, a La Push?” mi chiese Seth mentre ripuliva il tavolo dai piatti.
    “Non lo so…” risposi incerta. Certo, il tempo era perfetto per una giornata al mare, ma il mio umore era più per una gita solitaria.
    “Dai, Bells. L’acqua è calda e sono sicuro che ti farà bene prendere un po’ d’aria fresca.” Disse guardandomi con lo sguardo acceso e un sorriso chilometrico sul volto.
    Ero ancora un po’ titubante, ma lui mi sollevò senza sforzi e mi depositò poco dopo in camera mia.
    “Forza, vestiti. Ti aspetto giù.” Disse mentre usciva dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
    Scossi la testa, rassegnata. Possibile che da quando mi ero trasferita a Forks avevo a che fare con persone molto più forti di me e che mi impedivano di fare quello che volevo?
    Iniziai a togliermi il pigiama lentamente. Mi guardai allo specchio. Ero davvero orribile. I capelli erano tutti intrecciati e crespi, gli occhi erano spenti insieme al resto del mio viso. Decisi di non indugiare oltre sulla mia figura, troppo magra per essere di una persona sana, e mi infilai in bagno per fare una doccia.
    Una volta tornata in camera, ripresi a vestirmi controvoglia, mentre Seth in salotto camminava avanti e indietro, sbattendo i piedi impaziente.
    Mi voltai di scatto verso la finestra chiusa.
    Che strano, mi sembrava che ci fosse qualcuno ad osservarmi. Pensai mentre tornavo a vestirmi.
    Avevo percepito una presenza fuori dalla finestra, ma evidentemente era solo la mia assurda immaginazione. Chi poteva affacciarsi da una finestra che distava quasi 6 metri dal suolo?
    Mi bloccai di colpo e tornai a guardare fuori.
    No, Bells. Non provarci neanche. Edward ti ha lasciata per sempre, chiaro? Va a divertirti con Seth, è questo che devi fare.
    Tentai di convincermi ad accettare la gita al mare, ma una minuscola parte di me era ancora convinta che ci fosse davvero qualcuno fuori dalla mia finestra.
    Alla fine scesi giù, pronta ad affrontare il branco di Sam.
    “Finalmente…mi hai fatto aspettare un’ora Bella. Ormai è quasi ora di pranzo.” Disse Seth venendomi incontro mentre scendevo le scale.
    Guardai l’orologio: era già mezzogiorno.
    “Scusami. Non credevo di metterci tanto.” Dissi abbassando lo sguardo.
    “Tranquilla, ora però andiamo o Paul si mangerà tutto da solo.” Disse Seth prendendomi in braccio delicatamente e correndo fuori casa, tra gli alberi.
    Sentivo l’aria fresca carezzarmi dolcemente mentre oltrepassavamo i boschi. Eravamo così veloci che vedevo solo una macchia verde indistinta intorno.
    Poco dopo Seth iniziò a rallentare e vidi che non eravamo più nel bosco. Davanti a noi si stendeva la spiaggia. L’acqua era delicatamente mossa. A pochi metri di distanza c’erano tutti i Quileute che facevano parte del branco: Sam con Emily, la sua fidanzata; Jake e Leah; Paul con Rebecca, la sorella di Jake con cui Paul aveva avuto una specie di colpo di fulmine; Quil; Embry; Jared e Kim, la sua ragazza; Colin e Brady, i due nuovi acquisti del branco.
    “Siete arrivati, alla fine.” Disse Jake venendoci incontro mentre Seth mi poggiava a terra.
    “Scusate per il ritardo.” Disse semplicemente Seth.
    Jake mi abbracciò. “Stai meglio?” mi chiese dolcemente.
    “Un po’.” Risposi sincera.
    “Scusa per ieri notte. Sai com’è…” disse guardandomi negli occhi.
    “Non ti preoccupare, tanto non me ne sono accorta.” Risposi abbozzando un sorriso.
    La giornata non fu tremenda come mi aspettavo. Alla fine, riuscii anche a divertirmi un po’ mentre Jake e Paul litigavano per chi dovesse avere l’ultima coscia di pollo.
    “Vuoi che ti riaccompagni a casa?” mi chiese Seth mentre il sole scompariva all’orizzonte.
    Annuii. Ero stanca, nonostante avessi dormito per quasi due giorni. Il mio fisico debilitato non riusciva a restare in piedi così a lungo.
    Salutai Jake e gli altri e ripartimmo veloci attraverso la foresta, diretti a casa mia.
    Anche quella notte Seth rimase con me, ma per la prima volta in dodici mesi riuscii a non versare neanche una lacrima prima di addormentarmi.

    Edited by Nike8437 - 11/9/2019, 17:20
     
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    che bella che è ....ogni volta poi le ultime battute ti fanno venir voglia di leggere il continuo....

    (a me hanno anche fatto venir fame.... :lovvo: cosciotto di pollo!!!!)
     
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    ahahahahahahahah...mi sa che avrei dovuto metterla dopo pranzo...
     
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    Capitolo 4 - POV Alice
    Capitolo-4



    Corsi tutta la notte, più veloce che potevo. Edward non mi avrebbe inseguita, ma non era il caso di rischiare. A Jasper avrei telefonato appena arrivata a Forks, di sicuro sarebbe impazzito per la preoccupazione.
    Povero amore mio, quante pazzie doveva sopportare per colpa mia. Controllai il suo futuro.
    Mmmh…ok, stanotte sarà molto preoccupato…ma mi farò perdonare appena torno ad Ithaca.
    Alle prime luci dell’alba finalmente intravidi Forks. Come mi mancava quella meravigliosa cittadina in cui pioveva molto spesso. Guardai il cielo.
    Anche oggi nuvole, meglio così. Non dovrò fare molto per passare inosservata.
    A Ithaca spesso ero costretta in casa e mi annoiavo, soprattutto perché Edward si isolava. Se avessi almeno potuto parlare con lui…
    Rallentai la mia corsa e mi ritrovai in breve sotto casa di Bella, quasi ai confini con il territorio dei Quileute di cui mi avevano parlato Carlisle ed Edward. Lupi mannari a Forks…che assurdità.
    Mi misi in ascolto, ma non avvertii il russare sordo di Charlie.
    Che sia uscito? La sua auto non c’è…
    Con un balzo silenzioso raggiunsi la finestra della camera in cui dormiva, ma era vuota e sembrava abbandonata da un pò.
    Che strano. Forse si sono trasferiti. Ehi, cos’è questa puzza?
    Dalla stanza di Bella, oltre ad un respiro regolare e ad un altro più rumoroso, proveniva un odore molto sgradevole. Mi avvicinai e sbirciai dentro.
    La stanza era esattamente come la ricordavo, in disordine. Sorrisi all’idea di Bella che cercava di mettere apposto la sua roba.
    Nel letto c’era un ragazzone muscoloso, che dormiva profondamente. Stringeva Bella al suo petto.
    Uff, allora Edward aveva ragione. Per Bella era solo una cotta. Si è già innamorata di un altro. Pensai chiudendo gli occhi. Ora sarei dovuta tornare ad Ithaca. E avrei dovuto scordarmi di Bella per sempre.
    Però… cercai di concentrarmi sul futuro di Bella, per vedere se la vedevo ancora trasformata.
    Ehi, ma che succede? Perché diavolo non vedo nulla? Davanti ai miei occhi il buio totale. Ma com’era possibile?
    Dovevo allontanarmi di lì. Il ragazzo si stava per svegliare, a giudicare dal suo respiro.
    Scesi giù e mi allontanai nel bosco. Non ero troppo distante, così potevo ascoltare cosa succedeva all’interno. All’improvviso il cellulare iniziò a vibrare.
    “Jazz, amore... Non ti preoccupare, sto benone… Poi ti spiego… Si, mi dispiace da morire, ma dovevo partire assolutamente… Tornerò presto… Ti amo, Jazz…” Chiusi la conversazione dopo aver ascoltato le lamentele di Jasper sulla mia partenza frettolosa. Non avevo tempo di spiegargli ora, dovevo restare in ascolto e capire perché non vedevo nulla su Bella.
    Eppure da Ithaca ero riuscita a visualizzarla un paio di volte, sempre stando attenta a non farmi beccare da Edward. Perché qui non mi riusciva? Ero a pochi metri da lei, avrei dovuto vederla chiaramente…C’era qualcosa, in questa faccenda, che mi sfuggiva.
    Dopo molto tempo, finalmente sentii dei rumori all’interno.
    “Buongiorno, cucciola.” Era una voce maschile, probabilmente il ragazzo che dormiva con lei. Era dolce, amorevole. Avrei dovuto tenerlo nascosto ad Edward. “Stanotte è stata abbastanza tranquilla. Non ti sei agitata neanche per un secondo.” Continuò dopo un secondo di silenzio.
    Ah, quindi non è la prima volta che dorme qui. Edward soffrirà parecchio se lo viene a sapere. Devo trovare il modo di nascondergli queste informazioni. Pensai svelta, tornando all’ascolto.
    “Già…almeno hai potuto dormire anche tu.” Questa era chiaramente la voce di Bella…ma suonava strana, roca. Come se non dormisse da giorni.
    “Cosa vuoi fare oggi?” chiese il ragazzone. Non si erano ancora mossi dal letto, sentivo le molle del materasso cigolare sotto il peso dei due corpi.
    “Non lo so…” rispose Bella con lo stesso strano tono.
    “Beh, che ne dici di fare colazione?” chiese lui mentre si alzava dal letto e si trascinava attraverso la stanza e giù per le scale. Arrischiai un passo verso la cucina, così avrei potuto sbirciare dentro. Bella non aveva risposto alla domanda, ma al ragazzo sembrava non importare. Sentivo aprire cassetti, sportelli. Aveva preso un piatto, dal rumore di ceramica poggiata sul ripiano. Sbirciai dentro. Bella era seduta alla sedia, mi voltava le spalle. Il ragazzo stava preparando del pane tostato. Poco dopo si voltò e mi affrettai a sparire dalla visuale.
    Non farti vedere, idiota! Mi dissi appiattendomi contro il muro.
    Passai il resto del tempo a sentire il rumore di cibo masticato e una sedia che si muoveva di tanto in tanto. Alla fine il ragazzo parlò di nuovo. “Sono fiero di te, Bells.”
    Fiero di Bella? Cos’ha fatto? Ha dimenticato mio fratello? Perché nessuno parla più chiaramente? Perché non posso leggere nelle loro menti? Odiavo non riuscire a capire cosa stesse succedendo. Non arrischiai a sbirciare di nuovo, il ragazzo fronteggiava la finestra e avrebbe potuto scorgermi.
    “Ehi, ho un’idea. Che ne dici se andassimo in spiaggia, a La Push?” chiese all’improvviso il ragazzo, interrompendo le mie silenziose lamentele.
    La Push? E’ territorio Quileute. Cosa ci va a fare Bella lì?
    “Non lo so…” il tono di voce di Bella suonava incerto. Come se non sapesse bene cosa volesse fare.
    “Dai, Bells. L’acqua è calda e sono sicuro che ti farà bene prendere un po’ d’aria fresca.” Il ragazzo era entusiasta, voleva assolutamente convincere Bella a seguirlo in spiaggia.
    Ancora una volta, il ragazzo non attese la risposta di Bella. Sentii i suoi passi in salotto e poi su per le scale, fino in camera di Bella.
    “Forza, vestiti. Ti aspetto giù.” Disse dopo aver probabilmente lasciato Bella in camera. Tornai alla mia postazione, fuori dalla sua finestra Avrei potuto vederla da sola.
    La vidi scuotere la testa, immobile davanti alla porta chiusa.
    Quando iniziò a togliersi il pigiama dovetti quasi reprimere un urlo.
    Ero scioccata. Bella era…spaventosa.
    Era magrissima, in un anno aveva perso a occhio almeno una decina di chili. Era pallida, più del normale. Si potevano contare tutte le ossa sotto la pelle. Aveva due occhiaie paurosamente nere e l’aria di una che non sorride né dorme da una vita.
    Che diavolo sta succedendo? Bella è malata? E dov'è Charlie quando serve?
    Mi azzardai a sbirciare dalla finestra e la vidi intenta a vestirsi. Aveva i capelli bagnati.
    Iniziò a voltarsi, come se la stessi chiamando. Mi ritrassi velocemente.
    Se poteva uscire di casa però, non poteva star male. Quindi iniziai a pensare ad una seconda ipotesi. Se non era malata, allora...possibile che si fosse ridotta così a causa di Ed? Se questa ipotesi fosse stata corretta, il signorino avrebbe fatto i conti con me appena fossi tornata a casa.
    Sentii dei passi pesanti lungo le scale, Bella che scendeva probabilmente.
    “Finalmente…mi hai fatto aspettare un’ora Bella. Ormai è quasi ora di pranzo.” Disse il ragazzo vedendola arrivare. Alzai lo sguardo. Era già mezzogiorno, la mattinata era quasi finita e avevo più dubbi di prima. Dovevo assolutamente trovare un qualcosa che mi spiegasse cosa stava accadendo a Bella.
    “Scusami. Non credevo di metterci tanto.” Rispose lei con tono imbarazzato.
    “Tranquilla, ora però andiamo o Paul si mangerà tutto da solo.” Disse il ragazzo prima di uscire da casa talmente veloce che rischiai quasi di non vederli. E per un vampiro non notare qualcosa sarebbe stato impossibile.
    Un umano non è così veloce…che diavolo sta succedendo in questa città? Devo assolutamente indagare. Bella potrebbe essere nei guai. Guai seri.
    La tentazione di entrare in casa Swan era forte. E poi avevo bisogno di indizi. Feci velocemente il giro di casa e notai una foto di Charlie recente con Sue Clearwater.
    Che diavolo ci fa Charlie abbracciato a Sue? Che fine ha fatto Harry?
    Provai nuovamente a concentrarmi, stavolta su Charlie. Riuscii a vedere un matrimonio, il suo...probabilmente con Sue.
    Possibile che il mondo vada avanti a rovescio da quando ce ne siamo andati?
    Comunque questo non chiariva le condizioni di Bella. Anzi, peggiorava tutto. Se Charlie non era lì, voleva dire che viveva dai Clearwater, ed io non potevo andare a trovarlo. Il patto che Carlisle aveva stretto con i Quileute impediva a noi vampiri di entrare nella loro riserva. Dovevo subito trovare un altro modo per chiarire le cose.
    Uscii velocemente dalla casa, dopo aver spruzzato in giro un po’ di profumo trovato in bagno per confondere la mia scia. Una volta fuori, corsi a perdifiato fino alla grande casa bianca che avevamo abitato fino all’anno prima. Lì nessuno mi avrebbe mai cercata né vista. Avevo bisogno di concentrazione e soprattutto di capire cosa mi stava sfuggendo.
    Presi il cellulare e composi il numero, sperando che rispondesse. Per fortuna al quinto squillo decise di rispondermi.
    “Finalmente. Ce ne hai messo di tempo. Un altro squillo e avrei riattaccato….Ascoltami un attimo, ho bisogno che tu venga qui…No, fammi spiegare. Stanno succedendo cose strane e voglio capirci qualcosa…Non c’entra niente, voglio solo capire cos’è successo da quando ce ne siamo andati…Edward, ho bisogno del tuo potere. Non riesco a vedere il futuro di Bella e non ho idea del perché. Perciò alza il fondoschiena da quelle tavole e raggiungimi il prima possibile!” pronunciai le ultime frasi urlando, prima di riattaccare il telefono senza aspettare la sua stupida risposta.
    Semmai avessi scoperto che Edward era l’unico responsabile per le precarie condizioni di salute di Bella, il signorino avrebbe passato un gran brutto quarto d’ora al suo arrivo in città.
    Ora non mi restava che aspettare l’arrivo dei rinforzi.

    Edited by Nike8437 - 11/9/2019, 17:20
     
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