Strano il mio destino - A Twilight Fan Fiction

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    27,816
    Reputation
    +10,034
    Location
    Foresta Incantata

    Status
    Offline
    Piccola premessa prima di lasciarvi alla lettura: quando stavo scrivendo questa fan fiction ascoltavo la splendida canzone "Strano il mio destino" di Giorgia, da cui appunto la fan fiction prende il nome. Ho usato 3 frasi del testo (che troverete all'inizio dei capitoli 1-4-16) per sottolineare i momenti salienti della storia, che a mio avviso sono particolarmente adatte. Inoltre i capitoli sono strutturati in due modi: alcuni sono totalmente appartenenti ad uno dei due protagonisti, mentre altri sono stati dedicati ad entrambi; per questi ultimi troverete, prima del testo, la scritta POV seguita dal nome del protagonista a cui appartiene, in modo che non facciate confusione. Ma ora basta tediarvi con lunghe spiegazioni. Buona lettura!

    *****


    Strano-il-mio-Destino


    Capitolo 1 – Pensieri e rimorsi

    Strano il mio destino che mi porta qui, a un passo dal tuo cuore senza arrivare mai

    Ero seduto sotto una grande quercia, da solo. Quello era il mio posto, l’unico luogo in cui potevo rifugiarmi nei miei pensieri in beata solitudine.
    Nonostante amassi la mia famiglia con tutto il cuore a volte, avevo l’assoluta necessità di silenzio e pace, soprattutto dalla mia sorellina preferita. Come quel giorno.
    Una lieve brezza soffiava tra gli alberi che circondavano la radura in cui mi trovavo, scompigliandomi i capelli. I miei pensieri vagavano liberi…

    “Edward, non ti preoccupare…andrà tutto bene, te lo giuro.” Disse Carlisle Cullen, il medico che mi aveva in cura, sussurrando nel mio orecchio.
    Riuscivo a malapena a sentirlo, in preda alla febbre alta e ai vaneggiamenti che ne erano la diretta conseguenza.
    Era il 1918, a Chicago. Avevo appena 17 anni e la mia vita stava già giungendo alla fine.
    Non mi accorsi di nulla, neanche quando Carlisle mi sollevò di peso dal lettino e mi portò via dall’ospedale. La mia mente era invasa di immagini confuse di mia madre e mio padre, della mia vita, della guerra a cui avrei dovuto partecipare l’anno successivo se non mi fossi ammalato di spagnola.
    Dopo circa un’ora, però, cominciai a sentire qualcosa. Era come un fuoco che si spandeva nelle mie vene. Era terribile, doloroso…un inferno.
    All’inizio credetti di essere morto, ma poi mi resi conto che la morte non poteva essere così. Iniziai a contorcermi dal dolore, urlando a pieni polmoni che tutto finisse.
    In quel momento non seppi dire quanto tempo passò, Carlisle in seguito mi disse che la trasformazione era durata tre lunghi giorni.
    Quando finalmente sentii il fuoco scivolare via sempre più velocemente, giungendo al cuore che batteva frenetico, sentii di nuovo la sua voce, stavolta più nitida e serena rispetto ai precedenti tentativi suoi di parlarmi.
    “E’ quasi finita, Edward. Presto il dolore scomparirà per sempre.” Mi disse stringendomi la mano, per infondermi calma e serenità.
    Aveva ragione. Dopo neanche dieci minuti il mio cuore batté per l’ultima volta, portandosi via il fuoco e il dolore insostenibile.
    Ancora ignoravo cosa fosse successo, ma Carlisle ci mise poco a spiegarmelo, una volta che aprii gli occhi. Ero diventato una creatura mitologica, un essere notturno che incuteva terrore nelle persone…ero un vampiro.


    Scossi la testa, scacciando via le immagini del mio primo giorno in questa nuova vita. Erano passati quasi novant’anni dal quel giorno. Il mio aspetto era ancora quello di un adolescente, ma la mia mente era andata oltre. Avevo già finito il liceo diverse volte, e avevo frequentato per ben due volte la facoltà di medicina all’università. Non avevo mai esercitato, ovviamente. Il sangue umano era ancora abbastanza invitante per me, e non volevo cedere alla tentazione. Avrei deluso mortalmente, per la seconda volta, sia Carlisle che Esme, i miei amorevoli genitori adottivi.
    I pensieri che all’improvviso iniziai a percepire mi fecero infuriare. Sapevano che lì nessuno doveva venire a disturbarmi. Sarei tornato io a casa, appena fosse passata la mia malinconia.
    Mi alzai di scatto e mi voltai verso il luogo da cui provenivano quei pensieri, il mio volto era una maschera di rabbia e fastidio.
    So che non dovrei essere qui, ma sono certa che gli farà piacere…d’altronde, la cura migliore per la malinconia è stare in compagnia.
    Scossi la testa incredulo. Eppure ero stato abbastanza chiaro con tutti: state alla larga dalla mia radura! E invece…
    “Ciao, tesoro.” Disse una voce femminile, avvicinandosi alla mia radura. Era più testarda di quanto avessi mai immaginato.
    “Sarah, che ci fai tu qui?” chiesi in tono duro e freddo. Sapevo di comportarmi in modo sbagliato, soprattutto con lei, ma non volevo invasioni nel mio luogo di pace.
    “Pensavo avessi bisogno di compagnia.” Disse abbassando lo sguardo. L’avevo ferita, era ovvio. Ma non riuscivo ad addolcire il tono. Non in quel momento.
    “Non ho bisogno di nessuno. Gradirei essere lasciato da solo, se non ti dispiace.” Dissi voltandole le spalle, in attesa che afferrasse il concetto e tornasse dagli altri.
    Maledizione…in fondo sono la sua compagna…cosa gli costerebbe stare un po’ di più con me, invece di isolarsi in modo così infantile e stupido?
    Quando non sentii più i suoi pensieri, mi rilassai e tornai alle mie elucubrazioni. A casa avrei affrontato le conseguenze della mia freddezza, ma ora non mi importava…non mi importava di nulla. Ritornai ai miei ricordi, stavolta erano quelli più orribili da sopportare…

    “Basta, Carlisle! Le tue idee sono stupide, e non fanno per me.” Urlai contro il mio creatore. Esme, a pochi passi da lui, era scossa da singhiozzi silenziosi.
    Era il 1928, l’anno in cui avevo deciso quale fosse la mia strada.
    “Edward, non farlo. Sarebbe sbagliato.” Disse Carlisle, calmo e determinato come al solito, ma non mi feci ingannare dalla purezza dei suoi pensieri.
    “Me ne vado di qui! Ho bisogno di stare per conto mio.” Dissi a voce alta, uscendo da quella casa in cui non avrei mai più fatto ritorno…o almeno così pensavo.
    Sapevo benissimo di averli feriti entrambi. Ma non mi importava. Ero stufo di cacciare animali, stufo di sentire la mia gola bruciare dopo la caccia, stufo di bramare sangue umano senza poterlo assaggiare.


    I tre anni successivi alla mia fuga li passai ad uccidere. Cercavo delle persone orribili - assassini, sfruttatori di donne e bambini. Li seguivo mentre erano a caccia della loro prossima vittima e li distruggevo, prima di dar loro il tempo di commettere dei crimini.
    Ma, purtroppo, capii che Carlisle aveva ragione: uccidere un umano, per malvagio che fosse, era sbagliato. La mia coscienza mi faceva sentire il mostro più orribile e crudele che potesse esistere sulla faccia della terra. Avevo deciso di sostituirmi a Dio, nel giudicare le persone e punirle per le loro azioni malvagie.
    Stupido, sciocco e presuntuoso…ecco cos’ero. Avevo ferito volontariamente le uniche persone che mi amavano, per soddisfare un inutile capriccio adolescenziale.
    A testa bassa, in preda ad una vergogna senza fine, mi ripresentai alla loro porta, certo che mi avrebbero allontanato per sempre una volta saputo cosa avevo fatto.
    Quanto mi sbagliavo. Carlisle mi abbracciò stretto, ricordandomi che quella era la mia vita e potevo farne ciò che più mi aggradava. Esme mi strinse forte a sé, riempiendomi di baci e carezze che sentivo di non meritare.
    Non mi giudicarono mai per il mio stupido comportamento. Tornai ad essere il loro adorato figliolo, l’unico figlio per qualche altro anno. Sorrisi al pensiero del loro amore incondizionato nei miei riguardi. Qualunque cosa facessi, sbagliata o meno che fosse, ai loro occhi ero e rimanevo sempre l’essere più perfetto, buono e generoso mai esistito.




    Legenda
    abc = Ricordi del passato
    abc = Pensieri

    Edited by Nike8437 - 11/9/2019, 17:27
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    36,998
    Reputation
    +10,067

    Status
    Offline
    CHE BELLA......
     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    27,816
    Reputation
    +10,034
    Location
    Foresta Incantata

    Status
    Offline
    chissà perché sapevo che ti sarebbe piaciuto...
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    36,998
    Reputation
    +10,067

    Status
    Offline
    3842_WedAug034446pm_cici-emoticon-021 3842_WedAug034446pm_cici-emoticon-021 3842_WedAug034446pm_cici-emoticon-021 3842_WedAug034446pm_cici-emoticon-021 3842_WedAug034446pm_cici-emoticon-021 3842_WedAug034446pm_cici-emoticon-021 gif gif gif gif gif gif gif gif
     
    Top
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    27,816
    Reputation
    +10,034
    Location
    Foresta Incantata

    Status
    Offline


    Capitolo 2 – Pensieri e Provocazioni

    Era ormai il crepuscolo quando rientrai nella nostra casetta…beh, chiamarla casetta significherebbe sminuire il sublime lavoro fatto da Esme.
    Era una casa di tre piani, molto grande. Esme aveva ristrutturato tutti gli infissi e le pitture originali di quella costruzione, per evitare che perdesse il suo splendore e la sua magnificenza. Solo al piano terra aveva apportato delle sostanziali modifiche: aveva deciso di abbattere parte dei muri divisori tra l’ingresso, la cucina e il salotto, lasciando solo degli archi molto ampi tra l'una e l'altra stanza. Certo, la cucina e i bagni erano inutili per noi, ma le apparenze andavano mantenute sempre e comunque. La regola fondamentale della nostra specie era: mai farsi scoprire dagli umani.
    Quando oltrepassai la soglia, nessuno diede segno di essere sorpreso dal fatto che avessi passato tutto il giorno fuori casa. Era normale per me isolarmi così a lungo, da qualche tempo.
    Edward è tornato…ma se crede che toglierò il broncio appena verrà a chiedere scusa, si sbaglia di grosso.
    Sarah era in camera nostra…mi faceva strano pensare la parola nostra. E, ovviamente, era ancora arrabbiata, me l’aspettavo. Tutti in casa sapevano che Sarah si arrabbiava per qualsiasi sciocchezza e, ormai, nessuno ci faceva più caso.
    Tesoro, sarebbe meglio se andassi a parlarle. La voce di Esme mi entrò in testa prima ancora che lei si affacciasse dalla cucina.
    Alzai gli occhi al cielo e mi diressi in camera, cercando un modo qualsiasi per risolvere la situazione. Sarah era una vampira da pochi anni. L’avevamo trovata dispersa nel bosco, sola e impaurita, quando ancora vivevamo in Alaska. Carlisle la soccorse e la invitò a restare con noi. Non avevo mai provato nulla per lei, se non un affetto fraterno. Ma lei fraintese le mie attenzioni...

    “Edward, io ti amo…” mi aveva confessato una sera, pochi mesi dopo che Carlisle l’aveva condotta da noi.
    Non sapevo cosa dirle. Io non l’amavo, ne ero certo. Si, con lei mi trovavo bene…ma potevo dire la stessa cosa di Rosalie o Alice, le mie altre due sorelle.
    “Sarah, io non provo la stessa cosa per te.” Le dissi sinceramente, dopo aver riflettuto per qualche minuto sulla maniera migliore per esporle i miei sentimenti.
    Rimase a fissarmi per qualche istante, pensierosa. Poi si avvicinò e mi baciò.
    Sapevo perché l’aveva fatto. Era convinta di poter fare scattare la scintilla tra di noi. Dolcemente, la allontanai da me.
    “Sarah, mi dispiace davvero, ma non sono innamorato di te. Scusami.” Le dissi prima di lasciarla lì, da sola.


    Quella fu la prima, ma non l’unica, volta che cercai di farle capire i miei sentimenti. Nonostante i miei vari rifiuti, però, lei aveva continuato ad illudersi e a presentarsi al mondo come “la mia compagna”. La prima volta che lo disse, mi infuriai.

    “Sarah, smettila di dire queste idiozie!” le avevo urlato davanti alla mia intera famiglia.
    Erano passati tre mesi dalla sua confessione, e io le avevo già detto almeno quattro volte come stavano le cose tra di noi.
    La mia famiglia mi guardò scioccata. Non avevo mai reagito in modo così veemente di fronte ad una affermazione simile. Di solito, mi limitavo ad ignorare i commenti che non gradivo.
    “Perché? Cos’ho detto?” mi chiese lei, con quel viso d’angelo che tirava fuori appena la rimproveravi.
    “Io e te non stiamo insieme. Hai capito?” sbottai, prima di uscire di casa per sbollire la rabbia.


    A quanto pareva, Sarah era l’unica che, ancora, non riusciva a capire quanto si stesse rendendo ridicola. Mi dispiaceva, perché era una ragazza molto carina ed intelligente. Avrebbe potuto usare il suo tempo per migliorarsi come persona, invece che illudersi per una storia che non c’era e mai ci sarebbe stata. Spesso, ero addirittura arrivato a maledire il giorno in cui Carlisle l’aveva accolta in famiglia.
    Bussai alla porta della nostra stanza e attesi la sua risposta.
    “Se proprio devi, puoi entrare.” Mi rispose stizzita.
    Aprii la porta e la vidi affacciata alla finestra. Mi dava le spalle, altezzosa, ma stava cercando di non voltarsi. Era fermamente decisa a tenermi il muso.
    Mi avvicinai lentamente, cercando le parole adatte per ribadirle nuovamente entrambi i concetti. Ovvero: “non stiamo insieme” e “non voglio che mi si disturbi nella mia radura”. Per questo non mi accorsi subito di un piccolo particolare: era completamente nuda.
    “Sarah, cos’hai intenzione di fare?” le chiesi voltandomi verso la porta.
    “Niente…perché?” chiese con lo stesso tono stizzito.
    “Non hai nulla addosso.” Le feci notare senza muovermi minimamente dalla mia posizione.
    Sentii il suo profumo raggiungermi quando scosse i suoi lunghi capelli rossi. Sapeva di more e frutti di bosco. In un’altra circostanza, probabilmente avrei gradito il gesto e mi sarei fatto sedurre molto volentieri. Ma non era il caso, avrebbe soltanto sofferto troppo e inutilmente.
    Erano già tre anni che provava in tutti i modi a farmi cadere nella sua trappola. Era convinta che, se fosse riuscita a fare l’amore con me, anche solo per una volta, non avrei più potuto lasciarla. E purtroppo aveva ragione. La mia educazione su questo punto era abbastanza rigida e vecchio stampo. Ma non avrei ceduto. Nel caso le cose si fossero messe male per me, sarei fuggito via per un po' in attesa che la situazione migliorasse.
    Mi poggiò le labbra sul collo, circondandomi la vita con le braccia. Potevo sentire il suo corpo nudo premere sulla mia schiena.
    “Sarah…” iniziai, mentre le sue mani scivolarono alla cintura dei miei pantaloni, per slacciarla.
    Le bloccai i polsi. Poi la lasciai andare, mentre mi voltavo a guardarla.
    “Ero venuto a chiederti scusa per il mio brusco tono di voce, nella radura. Ma, a quanto pare, è meglio se me ne vado.” Le dissi prima di aprire la porta e richiudermela alle spalle velocemente.
    Scesi giù e dovetti sorbirmi i sorrisini di Emmett. Alice gli aveva raccontato tutto.
    Ma cosa gli fai alle donne, eh? Ti mangiano tutte con gli occhi…
    Alzai gli occhi al cielo, mentre mi incamminavo verso la porta d’ingresso. Avevo bisogno di aria fresca.




    Legenda
    abc = Ricordi del passato
    abc = Pensieri
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    36,998
    Reputation
    +10,067

    Status
    Offline
    ma..ormai che c'era una sbirciatina almeno la poteva dare
     
    Top
    .
  7.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    27,816
    Reputation
    +10,034
    Location
    Foresta Incantata

    Status
    Offline
    ahahahahahaha...beh, ma Edward è un ragazzo vecchio stampo!!!
     
    Top
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    36,998
    Reputation
    +10,067

    Status
    Offline
    hahaha ma una sbirciatina veloce veloce ihhihhiih
     
    Top
    .
  9.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    27,816
    Reputation
    +10,034
    Location
    Foresta Incantata

    Status
    Offline
    ahahahahahah...oh beh, stavolta è andata così...
     
    Top
    .
  10.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    36,998
    Reputation
    +10,067

    Status
    Offline
    nn è per niente furbo il ragazzo.....
     
    Top
    .
  11.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    27,816
    Reputation
    +10,034
    Location
    Foresta Incantata

    Status
    Offline
    ahahahahahah
     
    Top
    .
  12.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    27,816
    Reputation
    +10,034
    Location
    Foresta Incantata

    Status
    Offline


    Capitolo 3 – Tentazioni

    Prima che nella nostra vita entrasse Sarah, di solito mi isolavo per riflettere sulla nostra esistenza. Mi perdevo nel significato di questa non-vita eterna ed imperfetta. Ma non mi accadeva mai di lasciare la mia famiglia per più di quattro o cinque ore a settimana. Ero il loro punto di riferimento, insieme ad Alice, per sapere se gli umani avessero sospettato qualcosa.
    Dopo l’arrivo di Sarah, invece, passavo molto più tempo fuori casa. Volevo che capisse che non doveva perdere il suo tempo con me. Non ero il tipo adatto a lei, avrebbe dovuto capirlo ormai.
    Da quasi novant’anni stavo da solo, circondato da coppie che si amavano alla follia: Carlisle ed Esme, Rosalie ed Emmett…persino gli ultimi arrivati, Alice e Jasper. Sapevo cosa significasse amare qualcuno totalmente ed incondizionatamente…e sapevo anche che io non avevo mai provato un sentimento così puro e forte nei confronti di una donna, finora.
    All’inizio, Carlisle sperava che con Sarah avessi finalmente trovato la mia anima gemella. Ma aveva abbandonato questa speranza quasi subito, quando aveva capito che, per me, lei era solo una sorella…niente di più.
    Era già mattina quando rientrai in casa. Alice e Jasper erano seduti sul divano, ognuno in amorevole contemplazione dell’altro. Rosalie ed Emmett stavano scendendo le scale abbracciati come al solito.
    “Ehi, fratellino. Pronto per il tuo primo giorno del terzo anno?” mi chiese Emmett cercando di darmi una pacca sulle spalle, che schivai prontamente con un ghigno.
    Alzai le spalle, con indifferenza…ormai non seguivo neanche più le lezioni. Alice e Jasper ci raggiunsero, pronti per andare.
    “Ehi, dov’è Sarah?” chiese Rosalie.
    “Sarà ancora infuriata per ieri sera…meglio che vada a chiamarla, altrimenti facciamo tardi.” Dissi, incamminandomi su per le scale.
    Aprii la porta e la vidi, sdraiata sul divano. Sembrava scossa dai singhiozzi. Mi sentivo in colpa per averla rifiutata, ma non potevo fare altrimenti. Mi avvicinai a lei, inginocchiandomi e carezzandole i capelli.
    “Sarah, si sta facendo tardi…” le dissi dolcemente.
    Si voltò di scatto, incollando le sue labbra alle mie, mentre mi buttava le braccia al collo attirandomi verso di sé.
    Che idiota, avrei dovuto saperlo. Giocava sempre con i miei sensi di colpa, eppure ogni volta mi facevo fregare come un fesso.
    Rimasi impassibile, fermo come una statua, in attesa che decidesse di lasciarmi andare. Stavolta avrei dovuto assolutamente mettere la parola fine a questa assurdità.
    Dopo trenta secondi, mi lasciò andare. Mi allontanai con un gesto fulmineo da lei.
    “Ti aspettiamo di sotto.” Le dissi gelidamente, prima di lasciare la stanza.
    Oltrepassai gli altri che ancora ci aspettavano davanti alla porta e raggiunsi la mia auto, una Volvo C3 grigio metallizzata.
    Jasper ed Alice mi raggiunsero subito, accomodandosi sui sedili posteriori. Emmett e Rosalie andarono in garage a prendere la Jeep. In sei in una sola auto non ci stavamo.
    A passo esageratamente lento, Sarah uscì da casa e si avvicinò alla macchina. Quando chiuse la portiera, partii a razzo. Odiavo arrivare in ritardo, sia che si trattasse di scuola o di un appuntamento. E, soprattutto, odiavo le persone che giocavano con i miei sentimenti per ottenere ciò che volevano.
    Edward, lo so che è frustrante…ma non puoi buttarla fuori casa. Pensò Alice, comprendendo al volo i miei pensieri, anche se non poteva leggerli.
    Nella nostra famiglia, solo tre di noi avevano un potere particolare: io leggevo nella mente di chiunque; Alice vedeva eventi futuri, legati sostanzialmente alle decisioni intraprese dalle persone; Jasper controllava le emozioni, calmando gli animi durante le risse o nei momenti di ansia.
    Non risposi. Io e Alice parlavamo ormai così, a livello mentale, senza che gli altri se ne accorgessero. Era utile, a volte, per non far insospettire o preoccupare la famiglia inutilmente.
    Lo so, gioca con i tuoi sensi di colpa, e con il tuo enorme senso di responsabilità. Ed è per questo che, ti avverto, stasera proverà di nuovo a sedurti.
    Sbuffai sonoramente, ignorando l’occhiataccia di Jasper e l’espressione interrogativa di Sarah.
    E così, anche quella sera avrei dovuto passarla fuori casa. Che bella vita, mi aspettava.
    Posteggiai la Volvo nel parcheggio della scuola, seguito a breve distanza da Emmett. Eravamo i primi esseri ad aver raggiunto l’edificio…grandioso.
    Una volta scesi tutti dalle auto, Sarah mi prese per mano. Cercai di allontanarla, ma rafforzò la presa stringendosi ancora di più al mio fianco.
    Sta calmo, lasciala perdere per ora…aiutami piuttosto a concentrarmi su Jasper, sai quanto sia difficile per lui sopportare tanto sangue umano. Pensò Alice raggiungendo il suo maritino.
    Roteai gli occhi leggermente, poi ci incamminammo tutti dentro l’edificio, ognuno diretto verso la propria aula.




    Legenda
    abc = Ricordi del passato
    abc = Pensieri
     
    Top
    .
  13.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    36,998
    Reputation
    +10,067

    Status
    Offline
    bene bene vediamo che succede alla fine delle lezioni.....
     
    Top
    .
  14.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    27,816
    Reputation
    +10,034
    Location
    Foresta Incantata

    Status
    Offline
    eheheheheh...mercoledì vedremo...
     
    Top
    .
  15.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Administrator
    Posts
    27,816
    Reputation
    +10,034
    Location
    Foresta Incantata

    Status
    Offline


    Capitolo 4 – Primo giorno di scuola

    Strano il mio destino mi sorprende qui, qui ferma a non capire dove voglio andare.

    Mi alzai confusa. Avevo dormito poco, e male, quella notte. Ero agitata per il mio primo giorno di scuola in una nuova città, con persone che non conoscevo. Forks non era esattamente casa mia, mi ci ero trasferita solo da un paio di mesi.
    Mamma e papà si erano conosciuti proprio qui circa vent’anni prima. Entrambi frequentavano il liceo e si erano innamorati dal primo istante.
    A venti anni si erano sposati e avevano acquistato una casetta piccola ma con tutti i comfort necessari per vivere. Non era passato neanche un anno dal matrimonio, quando nacqui. Non avevano programmato di avere un figlio così presto. Ma fu comunque una gioia per loro, potermi stringere tra le loro braccia e amarmi tanto.
    Dopo circa due anni dalla mia nascita, mamma aveva deciso di trasferirci tutti a Phoenix. Pensava che avessi bisogno di sole per poter crescere meglio. Dopo quindici anni che abitavamo in Arizona, mia madre e mio padre pensarono che fosse arrivato il momento di ritrovare le nostre vecchie radici. Perciò avevamo preso il primo aereo e...eccoci qua.
    Mi alzai dal letto e inciampai, come al solito, nelle coperte.
    “Fantastico…proprio un bell’inizio.” Sbottai rialzandomi, dopo aver districato le mie gambe dal groviglio di coperte.
    Mi diressi in bagno, con un mal di testa incredibile. Mi spogliai e mi infilai sotto la doccia. Il getto d’acqua calda mi snebbiò un po’ la mente e mi rilassò i muscoli.
    Finita la doccia, mi avvolsi in un accappatoio e tornai in camera per vestirmi. Alla fine, scelsi un jeans ed una maglia azzurra con scollo a V. Legai i capelli in una coda di cavallo e scesi giù, in cucina.
    “Buongiorno, tesoro.” Mia madre mi sorrise, mentre poggiava sul tavolo un piatto con fette di pane tostato e marmellata.
    “Bells, hai dormito bene?” mi chiese invece mio padre, avvicinandosi per baciarmi la fronte.
    “Insomma.” Risposi sedendomi per fare colazione.
    “Tesoro, vedrai che andrà benone. Io devo andare, ci vediamo a cena.” Disse papà, stringendomi prima di baciare la mamma. Poi uscì dalla porta per andare a lavoro.
    Mio padre, Charlie, era il capo della polizia. Qui a Forks si trovava benissimo…passava le giornate a giocare a carte con i suoi colleghi, o a parlare di pesca. Il massimo del lavoro avuto in due mesi era stato ritrovare un gattino salito su un albero. Mia madre, Reneé, invece aveva trovato un posto come insegnante di inglese alla scuola elementare.
    “Tesoro, sta tranquilla. Sarà solo per due anni, poi andrai all’università.” Mi disse mia madre, prima di farmi una carezza e uscire.
    “Giusto…sono solo due anni…cosa potrebbe mai succedere di brutto?” mi chiesi sottovoce.
    Finii di fare colazione, poi presi lo zaino e mi avviai fuori casa.
    “Buongiorno, Bella.” Mi disse Mike Newton, un ragazzo biondo con occhi azzurri, sporgendosi dal finestrino della sua auto.
    “Ehi, Mike.” Lo salutai, fingendo entusiasmo, mentre salivo sulla sua macchina.
    La sera prima si era offerto di darmi un passaggio fino a scuola. Io non ero riuscita a trovare una scusa credibile per declinare l’invito, così…eccoci qui, seduti uno affianco all’altra.
    Avevo conosciuto Mike il primo giorno che ero arrivata a Forks. Stavo facendo un giro per il paese quando caddi a terra, inciampando ovviamente nei miei piedi. Tipico di me. Era da quando avevo imparato a camminare, a nemmeno un anno, che precipitavo a terra appena muovevo un passo. A Phoenix i miei amici si sbellicavano dalle risate ogni volta, facendomi arrossire e salire le lacrime agli occhi per la rabbia.
    Mike mi si era subito avvicinato, chiedendomi se avevo bisogno di una mano. Resistendo all’impulso di rispondergli scocciata, avevo mormorato un “grazie” sottovoce, mentre lui mi sorreggeva per un braccio. Una volta rimessa in piedi, lo avevo ringraziato più sinceramente, soprattutto perché non c’era traccia di ilarità sul suo volto. Lui mi chiese se potevamo uscire qualche volta.
    Ingenua, stupida, idiota…avevo detto di si, pensando che sarebbero state semplici uscite tra amici…e invece ora mi ritrovavo, mio malgrado, impegnata in una storia sentimentale che non volevo, e dalla quale non sapevo come uscire senza ferirlo.
    I primi giorni era tutto piuttosto innocente. Mike mi portava spesso a prendere qualcosa da bere al bar e parlavamo di noi, dei nostri interessi e hobby. Mi piaceva addirittura passare del tempo con lui, era divertente e sapeva sempre trovare una battuta o una frase ad effetto.
    Le cose purtroppo cambiarono circa due settimane dopo…

    “Bella, io volevo dirti una cosa.” Disse Mike, con lo sguardo rivolto a terra.
    Eravamo davanti casa mia, mi aveva appena riaccompagnata dopo un’uscita insieme.
    “Dimmi.” Dissi guardandolo.
    Rimase in silenzio per qualche istante, prima di alzare gli occhi e guardarmi intensamente.
    Non parlò. All’improvviso cercai un modo per allontanarmi, senza ferirlo. Sapevo cosa stava per accadere e non avrei dovuto lasciarlo fare. Lentamente avvicinò il suo viso al mio, socchiudendo gli occhi. Quando sfiorò le mie labbra con le sue, inorridii di fronte al pensiero che lui voleva qualcosa da me…non gli bastavo come amica.
    Il bacio durò poco, ma per me sembrava essere passata un’eternità.
    “Mi sa che mi sto innamorando di te, Isabella Swan.” Disse dopo aver ripreso il controllo e prima di lasciarmi lì, come un ebete, a riflettere su quanto era accaduto.


    Ma il peggio, come avrei dovuto immaginare, doveva ancora giungere. Quel primo bacio non era che un vago assaggio delle settimane successsive. Non ero mai stata con un ragazzo, e probabilmente era per quello che non mi riuscì di chiarire bene le cose con Mike. Il giorno dopo quel bacio, iniziò a tenermi per mano ogni qualvolta ne aveva l’occasione, ignorando i miei vani tentativi di allontanarlo. Mi baciava sulle labbra ogni volta che veniva a prendermi o mi riportava a casa. Era davvero un incubo, soprattutto perché sapevo che avrei presto trovato il coraggio di allontanarlo. E allora lui avrebbe sofferto…più di quanto meritasse.

    “Bella…” mi disse una sera, prima di riaccompagnarmi a casa. Da quel primo bacio erano passatie circa due settimane.
    Mi voltai a guardarlo, timorosa che volesse baciarmi nuovamente e più a lungo.
    La sua mano destra era poggiata sulla mia coscia sinistra, gli occhi rivolti sulla scollatura della mia maglietta.
    “Mike, no…io non…” iniziai a dire, quando intuii dove voleva arrivare.
    Scosse la testa, sorridendo. “Scusami, hai ragione. Sono stato un idiota anche solo a pensarlo.” Disse, allontanando la mano e tornando a guardarmi negli occhi. “Aspetterò, tutto il tempo che vuoi.” Aggiunse, prima di darmi un bacio sulla fronte e rimettere in moto.


    Da quel giorno, non mi aveva più chiesto nulla. Aspettava che fossi io a proporre l'argomento, e di questa cosa fui molto felice. Avrei potuto tirare ancora avanti, in attesa di dirgli definitivamente come stavano le cose.
    "Bella? Tutto ok?" mi chiese.
    Scrollai la testa e guardai fuori dal finestrino. Eravamo già per strada.
    "Scusa, mi ero distratta." Ammisi sorridendo.
    "Non c'è problema. Pensavo che ti sentissi male, avevi lo sguardo annebbiato." Disse tornando a concentrarsi sulla guida.
    Poco dopo, arrivammo al parcheggio della scuola, dove altri ragazzi erano intenti a parcheggiare le proprie automobili. Scesi dalla macchina e cominciai ad avviarmi verso l'ingresso, mentre Mike terminava le manovre di parcheggio. Mi raggiunse dopo qualche minuto e mi accompagnò davanti alla mia classe, lasciandomi con il solito bacio sulle labbra.
    Ok, dovevo smetterla con questa storia prima che fosse stato troppo tardi.
    Entrai in aula, pronta ad affrontare il mio nuovo incubo giornaliero.




    Legenda
    abc = Ricordi del passato
    abc = Pensieri
     
    Top
    .
133 replies since 1/8/2012, 14:49   477 views
  Share  
.
Top